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Nella notte la presidenza del Consiglio dei ministri ha trasmesso alle Camere il Piano strutturale di Bilancio di medio termine 2025-2029, che si basa sulla sostenibilità e che allontana il paradigma dell’austerità. Il documento rispetta ovviamente la necessità di tenere i conti in ordine, ma allo stesso tempo scommette su una programmazione che poggia la sua sostenibilità sulla crescita e sulle riforme strutturali. Sono tre i pilastri su cui il governo intende puntare: pensioni, sanità e incentivi per la natalità. Senza ovviamente dimenticare il sostegno ai lavoratori e al ceto medio, rendendo strutturali il taglio del cuneo fiscale e le novità sulle aliquote Irpef.

Focus su pensioni, sanità e natalità

La principale rassicurazione di Giancarlo Giorgetti è inequivocabile: “Il Piano non lascia indietro nessuno“. Le principali attenzioni sono riservate alla sostenibilità del sistema pensionistico e alla qualità del sistema sanitario. Ma allo stesso tempo va considerato che nel lungo termine la sostenibilità del welfare dipende dalla demografia.

Perciò il ministro dell’Economia – nella prefazione al Piano strutturale di Bilancio – precisa che non bisogna limitarsi al potenziamento e all’ordinato sviluppo dei pilastri complementari di previdenza e sanità. Non a caso “il Piano rafforza le politiche per la famiglia, per sostenere la natalità e la genitorialità, con migliori servizi alle famiglie e incentivi dedicati“. Nelle scorse settimane si è parlato della possibilità di prevedere meno tasse e più detrazioni per chi fa figli, un provvedimento che avrebbe un costo di 5-6 miliardi di euro.

Il taglio del cuneo e le 3 aliquote Irpef

Uno degli aspetti principali riguarda la conferma del taglio del cuneo fiscale, che già nei mesi scorsi ha prodotto un aumento delle buste paga dei lavoratori. Nel testo viene messo nero su bianco che il governo “conferma e rende strutturale” sia gli effetti del cuneo fiscale sui redditi da lavoro dipendente fino a 35mila euro sia l’accorpamento delle aliquote Irpef su tre scaglioni già in vigore quest’anno.

Gli effetti del cuneo fiscale assumeranno una nuova fisionomia al fine di raggiungere il medesimo obiettivo senza ulteriori tensioni sul piano della spesa pluriennale“, si legge. Le politiche invariate “comprendono anche le risorse necessarie al rinnovo dei contratti pubblici, al finanziamento di misure per favorire la natalità e al rifinanziamento delle missioni di pace“.

Pnrr e competitività

Il governo guidato da Giorgia Meloni ribadisce l’intenzione di arrivare alla piena realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e di migliorare la competitività dell’economia italiana. Partendo dalla notevole riduzione del deficit conseguita quest’anno, Giorgetti parla di “inedito Piano di Bilancio, investimenti e riforme” sottoposto al Parlamento e alle parti sociali.

L’obiettivo è quello di raggiungere “una graduale ma decisa” riduzione del deficit e del debito pubblico in rapporto al Pil. Allo stesso tempo viene sottolineata la volontà di promuovere la crescita sostenibile. Il che si traduce nel contrasto del declino demografico, nella conferma delle riduzioni di imposta introdotte negli ultimi due anni e nell’attuazione della legge delega di riforma del Fisco. In sostanza si continuerà a percorrere la strada imboccata fin da subito dall’esecutivo di centrodestra, che ha segnato un cambio di passo rispetto al passato.

Il debito pubblico

L’elevato stock di debito pubblico e il relativo onere per interessi vengono giudicati da Giorgietti “la sfida più grande per il Paese“. Si tratta di elementi che “hanno spiazzato ogni margine per disegnare politiche pubbliche di sostegno alla crescita negli ultimi decenni“. Ma il sentiero di politica fiscale proposto dal Piano è “realistico, credibile e prudente“: sarà in grado di “comprimere stabilmente i tassi di interesse sul debito e lo spread sulle nuove emissioni“.

Gli spazi – “sia pur limitati” – per gli investimenti pubblici concessi

dal Piano dal 2027 e l’atteggiamento prudente e credibile nella politica di Bilancio sono fattori cruciali “per aggredire il fardello del debito e della spesa per interessi, alleggerendolo in modo strutturale“.

 

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