Il peso del debito pubblico? È sempre colpa dei bonus
edilizi, in particolare del Superbonus
110%. A ribadirlo, nel corso dell’ultimo Consiglio dei
Ministri, è stato il Ministro dell’Economia e Finanze,
Giancarlo Giorgetti, durante la presentazione del
Piano Strutturale di Bilancio di medio termine.
Piano di bilancio a medio termine: debito alto a causa dei
bonus edilizi
Il Ministro parla di fase complicata, dovuta a un momento di
transizione. La stessa presentazione del PSB è “la prima di
questi nuovi strumenti all’indomani della revisione del patto di
stabilità”.
Il piano presentato si snoda lungo 7 anni, con un tasso
di crescita della spesa media annua, all’1,5% in media nel
periodo considerato. Secondo il MEF, la correzione pari allo 0,5%
sul saldo strutturale permetterà di arrivare sotto al 3% già
dal 2026, consentendo all’Italia di uscire dalla procedura
di infrazione. Ed è proprio qui che non è mancata la
stoccata: Giorgetti ha evidenziato il peso del debito, cresciuto a
causa dei vari bonus edilizi a cominciare dal superbonus 110%.
Tra le priorità inserite nel piano, la strutturazione di alcune
misure come la diminuzione del cuneo fiscale per
lavoratori basso e medio reddito e la riforma delle aliquote IRPEF.
Inoltre è stato ribadito che la spesa sanitaria sarà sempre sopra
l’1,5% in rapporto sul Pil e che questo comporterà il taglio su
altre.
Per quanto riguarda le riforme legate al PNRR, il ministro ha
ricordato le 4 aree di intervento: Giustizia, con le macro aree
relative alla digitalizzazione, diminuzione tempi dei processi; PA
che punta all’efficientamento della spesa, alla formazione del
personale e alla digitalizzazione; l’Ambiente
imprenditoriale (concorrenza, promozione sfide nuove tendenze,
green e ambiente e infine, l’Ammodernamento del sistema fiscale,
con nuove spinte alla lotta all’evasione e elusione fiscale).
Infine Giorgetti ha ricordato che la Commissione Europea non ha
accolto le richieste italiane di considerare diversamente le spese
per gli investimenti. Obiettivo, in ogni caso, rimane quello di
“non contribuire a alimentare il debito pubblico per le nuove
generazioni”.
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