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di Marco Pieraccioli

Ben 109 interventi per oltre 7 milioni di Euro. Sono queste le cifre, relative al 2009, presentate dalla Fondazione Toscana per la Prevenzione dell’Usura, nel consueto bilancio di missione illustrato, lo scorso 6 maggio, presso il Museo di Santa Maria della Scala a Siena. Bilancio annuale, dicevamo. Ma non solo. La presentazione dei dati ufficiali relativi all’ultimo anno, è stata l’occasione per riflettere su quanto fatto fino ad oggi, in materia di prevenzione e lotta all’usura. Una battaglia – quella al prestito illegale – iniziata proprio a Siena, come ricorda alla platea il presidente della stessa Fondazione, Lelio Grossi: «Era il 1998, e tre volontari della Misericordia, sulla scia dell’esperienza maturata con il Microcredito, proposero e poi realizzarono – grazie anche al prezioso contributo della Fondazione Mps – il progetto di Prevenzione usura».

Da allora di strada ne è stata fatta tanta. Basta dare uno sguardo ai numeri per comprendere la crescita esponenziale dell’organizzazione: 40 centri di ascolto presenti in tutta la Regione; 240 volontari impegnati a far fronte alle richieste di prestito; 1409 domande accolte, per un totale di oltre 50 milioni di Euro erogati dalle banche convenzionate. Durante questi anni, la Fondazione – salvando chi era indebitato ad uscire da una situazione pressoché disperata – ha inferto un duro colpo al prestito illegale. Nonostante tutto però, quello dell’usura rimane un cancro difficile da estirpare, come sottolinea il Prefetto di Siena, Gerarda Maria Pantalone: «Si tratta di un fenomeno sommerso: spesso infatti la gente ha paura non solo di denunciare il proprio usuraio, ma cosa ancor più grave, trova difficoltà ad ammettere di essere indebitata. Basti pensare che al Centro anti-usura istituito dalla Prefettura, in tutto il 2009, si sono registrate solamente due richieste di intervento. La situazione invece, è ben più grave, come confermano i 1394 colloqui effettuati – nello stesso periodo – dai centri di ascolto della Fondazione».

E così, in nome di un’immagine e un’apparenza da salvaguardare ad ogni costo, molte le persone finiscono per scegliere due strade: il silenzio o, nel peggiore dei casi, il ricorso all’illegalità. Ed è qui che entrano in gioco loro, gli usurai. Ma chi si cela dietro a queste figure? Spesso si tratta di persone insospettabili – parenti, amici, ma anche tanti «colletti bianchi» – mentre, in alcune provincie – su tutte quelle di Firenze, Prato e Pistoia – dietro al mercato dell’usura si nascondono vere e proprie organizzazioni malavitose.

Alla luce di queste considerazioni dunque, appare sempre più chiaro il vero obiettivo della Fondazione: non un semplice aiuto a chi è indebitato; ma un impegno costante e concreto alla diffusione della legalità. In che modo? Facilitando chi è indebitato ad accedere a prestiti e finanziamenti, fornendo alle banche convenzionate le garanzie necessarie; riorganizzando i bilanci familiari; fornendo informazioni e consulenze di carattere finanziario. Il tutto, ponendo al centro della propria azione la persona, come ammette Mario Marzucchi, uno dei padri fondatori dell’iniziativa ed attuale provveditore della Misericordia di Siena: «Durante questi anni, nei tanti colloqui effettuati, abbiamo sempre cercato di incontrare e accogliere, in primis, non tanto le richieste presentateci, quanto le persone che ce le presentavano. So che può sembrare strano, eppure chi si trova in seria difficoltà economica sente il bisogno di essere ascoltato, di non sentirsi solo. È per questo che ringrazio in modo particolare tutti quei volontari che ogni giorno, nei vari centro d’ascolto, offrono non solo assistenza e consulenza, ma anche ascolto ed attenzione verso la persona». Finanza ed etica: un mix non certo banale, che non poteva certo rimanere nell’anonimato: «Il rapporto che ci lega alla Fondazione anti-usura – osserva Gabriello Mancini, presidente della Fondazione Mps – è ben saldo e va avanti da molto tempo: da quando, cioè, decidemmo di scommettere su un progetto che era ancora al suo stato embrionale. In questi anni abbiamo investito più di un milione e mezzo di euro: una cifra considerevole, ma che trova una giustificazione proprio nel sostegno morale, oltre che finanziario, che la Fondazione anti-usura offre alle persone e alle famiglie indebitate. E questa attenzione verso la persona – per la Fondazione che rappresento – è un elemento fondamentale, che si inserisce appieno in quella politica di attenzione allo sviluppo e al sociale che guiderà, anche per il prossimo anno, le nostre scelte». Insomma, quella della Fondazione Toscana per la Prevenzione dell’Usura è una scommessa vinta. Da tutti: volontari, banche, e istituzioni pubbliche.

Tra crisi e nuove povertà: il 2009 visto dai centri di ascoltoChe il 2009 sia stato un anno di crisi lo confermano anche le statistiche relative alle quasi 1400 domande pervenute ai centri di ascolto. Dati alla mano, la causa principale di indebitamento trae origine proprio dagli effetti della crisi economica.

Il 26% dei richiedenti infatti, ha fatto domanda di prestito proprio in concomitanza con lo stato di crisi dell’impresa. Ma non solo. Il 12% si è rivolto ai centri di ascolto per aver perso – o visto sospendere – il proprio posto di lavoro. Questo 38% però, anche se dice molto, non dice tutto. A rischio usura infatti c’è un mondo sommerso, e spesso sorprendente, come conferma Lelio Grossi: «Una tra le maggiori cause di sovraindebitamento va ricercata nell’uso non corretto del denaro (17% ndr): penso, ad esempio, a chi vive oltre le proprie possibilità, un fenomeno riscontrato soprattutto nella città di Siena; ma anche a chi, con molta leggerezza, ricorre in modo eccessivo agli acquisti a rate. Sembra incredibile, eppure io stesso ho visto tante famiglie indebitarsi per colpa di un frigorifero nuovo o di un televisore più».

Passando in rassegna le statistiche però, salta all’occhio un dato preoccupante: tra le cause di impoverimento ci sono anche la separazione ed il divorzio (8% ndr). Una percentuale che – seppur lontana dai grandi numeri – invita comunque a riflettere e a soffermarsi con maggiore attenzione su uno dei problemi più gravi dei nostri giorni. Al dramma personale che segue alla rottura del matrimonio infatti – su tutti, il distacco dai figli e dal tetto coniugale – se ne aggiunge un altro: quello economico. L’abbandono del tetto coniugale impone al separato di trovare un altro alloggio (traduzione: un affitto da pagare); impone – giustamente – il mantenimento dei figli (assegno da staccare) e dell’altro coniuge (altro assegno). E così, a fronte di una separazione, anche un impiegato di buon livello finisce a rischio povertà. Ed è proprio lì, dove si annidano povertà e disperazione, che il germe dell’usura prende vita. «Oggi il problema più grave – riprende Grossi – è rappresentato proprio dalle nuove povertà. Un tempo a non arrivare in fondo al mese erano disoccupati e poveri di lungo corso; oggi invece, a trovarsi in difficoltà sono anche tanti esponenti della classe media.

A rischio usura ci sono anche molti insospettabili che, in molti casi, presi dalla paura e dalla vergogna, preferiscono nascondere la propria difficoltà economica. È per questo che invito chiunque abbia un problema a rivolgersi ai nostri centri di ascolto dove troverà riservatezza e competenza assolute. Vorrei ricordare infatti, che molti dei nostri volontari hanno un passato lavorativo tra le filiali bancarie, e dunque sono in grado di dare consigli ed informazioni utili. Infine, aspetto di non poco conto, il servizio è totalmente gratuito».

 

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