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C’è molto Abruzzo e tanto Flaiano dietro il successo di Sophia Loren. Mentre si spengono le ultime candeline delle sue novanta primavere e si riavvolge il nastro della sua gloriosa esistenza, si scopre che l’Abruzzo dei grandi autori del cinema italiano fu protagonista decisivo nell’esordiente carriera di Sofia Scicolone, nata a Roma nel 1934. Correva l’anno 1954 quando appena ventenne la promettente attrice napoletana ricoprì il suo primo ruolo da attrice drammatica in “La donna del fiume” diretto da Mario Soldati, su un soggetto di Ennio Flaiano e Alberto Moravia. Un racconto per niente leggero del personaggio Nives Mangolini, una coraggiosa ragazza madre, i cui tratti Flaiano contribuì a definire pensando proprio al fascino di una esuberante Sophia.

IL BATTESIMO
A settant’anni da quella pellicola da prima attrice, si può affermare che “La donna del fiume” fu un fortunato battesimo per una carriera allora in erba, a cui Flaiano diede un fortunato contributo, decretandone il successo. «Ennio e Sophia vivevano entrambi a Roma e frequentavano gli stessi ambienti – spiega Carla Tiboni, presidente dei Premi Flaiano – e il primo, che di talenti ne incontrava, non concedeva molto facilmente le sue sceneggiature per progetti che non avrebbero poi avuto il successo sperato. Ma Flaiano intuì subito che con “La donna del fiume” avrebbe lanciato la promettente Sophia alla ribalta. Seguì, infatti, nello stesso anno “Peccato che sia una canaglia” diretto da Alessandro Blasetti con una seconda sceneggiatura di Ennio Flaiano, questa volta scritta insieme a Suso Cecchi D’Amico e Alessandro Continenza, dove l’attrice esordisce per la prima volta in coppia con l’inseparabile Marcello Mastroianni. Ma l’ascesa verso la sua indiscussa rivelazione fu proprio nel 1956 con “La fortuna di essere donna” ancora insieme a Marcello con la sceneggiatura sempre di D’Amico e Flaiano e la regia di Alessandro Blasetti». Dai carteggi custoditi dalla presidente Tiboni si legge a firma di Suso Cecchi D’Amico: «”Peccato che sia una canaglia” era un cosa carina mentre quella specie di seguito che è “La fortuna di essere donna” aveva un sceneggiatura ancora migliore, tutta ben congegnata, bellina, che con Flaiano avevamo scritto con molta cura».

LE MUSICHE
Ma c’è dell’altro, non fu solo Flaiano a portare fortuna alla grande diva, perché a comporre le musiche di questa brillante commedia all’italiana “Peccato sia una canaglia” si aggiunge l’altro pescarese, il compositore Alessandro Cicognini che tornò a musicare le scene per la Loren nel 1960 in “La baia di Napoli” interpretato insieme a Clarke Gable e diretto da Melville Shavelson. «Diciamo che l’Abruzzo fu molto presente nella carriera della Loren – spiega il regista e compositore Davide Cavuti – Oltre a Flaiano e Cicognini è doveroso citare la firma di Ettore Maria Margadonna, originario di Palena che scrisse la sceneggiatura di tutta la saga di “Pane amore e…” di cui la Loren ne interpretò quella di Dino Risi nel 1955 e di Vittorio De Sica poi nel 1957. Memorabile anche la felice pellicola di Anton Giulio Majano, di Chieti, che diresse la Loren in “La domenica della buona gente” del 1953».
Nel 1995 i Premi internazionali Flaiano vollero assegnare il Pegaso d’oro per la carriera a Sophia Loren: «Volevamo onorarla – racconta Carla Tiboni – purtroppo fummo costretti a ritirare la candidatura data la sua residenza in America che le impediva di rientrare in Italia».

 

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