Sono oltre 4,5 milioni le imprese italiane che nei prossimi mesi dovranno sottoscrivere una polizza che le protegga dai danni catastrofali. L’obbligo è stato introdotto con la Legge Finanziaria 2024 ed entrerà in vigore il primo gennaio 2025. Interesserà tutte le imprese con sede legale o stabile organizzazione in Italia, relativamente ai danni causati da calamità naturali ed eventi catastrofali a terreni, fabbricati, impianti, macchinari e attrezzature industriali e commerciali, iscritti a bilancio. Per chi non adempie a questo obbligo scatteranno sanzioni.
La polizza che le aziende dovranno obbligatoriamente sottoscrivere fa discutere. È un «passo importante» come ha sottolineato il ministro Adolfo Urso «verso la messa in sicurezza del nostro sistema produttivo». Gli industriali tuttavia ribattono che questo strumento potrebbe diventare «un grande problema, perché potrebbe accadere che, nei territori dove ci sono problemi, gli industriali non investano più. Vuol dire desertificare pezzi del territorio e non ce lo possiamo permettere», ha dichiarato il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini.
I numeri
Oggi in Italia il 94% dei Comuni è a rischio frane, alluvioni ed erosione della costiera, ma solo una piccola percentuale degli immobili è protetta da assicurazioni specifiche contro i danni provocati da eventi calamitosi (Rapporto Ispra sul dissesto idrogeologico in Italia). Il gap, come rilevato dall’Ania, riguarda le imprese, soprattutto quelle di dimensioni molto piccole: solo il 3,4% delle ubicazioni riferite a microimprese sono coperte da assicurazioni per le alluvioni e solo l’8,4% per i terremoti.
Prezzi schizzati alle stelle
Entro fine anno, salvo cambi dell’ultimo minuto, le aziende dovranno attrezzarsi con le assicurazioni anti meteo. Le nuove polizze copriranno dai danni provocati da eventi catastrofali quali terremoti, alluvioni, frane, inondazioni ed esondazioni. Le compagnie assicurative hanno già predisposto prodotti ad hoc. Tuttavia non mancano le polemiche. Dopo gli eventi estremi del 2023, in alcune regioni i prezzi delle polizze sono schizzati in alto e ci sono compagnie assicurative che in alcuni territori non propongono più questo tipo di strumento. Il problema riguarda soprattutto i coltivatori agricoli che più di altri settori hanno dovuto fare i conti con grandinate, vento forte e maltempo. In alcune aree del Nord est dell’Italia, assicurare un ettaro di terreno coltivato arriva a costare intorno ai 600-700 euro, con picchi anche di 1.200 euro. Si tratta di un costo da affrontare ogni anno e che peserà non poco sulle imprese.
Il faro sui costi
«Siamo favorevoli alla diffusione di polizze contro le calamità naturali anche nel comparto delle imprese, ma occorre prestare attenzione a tutti gli equilibri in gioco – dice il Codacons -. La conta dei danni dopo eventi meteo avversi è sempre più alta di anno in anno, spese per miliardi di euro che ricadono sullo Stato e, quindi, sulla collettività. Senza contare che spesso i fondi messi a disposizione per la ricostruzione e la messa in sicurezza del territorio non vengono utilizzati correttamente dagli enti locali».
«In tal senso una polizza obbligatoria che copra i danni da calamità naturali per le imprese darebbe un contributo al contenimento della spesa pubblica, a patto che le tariffe e i costi di tali assicurazioni, così come condizioni e vincoli (da franchigie a massimali a scoperti) siano definiti in modo certo dal governo, per evitare squilibri che possano portare a prezzi fuori controllo, come avvenuto in passato per l’Rc auto – prosegue l’associazione di consumatori -. Un aiuto all’abbattimento della spesa relativa alle polizze contro le calamità naturali potrebbe arrivare non dalle garanzie messe a disposizione dallo Stato in favore di assicuratori e riassicuratori, ma dagli extra-profitti di banche e società energetiche, in modo da spalmare sulla collettività gli enormi profitti fatti registrare negli ultimi anni da tali soggetti».
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