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Nessuna tassa sugli extra-profitti delle banche. Nessun prelievo forzoso. Piuttosto l’apertura di un tavolo per negoziare misure “volontarie” e concordate con il sistema bancario. Il ministro degli esteri e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, chiarisce la sua “apertura” su una misura che possa coinvolgere il sistema creditizio nella formazione della prossima manovra di Bilancio. «Abbiamo sempre detto che bisogna lavorare con grande serietà», ha spiegato Tajani. «Siamo contro gli extra profitti», ha aggiunto, «perché in un Paese democratico e liberale non si può porre un limite ai guadagni di un’impresa. Detto questo», ha detto ancora, «bisogna evitare che ci siano imposizioni dall’alto». Sulla stessa lunghezza d’onda si è sintonizzato anche il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso. «Nessuno», ha detto all’AdnKronos, «ha mai parlato di tassa sugli extraprofitti. Siamo culturalmente contrari a misure di questo tipo». Anche per Urso l’idea è quella di un «contributo da parte di chi ha avuto maggiori profitti negli ultimi due anni».

Tajani: «No a nuove tasse. Con Marina Berlusconi tutto a posto, non sono lo strumento di nessuno»

LA POSIZIONE

Da Fratelli d’Italia però la carta del prelievo non viene affatto esclusa, anche se il capogruppo alla Camera Tommaso Foti ha cercato di spegnere sul nascere ogni possibile principio di incendio nella maggioranza. Sulla delicata questione, assicura, nel centrodestra c’è una «piena sintonia». Il suo ragionamento è questo: nulla è ancora deciso. Bisognerà attendere di capire quante risorse ci sono a disposizione della manovra. Solo a quel punto si deciderà. «Senza intenti punitivi» verso alcuno, ma richiamando tutti «ad un autentico spirito di solidarietà a sostegno del sistema Paese», ha spiegato Foti. La linea del Piave l’ha comunque tracciata Forza Italia. Le banche, hanno spiegato diversi esponenti del partito di Tajani, da Maurizio Gasparri a Maurizio Casasco, fino ad Alessandro Cattaneo, già pagano più tasse degli altri.

Il riferimento è sia all’Irap, dove gli istituti sono soggetti ad un prelievo maggiorato del 5,45 per cento rispetto al 3,90 per cento pagato dalle altre imprese, sia per l’Ires, dove le banche ancora pagano un’addizionale del 3,5 per cento eredità della vecchia Robin Tax escogitata nel 2008 da Giulio Tremonti per provare a mettere in sicurezza i conti prima dell’esplosione della crisi dello spread. Proprio in virtù di questi extra prelievi, gli istituti di credito, hanno spiegato da Forza Italia, hanno contribuito all’aumento di 19 miliardi del gettito fiscale ottenuto dal governo nella prima parte di quest’anno. Al Tesoro comunque, nessuno sta lavorando a norme per introdurre nuove tasse sul sistema bancario. Le coperture della Manovra, dunque, andranno trovate da altre voci. Una mano oggi, arriverà dalla revisione delle stime del Pil da parte dell’Istat, che rivedrà la serie storica della crescita italiana a partire dall’anno benchmark, il 2021. Il Pil italiano dovrebbe aumentare di una ventina di miliardi, tra lo 0,9 e l’1,2 per cento. Che effetto avrà sui conti pubblici? Bisognerà attendere un paio di giorni per saperlo con esattezza, ma con l’effetto trascinamento potrebbe migliorare il deficit di 0,05-0,07 punti, che vale a dire 1-1,4 miliardi da usare per la prossima Manovra. Un piccolo aiuto ma non un tesoretto, come aveva già spiegato, mettendo le mani avanti, qualche giorno fa il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.

IL CANTIERE

Per ora dunque, il cantiere della Manovra resta fermo ai due pilastri da sempre indicati da Tesoro e Palazzo Chigi: la conferma del taglio del cuneo contributivo per i lavoratori dipendenti con redditi fino a 35 mila euro, e la conferma della riduzione da quattro a tre delle aliquote Irpef.Due misure che, come spiegato sempre da Giorgetti, potrebbero essere rese strutturali. Per tutte le altre misure, il problema da risolvere resta sempre lo stesso: trovare le risorse. Con una complicazione dovuta alle nuove regole del Patto di Stabilità europeo.

Se viene aggiunta una nuova spesa, ne andrà tagliata un’altra dello stesso capitolo. Vuol dire che se voglio aumentare le pensioni minime, dovrò tagliare le pensioni a qualcun altro. Per sfuggire a questo meccanismo c’è soltanto una strada: le entrate una tantum. Vale a dire prelievi fiscali su alcune categorie per poter coprire le misure in Manovra. Ed è probabilmente proprio dalla difficoltà di finanziare misure economiche nelle strettoie del nuovo Patto, che nascono le proposte come quella di tassare gli extraprofitti delle banche.

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