di Marco Ribechi
Disputa per il secondo piano dell’Abbazia di San Claudio, anche da Londra arriva apprezzamento per le ricerche promosse da Giovanni Carnevale. È arrivato anche in Gran Bretagna il vento carolingio che spira da Corridonia e che nelle ultime settimane si è trasformato in tempesta, dopo la cacciata del Centro Studi Giovanni Carnevale dalla sua sede per volontà del vescovo di Fermo (leggi l’articolo). Il fattaccio vede due fazioni in netta contrapposizione nella frazione dove si trova l’Abbazia. Da un lato i membri del Centro Studi, di cui è portavoce Domenico Antognozzi, che nell’ultimo anno si era di fatto stabilito nell’edificio apportando, a sua detta, notevoli migliorie e servizi per i visitatori. Dall’altro un gruppo di parrocchiani unito a una comunità di storici, sia accademici che semplici appassionati, desiderosi di liberarsi in un sol colpo sia degli usurpatori delle sale parrocchiali che di quella visione storica ipotetica e non confermata. Nel mezzo, come Ponzio Pilato, l’amministrazione comunale di Corridonia che, di fatto, non ha preso posizione sulla vicenda demandando la responsabilità alla curia a cui appartiene la proprietà e quindi il potere decisionale (leggi l’articolo).
Ora, da Londra, le parole moderate ma incoraggianti dell’associazione Friends of Le Marche, a cui fa capo Guido Egidi, metà olandese e metà marchigiano: «Non mi permetto di entrare nelle diatribe storiche – spiega Egidi – non è né mio compito né mia volontà. Vorrei solo dire che le discussioni attorno alla presenza di Carlo Magno nelle Marche possono essere usate per attrarre visitatori e ricercatori. Carlo Magno è un personaggio internazionale, il padre dell’Europa, e alcune cose riguardo la sua storia sono ancora da chiarire. Dal nostro punto di vista vale la pena promuovere tutte le possibili interpretazioni per creare una comunità di ricercatori che, in vario modo, potrebbe essere interessata a visitare una regione in rapido spopolamento dando un’enorme visibilità».
L’associazione internazionale Friends of Le Marche, che ha il suo corrispettivo locale nell’associazione Terra d’armonie rappresentata da Silvia Grassetti, si occupa infatti di ravvivare l’economia locale dei borghi attraendo stranieri che decidono di acquistare una casa per viverci, non solo per trascorrere le vacanze. «Per tanti anni sin da bambino ho trascorso le vacanze a Montefiore dell’Aso – spiega Egidi – conosco bene la situazione dei borghi che purtroppo si stanno spegnendo sempre più. Con la nostra associazione ci proponiamo di creare delle comunità internazionali di professionisti che vogliano vivere a massimo 15 minuti dal centro storico dei piccoli paesi delle Marche. Questo permetterebbe di sviluppare una reale economia e uno scambio culturale, poiché spesso chi vive nelle ville di campagna è troppo isolato e non riesce a legarsi alla comunità locale. A Montefiore abbiamo avuto un grande successo e ci piacerebbe farlo in quei luoghi che soffrono lo stesso tipo spopolamento».
A questo proposito ogni aspetto culturale può fare da attrattore, inclusi gli studi di Giovanni Carnevale che hanno ormai tracciato una nuova topografia per la ricerca delle tracce dell’imperatore carolingio. «Non voglio schierarmi a favore o contro – continua Egidi – dico solo che la zona di San Claudio potrebbe diventare un attrattivo per convegni, incontri, discussioni di livello internazionale per chi vuole indagare questa porzione di storia. E’ un peccato liquidare tanti anni di studi a cui Giovanni Carnevale, sacerdote molto amato e grande studioso, ha dedicato tutta la vita. Le nostre associazioni, pertanto, esprimono il loro pieno sostegno a tutte le iniziative che mirino a promuovere una ricerca storica più ampia e approfondita. Il nostro obiettivo comune è far sì che le Marche non vengano riconosciute solo per il loro paesaggio incantevole, ma anche per il loro fondamentale contributo alla storia europea».
Anche Silvia Grassetti, presidente di Terra d’armonie, sostiene la necessità di sviluppare il dibattito, piuttosto che metterlo a tacere e relegarlo in una condizione di indifferenza: «Condivido assolutamente la necessità della ricerca storica – spiega Grassetti – buttare fuori gli studiosi dal sito probabilmente non aiuta gli studi, già resi difficili dal fatto che finora non si sia dato seguito agli scavi previsti dopo le scoperte degli anni ‘80. Dietro San Claudio c’è una vasta area archeologica, ad Urbisaglia che si trova a pochi chilometri ce n’è un’altra ancora più grandiosa che sicuramente può sovvertire parte della storia locale. Vogliamo lasciare tutto celato sotto terra oppure vogliamo scoprire qual è stato il vero ruolo delle Marche nella storia europea? Cosa si sta aspettando? Perché si ritiene che tutto ciò non meriti attenzione? In questo senso il sasso lanciato da Giovanni Carnevale è come un megafono puntato su tutto il territorio. Va bene anche non condividere le sue ricerche ma almeno sarebbe utile un intento comune che promuova lo studio e il voler andare più a fondo nella questione».
Scacco matto a Carlo Magno, Centro studi espulso da San Claudio: «Il vescovo si confronti con noi»
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