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Premessa per gli scettici (o i negazionisti) del cambiamento climatico: le alluvioni ci sono sempre state, come i terremoti e altre catastrofi naturali. Quello che c’è di nuovo con l’avanzare delle temperature globali è che questo tipo di eventi avvengono con sempre più frequenza e intensità. Mettendo a nudo le debolezze sul fronte della prevenzione. L’Emilia Romagna, con ben due alluvioni devastanti nell’arco di un anno e mezzo, ne è, suo malgrado, un esempio. E oggi come allora, in Italia come in Polonia e Repubblica ceca (gli altri due Paesi europei colpiti in questi giorni da nubifragi e allagamenti drammatici), l’Unione europea viene chiamata in causa. E accade sempre più spesso proprio per la crescente frequenza dei disastri registrati in questi anni. Ma cosa può fare davvero Bruxelles?

Interventi di emergenza

La protezione civile e la gestione delle emergenze sono state a lungo (e lo sono ancora in buona parte) competenza esclusiva degli Stati membri. Dal 2001, la Commissione è stata incaricata di gestire il Meccanismo europeo di protezione civile, che però è rimasto per anni una scatola vuota, o quasi: a Bruxelles non sono stati assegnati uomini e mezzi ad hoc, ma il coordinamento delle attività di soccorso tra Paesi. Quando uno Stato membro affronta un’emergenza particolarmente grave e chiede il supporto dell’Ue, la Commissione interviene coordinando gli aiuti da altri Stati. Il meccanismo è stato migliorato e ampliato nel tempo, e nel 2019, alla vigilia della pandemia di Covid, è stata lanciato RescEU, la prima vera e propria protezione civile Ue.

Cos’è RescEU

RescEU, si legge sul sito della Commissione, oltre alle catastrofi naturali, può rispondere anche  ai rischi chimici, biologici, radiologici e nucleari. Questa protezione civile europea  “include una flotta di aerei ed elicotteri antincendio, un aereo per l’evacuazione medica e una scorta di articoli medici e ospedali da campo in grado di rispondere alle emergenze sanitarie”, oltre “a rifugi, mezzi di trasporto e logistica e articoli di approvvigionamento energetico”. In realtà, la dotazione di mezzi è ancora sulla carta: per esempio, i primi canadair di proprietà Ue arriveranno nel 2026. Nonostante questi limiti, il meccanismo di protezione civile europeo e RescEU sono stati attivati oltre 700 volte, come in occasione della pandemia e della guerra in Ucraina. Anche l’Emilia Romagna ha chiesto e ottenuto l’attivazione di RescEU nel 2023: otto Stati membri si sono attivati per sostenere con i loro personale e mezzi la nostra protezione civile.

I fondi

Il supporto più consistente fornito dall’Ue ai Paesi colpiti da alluvioni e terremoti resta però quello finanziario. Dal 2002, la Commissione gestisce il Fondo Ue di solidarietà. L’Italia è stato tra i primi Stati membri a richiederlo in occasione del terremoto del Molise, e da allora ne ha fatto richiesta ben 14 volte, l’ultima proprio per l’alluvione in Emilia Romagna del 2023. In totale, a Roma sono arrivati 3,5 miliardi di euro (sugli 8,6 versati in tutta l’Ue). Soldi che hanno contribuito a far fronte ai costi per la ricostruzione e la messa in sicurezza dei territori colpiti, come in occasione dei terremoti in Centro Italia (alle regioni interessate è andato il finanziamento più grande mai assegnato dall’Ue, ossia 1,1 miliardi). In generale, siamo di gran lunga i maggiori beneficiari del Fondo di solidarietà tra i 27 Stati membri. 

Alluvione in Emilia Romagna: la diretta

L’erogazione delle risorse avviene con un meccanismo non proprio rapidissimo: perché la Commissione Ue stabilisca l’importo da erogare occorre avere una stima dei danni completa da parte dello Stato membro interessato. A quel punto, Bruxelles può erogare un anticipo, ma perché l’intero finanziamento arrivi al destinatario serve l’approvazione del Parlamento e del Consiglio (ossia degli altri Paesi del blocco). Per esempio, per l’alluvione del 2023, l’Emilia Romagna ha ricevuto un anticipo di circa 97 milioni sui 378,8 concessi da Bruxelles. Il resto arriverà a fine ottobre.

La prevenzione

Sfogliando la lista dei finanziamenti del Fondo di solidarietà emerge come le richieste di risorse da parte degli Stati siano aumentate negli ultimi anni. Solo tra maggio e novembre dello scorso anno, ci sono state ben 6 catastrofi naturali in cinque Paesi Ue (due in Italia, le altre in Francia, Grecia, Austria e Slovenia) che hanno ricevuto il supporto Ue. Questo richiama all’attenzione un altro aspetto del problema, forse il più delicato, ossia la prevenzione. I fondi arrivati dall’Europa per finanziare progetti di prevenzione e messa in sicurezza del territorio sono stati enormi. Solo con il Pnrr, l’Italia ha ricevuto 15 miliardi di euro. Come poi sono stati spesi è un’altra storia.  

 

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