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Il 20 settembre è una data cruciale per il futuro del nostro Paese, vediamo il perché

Il 30 aprile scorso è entrata in vigore la Riforma del Patto di Stabilità e Crescita (PSC) che ha fino ad ora dettato le regole di compartecipazione dei singoli Stati ad un disegno di armonizzazione degli obiettivi dei singoli stati membri dell’Unione Europea.

Nell’ambito della predetta riforma è previsto il nuovo Piano Strutturale di Bilancio (PSB), un adempimento che sostituisce quanto previsto ante riforma che gli Stati dovevano annualmente predisporre ed aggiornare nei suoi contenuti.

Il vincolo di medio periodo del Piano Strutturale di Bilancio

Gli Stati membri dovranno presentare alla UE il nuovo Piano nazionale strutturale di bilancio di medio periodo (PSB) che costituirà il principale strumento di programmazione pluriennale.

I PSB sostituiranno gli attuali Programmi di stabilità e i Programmi nazionali di riforma e avranno una durata di quattro o cinque anni a seconda della durata naturale della legislatura nazionale.

Nel caso dell’Italia il Piano avrà durata di cinque anni, ed è questa è la novità peculiare del nuovo documento, ossia il vincolo pluriennale a cui il singolo Stato decide di sottoporsi al fine del conseguimento degli obiettivi di medio lungo periodo.

Un vincolo non più di breve periodo e che potrà essere disatteso solo in casi particolari, quali le elezioni nazionali che determinano una modifica della maggioranza e del governo.

Il contenuto del documento che dovrà essere presentato entro il 20 settembre a Bruxelles detterà appunto la via entro la quale le manovre di bilancio dei singoli Paesi potranno districarsi per raggiungere gli obiettivi dichiarati riguardo:

  • la spesa pubblica, che al netto di alcune componenti, dovrà rispettare i parametri UE e come nel caso del nostro paese il vincolo costituzionale di pareggio;
  • le riforme strutturali che l’UE richiede al singolo paese per favorire il conseguimento degli obiettivi di accrescimento della competitività e crescita.

Il nuovo Piano prevede quindi il vincolo quinquennale dei programmi nazionali di spesa pubblica e conseguentemente dei progetti di bilancio dei prossimi anni, che tra l’altro dovranno tener conto del programma di aggiustamento di bilancio relativi al rientro del debito in eccesso.

Nel Piano Strutturale di Bilancio il percorso per la riduzione del debito

Riguardo quest’ultimo punto per i Paesi con un disavanzo o un debito superiore alle soglie previste dai Trattati, come l’Italia, i Piani includeranno un percorso di aggiustamento di bilancio tale da garantire la riduzione plausibile del debito verso livelli prudenti nel medio termine e tale da rispettare salvaguardie numeriche comuni sul debito e sul disavanzo.

Se uno Stato membro ha un disavanzo superiore al 3 per cento del PIL o un debito superiore al 60 per cento del PIL, sarà tenuto a presentare nel Piano un sentiero di aggiustamento tale da garantire che alla fine del percorso di consolidamento:

  • il debito si collochi in modo plausibile su una traiettoria decrescente o si mantenga su livelli prudenti;
  • il disavanzo si mantenga al di sotto del valore di riferimento del 3 per cento del PIL nel medio periodo.

Il consolidamento dovrà eventualmente proseguire fino a quando il disavanzo strutturale non sia inferiore all’1,5 per cento del PIL.

Infine, in caso lo Stato membro si trovi in PDE, il consolidamento deve essere tale da migliorare il saldo complessivo strutturale di almeno mezzo punto percentuale all’anno.

Nel triennio 2025-27, è previsto che per i paesi in PDE “si tenga in considerazione” l’aumento della spesa per interessi in rapporto al PIL; quindi, l’aggiustamento richiesto di mezzo punto percentuale di PIL si applica al solo saldo primario strutturale.

Nel caso dell’Italia il predetto Programma avrà una durata di sette anni essendosi impegnata a realizzare programmi specifici di riforme e investimenti che dovranno favorire un miglioramento del potenziale di crescita e della sostenibilità di bilancio dello Stato, nel rispetto delle priorità comuni dell’Unione quali:

  • transizioni verde e digitale,
  • resilienza sociale ed economica,
  • diritti sociali,
  • sicurezza energetica,
  • rafforzamento della difesa europea.

Quanto sopra si dovrebbe tradurre, secondo alcune stime in circolazione, in un vincolo di risultato pari a circa 10 miliardi di euro di aggiustamento di bilancio per il solo rispetto del programma di rientro come sopra illustrato.

Il prossimo 20 settembre, salvo improbabili proroghe, sarà una data cruciale entro la quale il Governo dovrà definire e dichiarare gli obiettivi economici dei prossimi anni e come intende perseguirli.

Potremo quindi disporre degli elementi essenziali per prevedere il contenuto dei documenti di bilancio e programmazione economica a noi già noti, quali DEF, NaDEF, PdB per i prossimi 5 anni.

 

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