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Ormai la crisi economica di questi anni ha costretto molti cittadini a cercare finanziamenti e prestiti. Purtroppo in molti casi gli istituti di credito e le finanziarie hanno dei sistemi di valutazione molto particolari e spesso non basati sul merito creditizio.

Succede che un giovane dipendente privato anche a tempo indeterminato non riesce ad avere piccole somme perchè non presenta uno storico di altri finanziamenti, con grande facilità e assurdità gli viene consigliato di acquistare un telefono o  qualche altro elettrodomestico a rate.

In teoria si fa una richiesta di prestito per cancellare qualche debito gli si consiglia di farne altri. Oltre il danno la beffa; L’eventuale rifiuto per motivi prettamente oggettivi della finanziaria “X” viene comunicato al SIC che per 30 giorni segnala una negatività che si evince nel CRIF e per causa di questa non si possono fare altre richieste.

Alcune  finanziarie aspettano nove mesi dalla richiesta respinta. In molti casi la cancellazione non avviene in  maniera automatica come previsto e l’utente pur di non rimanere bloccato si rivolge a studi legali  che fanno la cancellazione di queste segnalazioni che spesso può costare anche 500 euro o più. Le finanziarie senza rispetto dell’utente mantengono per molti anni lo storico senza eseguire una nuova e corretta valutazione. Il cittadino si trova inerme di fronte a questi comportamenti e/o segnalazioni di vario tipo. In alcuni casi per avere una visura al CRIF bisogna fare altro esborso di denaro.

Secondo legge è corretto mantenere in banca dati i soggetti che hanno avuto segnalazioni legate a protesti e mancati pagamenti, però devono garantire sempre il rispetto delle tempistiche previste da questa. Nel complesso quasi tutti i privati e gli autonomi hanno queste difficoltà senza differenza di età. L’intervento ideale nascere dallo stato è quello di tutelare maggiormente l’accesso al credito del cittadino con l’aggiornamento automatico delle banche dati secondo tempi più snelli, magari introducendo sanzioni nei confronti di crif in caso di ritardo, e di non segnalare la mancata approvazione di un prestito o finanziamento nel caso di MPMI per motivi non legati al merito creditizio.

Tutto questo nasce dalle difficoltà di molti cittadini appartenenti a varie categorie professionali e lavorative. Non si possono più tollerare atteggiamenti di menefreghismo e arroganza  in questo settore dove spesso si va a cadere nelle mani di strozzini e usurai molti dei quali appartenenti alla criminalità organizzata. In molti casi anche le banche che hanno ricevuto sussidi dallo stato hanno i medesimi  atteggiamenti.

Si può aggiungere di intervenire con i consorzi fidi e il medio credito centrale anche per le persone fisiche. Medesima situazione per le imprese, anche gli enti pubblici che erogano finanziamenti richiedono documentazione al pari di un’istituzione privata per avviare una pratica di finanziamento, soprattutto per capire se l’impresa è “sana”, eliminando la differenza che uno stato dovrebbe aiutare e stimolare la libertà di fare impresa.

Anche se c’è un rata in ritardo del mutuo o di un prestito aziendale l’azienda non è più sana. Credo che le aziende non definite sane dovrebbero essere quelle vicine al malaffare o che hanno tenuto atteggiamenti criminosi.

Non si può considerare azienda non sana chi non può pagare un finanziamento strutturale per qualche rata e poi è in regola con tutto, come Inps, erario e Inail etc. A mio avviso si deve fissare una soglia che, se superata, l’impresa deve ricevere il rifiuto per eventuali finanziamenti (per esempio: il mancato pagamento per il 10% di un totale rate rispetto all’ultimo fatturato presentato alla camera di commercio).

Con questi sistemi siamo indifesi e vittime delle centrali rischi e delle finanziarie, purtroppo l’usura diventa una via di fuga.  

 

 

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