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La guerra dell’Irap. Questa volta Luca Zaia non è riuscito a mediare e Forza Italia a braccetto col Pd lo contesta. Quindi in Veneto si sono formati i due fronti che qualcuno ipotizza anche a livello nazionale: da una parte FdI e Lega, dall’altra Fi e Pd. Pure le categorie economiche, colpite dal provvedimento che aumenta la tassa, sono insorte.

«L’addizionale regionale non è una tassa qualsiasi, colpisce il valore aggiunto aziendale, il reddito, gli oneri finanziari e il costo del lavoro. In pratica non si tratta solo di un’imposta sul reddito delle aziende ma anche su tutto ciò che spendono per mantenere le loro attività operative. Aumentarla in questo momento è una vergogna», dice Sandro Bottega, a capo di una delle più importanti aziende vinicole del Veneto, che sta trascinando i colleghi nella polemica.

Afferma Laura Dalla Vecchia, presidente di Confindustria Vicenza: «Non c’è un momento più sbagliato per aumentare le tasse alle aziende. Esse stanno vivendo una recessione, soffrono da più di un anno e il secondo semestre 2024 è risultato in grave peggioramento». Un coro di cui fa parte anche il segretario generale di Casartigiani Veneto, Andrea Prando: «Le nostre imprese stanno affrontando enormi difficoltà, non solo a causa delle tasse già elevate, ma anche per gli effetti dell’aumento dei costi delle materie prime e dei tassi di interesse, che si sommano alla crisi economica globale. L’aumento dell’Irap rischia di essere la goccia che farà traboccare il vaso». Concorda la Cna, tra le principali associazioni di artigiani e piccole imprese: «Il problema non è di importi, ma di segnale politico, in questo caso negativo, che con questa scelta si vuole dare al Veneto che produce. Inserire a Ferragosto e senza alcun tipo di confronto un ulteriore aggravio economico a chi produce e crea, tra mille difficoltà, nuova e buona occupazione, significa scegliere di andare esattamente nella direzione opposta a quella necessaria».

L’aumento dell’Irap spacca la maggioranza della giunta veneta

Il j’accuse è verso Zaia che ha fatto approvare dalla sua giunta, tutta leghista, l’impopolare provvedimento nonostante le elezioni regionali (alle quali lui non potrà ricandidarsi per via del no al terzo mandato) non siano lontane. Della giunta non fa parte Forza Italia, che quindi si sente libera di cavalcare la protesta, cementando l’opposizione insieme al Pd. Mentre FdI aveva un assessore che è partito per l’Europa e non riesce a trovare un accordo sul sostituto per cui la casella è vuota ma gli spetta e per evitare storie col governatore dopo qualche mal di pancia ha detto sì all’aumento dell’Irap. «Abbiamo la massima fiducia nel governatore –assicura Luca De Carlo, senatore e coordinatore regionale di FdI- ma necessita un approfondimento, con lo spirito collaborativo che ci ha sempre contraddistinto».

Insomma, il boccone è indigesto ma può essere ingoiato. Il caro-Irap dovrebbe fare incassare alla Regione oltre 50 milioni di euro, necessari, secondo la giunta, per far quadrare il bilancio. Una mini impresa pagherà in più circa cento euro, una media azienda oltre 2mila, una grande può arrivare a 16mila. Quelle ritenute più inquinanti (acciaierie, concerie, logistica, grande distribuzione, ecc.) dovranno pagare un sovrapprezzo.

Tosi (Forza talia): le imprese non devono pagare i buchi di bilancio della regione

È duro Flavio Tosi, coordinatore regionale di Fi: «La Regione prima genera buchi di bilancio poi vuole che li paghino le imprese aumentando l’Irap, non lo possiamo accettare». Rincara la dose il consigliere regionale azzurro Alberto Bozza: «Non è mai una buona cosa aumentare le tasse alle imprese, lo è ancor meno se sei una Regione a guida centrodestra. Forza Italia da quando esiste lo ha sempre impedito. Le imprese italiane sono tra le più tassate d’Europa e che anche in Veneto, terra di piccole e medie imprese, si decida di innalzare ulteriormente le imposte è un segnale negativo».

È feeling con la capogruppo Pd, Vanessa Camani: «Fa impressione l’approccio padronale di Zaia che non sente il bisogno di un confronto con le categorie economiche né con le forze politiche. Lo dicevamo: i nodi del bilancio arriveranno al pettine. È un nodo scorsoio. Nel 2017 il presidente Zaia, ribaltando completamente la logica delle opere autostradali, ha posto a carico della Regione, che oggi incassa i pedaggi, l’intero rischio di impresa assicurando al concessionario un introito fisso che allo stato attuale costa 160 milioni alle casse regionali».

La causa del buco è dovuta alla Pedemontana, autostrada fortemente voluta dalla Lega

Il principale buco nero nel bilancio regionale sarebbe quindi la Pedemontana, autostrada fortemente voluta dalla Lega con la Regione che si è accollata il costo della gestione. Dice l’europarlamentare Verde, Cristina Guarda: «L’aumento delle tasse è conseguente al disastro della Pedemontana. È incredibile che nelle parole dell’ormai ex presidente non ci sia un grammo di progettualità, quando ci sarebbe bisogno di un piano strategico per spiegare quali investimenti per il Veneto dei prossimi anni, anzichè tappare i buchi con pasticci contabili».

La risposta della giunta arriva da Elisa De Berti, vicepresidente del Veneto, leghista indicata come candidata a succedere a Zaia se la Lega riuscirà a imporsi prima sugli alleati poi nelle urne: «La Pedemontana Veneta non è affatto una strada inutile: dopo pochi mesi dall’apertura completa ha già una percorrenza di oltre 70 mila veicoli al giorno. È un progetto di valenza nazionale, che alleggerisce il traffico dell’A4 ed è stato chiesto più volte proprio dal tessuto economico e dalle imprese del Veneto».

Il bilancio di previsione del Veneto che a settembre approderà in consiglio regionale ammonta a 18,4 miliardi di euro, di cui 10,4 miliardi per il settore della sanità. Cifre che tengono conto sia dei tagli operati dal governo verso gli enti locali sia dell’evoluzione della spesa e mirano a rispondere alle esigenze del territorio. Zaia si difende: «Abbiamo realizzato un intervento chirurgico. Io sono il primo a dire no alle tasse, capisco le associazioni di categoria. Ma operare sull’Irpef significava colpire tutti. Così mi sembra più equo. Ricordo che anche nel 2023 il Veneto si è confermato la Regione con la spesa di funzionamento più bassa tra le regioni a statuto ordinario, con un valore di 115,9 euro per abitante. Anche questo indicatore dimostra l’efficienza dell’operatività regionale». Conclude l’assessore al Bilancio, Francesco Calzavara: «A mettere nuove tasse non si diverte nessuno ma un contributo minimo come quello che abbiamo pensato può essere condiviso e compreso. Dobbiamo avere la liquidità necessaria per garantire i servizi e pagare le incombenze».

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