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Il popolo delle partite Iva è tornato ad aumentare, dopo il calo avvenuto durante la pandemia. Oggi è stabilmente sopra i cinque milioni di effettivi. Più precisamente, a fine 2023 si contavamo 5.045.000 lavoratori indipendenti un dato in crescita ma lontano dai 6,2 milioni che si registravano agli inizi del 2004. L’analisi è dell’Ufficio studi della Cgia. Occorre dire, però, che non tutte le categorie appartenenti al mondo del lavoro autonomo godono di buona salute. Anzi. Molte professioni sono in difficoltà e il loro numero sta diminuendo. Il riferimento va, in particolare, ai lavoratori autonomi «classici», come gli artigiani, i piccoli commercianti e gli agricoltori. Diversamente, sono in espansione le partite Iva senza albo od ordine professionale. Alcuni esempi di professioni non regolamentate? I web designer, i social media manager, i formatori, i consulenti agli investimenti, i pubblicitari, i consulenti aziendali, i consulenti informatici, gli utility manager, i sociologi, gli amministratori di condominio e cosi via.

La crescita post pandemia

Il trend positivo registrato dai lavoratori autonomi in questi ultimi tre anni è sicuramente dovuto alla ripresa economica maturata dopo il Covid. Con un Pil che nel biennio 2021 e 2022 ha toccato livelli di crescita molto elevati è aumentata l’occupazione e conseguentemente anche quella indipendente. Sicuramente ad allargare la platea degli autonomi ha concorso anche il fisco. L’introduzione del regime forfettario per le attività autonome con ricavi e compensi inferiori a 85 mila euro ha reso meno gravoso di un tempo gestire fiscalmente un’attività in proprio. Infine, non è nemmeno da escludere che la crescita numerica di questo settore sia riconducibile anche all’incremento delle «false» partite Iva. Grazie al boom dello smart working avvenuto in questi ultimi anni, è probabile che le «finte» partite Iva siano aumentate, anche se, attualmente, il numero complessivo di queste ultime è stimato attorno alle 500 mila unità. Una soglia che avevamo già raggiunto una ventina d’anni fa. A livello territoriale il trend delle Partite Iva risulta diversificato. Gli ultimi dati disponibili a livello territoriale, aggiornati ai primi 9 mesi del 2023, rivelano dati significativi: nell’ultimo anno sono in crescita il Molise (+8,4%), la Liguria (+8,2%), la Calabria e l’Emilia Romagna (entrambe con il +5,6%) regioni che hanno registrato gli aumenti più importanti, mentre si segnalano cali significativi inin Abruzzo (-4,9%), Umbria (-5,6%), Trentino Alto Adige (-8,4%) e le Marche (-10,1%).

In calo i lavoratori autonomi «classici»

Se la platea dei lavoratori indipendenti negli ultimi anni è tornata a crescere, le attività che costituiscono il cosiddetto lavoro autonomo «classico» (che rappresentano quasi il 75% circa del totale dei lavoratori indipendenti presenti nel Paese) sono in costante diminuzione. Ci riferiamo alle categorie degli artigiani, dei piccoli commercianti e degli agricoltori . Confrontando gli anni tra il 2014 e il 2022 (il più esteso arco temporale che i dati Inps ci consentono di monitorare), il numero complessivo di queste tre categorie è sceso di 495 mila unità. Gli agricoltori sono diminuiti di 33.500 unità (-7,5%), i commercianti di 203.000 (-9,7%) e gli artigiani di quasi 258.500 (-15,2%).

Dando una veloce occhiata ai dati per provincia risulta che a Parma gli autonomi cosiddetti «classici» erano 36.890 nel 2014, per poi diminuire a quota 32.746 nel 2019 e calare ulteriormente a 30.561 nel 2022 , una contrazione di 6.329 Partite Iva dal 2014 al 2022 (-17,2%). Entrando più nel dettaglio, la diminuzione degli artigiani è risultata del 20% (-3.399) dal 2014 al 2022 (da 16.985 a 13.586), il calo dei commercianti, invece è risultato del 14,5% nello stesso arco di tempo (da 15.375 a 13.151).

Tutele ed equità

Cresce il lavoro autonomo, spinto dalle nuove professioni digitali. Si aprono partite Iva e torna in primo piano il tema delle tutele di questi lavoratori

«Anche a Parma, nell’ultimo biennio, sono sicuramente aumentate le partite Iva – conferma Andrea Rizzi, segretario generale di Nidil Cgil provinciale, la categoria che segue le partite Iva -. In sostanza rappresentano uno sviluppo dell’artigianato e del commercio basato sulle nuove tecnologie. Anche nel mondo dei rider la forma di stabilizzazione va verso il lavoro autonomo». Non solo. «Abbiamo riscontrato – continua Rizzi – spesso casi di lavoratori e lavoratrici dipendenti con stipendi a provvigione, che in seguito sono passati al contratto di collaborazione oppure direttamente alla partita Iva, ricollocadosi pertanto nell’ambito del lavoro autonomo. Queste figure, in sostanza si mettono sul mercato, hanno più di un committente e dunque è giustificata la scelta di aprire una partita Iva. Tra l’altro, le ultime modifiche legislative soprattutto a livello fiscale, hanno reso più conveniente lavorare in questo modo, anche se mio avviso c’è un margine di fragilità e di rischio. Mi riferisco ai tanti che rientrano in questo regime ma che lavorano per un solo committente. Pensando alle Partite Iva. Lo sono spesso anche i venditori delle concessionarie auto anche in questo caso, finché il mercato corre tutto va bene, ma se cambia il vento questi lavoratori sono esposti a maggiori rischi. Del resto, anche dal mondo digitale emergono nuove figure professionali che stanno in piedi se lavorano per più committenti. Si tratta di questioni che già avevo riscontrato nel settore della moda, quando le figure professionali come le disegnatrici di modelli puntavano a lavorare per più aziende».

Un’ultima annotazione è relativa alla riforma, varata nel luglio scorso, che ha riguardato il settore del lavoro sportivo, piuttosto sconosciuto ma con un numero importante di addetti. “Anche qui sono state regolamentate le prestazioni – spiega Rizzi – o come contratti di collaborazione se si lavora per un solo committente o come partita Iva per chi ha più committenti. Resta sempre da verificare che non si tratti di un dipendente camuffato e che il confine non sia superato”.

Il bonus Partite Iva per il 2024

Il bonus di 800 euro per le Partite Iva, originariamente introdotto nel 2021, ha subito una serie di modifiche significative con l’approvazione della Legge di Bilancio per il 2024. Nel panorama economico post-pandemia, il sostegno al reddito per i lavoratori autonomi si conferma cruciale e questa rappresenta una delle misure chiave per sostenere il lavoro a partita Iva in difficoltà. Le modifiche introdotte dall’ultima manovra per l’anno in corso, volte a adeguare la misura alle attuali esigenze economiche, riguardano sia i requisiti di ammissibilità che le modalità di richiesta del beneficio.

Una delle principali modifiche riguarda il requisito temporale per l’attivazione della partita Iva. Se in precedenza si richiedeva un minimo di quattro anni di attività, ora è sufficiente un periodo minimo di tre anni. Questo aggiustamento mira a includere una più ampia gamma di lavoratori autonomi che potrebbero aver subito difficoltà economiche anche in un periodo di tempo più breve.

Un altro cambiamento significativo riguarda il livello di perdita del fatturato necessario per essere idonei al bonus. Mentre in passato bastava una riduzione del 50% rispetto agli anni precedenti, ora tale riduzione deve essere almeno del 70%. Questo criterio più stringente mira a concentrare il sostegno su coloro che hanno subito impatti finanziari significativi a causa della crisi economica.

Inoltre, è stato elevato il limite massimo di fatturato annuo ammissibile per accedere al beneficio, portandolo a 12mila euro, rispetto ai precedenti 8.145 euro. Questo aggiustamento tiene conto delle variazioni dei redditi degli autonomi e assicura che coloro con entrate più basse possano beneficiare del sostegno finanziario.

Il metodo di calcolo del bonus è stato rivisto per renderlo più aderente alla situazione economica degli autonomi. Ora il bonus sarà pari al 25% del fatturato dichiarato dal professionista nei due anni precedenti all’anno di presentazione della domanda, su base semestrale. Questo aggiornamento mira a garantire una distribuzione più equa delle risorse disponibili, premiando coloro che hanno mantenuto una certa stabilità economica nel periodo pre-crisi.



 

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