Sfiorano il miliardo di euro le risorse private e pubbliche indirizzate all’attuazione del Piano Mattei, il progetto strategico di diplomazia, cooperazione allo sviluppo e investimento dell’Italia per rafforzare e rinnovare i legami con il continente strutturato dal governo Meloni. I protagonisti dell’impianto finanziario sono l’esecutivo italiano, Cassa Depositi e Prestiti e l’African Development Bank (Adb), l’istituzione finanziaria che dal 1964 lavora per lo sviluppo economico e il progresso sociale degli Stati africani.
Per realizzare il Piano Mattei sono stati istituiti strumenti finanziari ad hoc. Si parte dal «Multi-donor Trust Fund» dell’Adb che punta a sostenere progetti di controparti africane pubbliche nei settori strategici che spaziano dall’energia alla sanità, dall’istruzione-formazione all’agricoltura, dalle infrastrutture fisiche e digitali ai trasporti, dall’acqua alle migrazioni. Entro l’anno il Fondo sarà attivato ufficialmente e nel frattempo l’Italia ha reindirizzato circa 120 milioni dal Fondo per il Clima verso prestiti e sovvenzioni altamente agevolati. La banca africana è pronta a versare lo stesso importo.
Entro il 2024 si aggiungerà il «Bilateral Special Fund» che si concentrerà sull’erogazione di crediti concessionari e doni per progetti nei settori strategici del Piano Mattei, che però, viste le loro dimensione e complessità, non necessitano del coinvolgimento di altri investitori. Anche in questo caso l’Italia e la Banca di Sviluppo hanno preso impegni finanziari speculari per quasi 300 milioni complessivi.
I sostegni alle imprese
Quanto ai benefici per il mondo privato, qui entra in gioco Cassa Depositi e Prestiti. Già è operativo il «Plafond Africa», che comprende una serie di strumenti che consentono a Cdp di elargire finanziamenti per un massimo di 500 milioni alle imprese che operano in Africa e investono in transizione digitale ed ecologica, acquisto di beni e macchinari strumentali, rafforzamento patrimoniale, formazione professionale del personale nonché realizzazione di strutture commerciali e produttive. In questa cornice, operativa da fine luglio, figura anche il «Fondo 394» gestito da Simest, che ha in dotazione 200 milioni per le imprese del Sud Italia che esportano, importano o sono già presenti in Africa.
È ancora in fase di negoziazione invece tra Cdp e altri potenziali co-investitori la «Growth and Resilience Platform for Africa», che mira a mobilitare – con finanziamenti indiretti e volontari – 750 milioni di euro nei prossimi cinque anni verso tre filoni principali: sicurezza alimentare, crescita delle pmi locali e infrastrutture sostenibili. Il contributo di Cdp e della Adb sarà di 200 milioni a testa. (riproduzione riservata)
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