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TERAMO. Il via libera dato dal consiglio comunale all’accensione di cinque mutui per oltre 9 milioni di euro ha scaldato molto il dibattito. Dentro e fuori dall’aula. Diverse le critiche piovute verso la maggioranza da parte dell’opposizione relative sia alla necessità di attivare questi canali di finanziamento sia alla capacità economica del Comune, ad oggi, di sopportare questo indebitamento. Dai banchi della minoranza c’è chi, come il forzista Mario Cozzi, ha bollato i nuovi mutui come «un massacro economico»; mentre sul fronte opposto, dai banchi della maggioranza, è stata sostenuta la scelta della giunta nei modi e nel merito.
I mutui serviranno per: acquistare la sede dell’ex Banca d’Italia in via Carducci, che da qualche anno ospita gli uffici del Comune; intervenire sul patrimonio scolastico e culturale; svolgere manutenzioni stradali; riqualificare due palazzine di edilizia popolare di via Longo. Fra i quesiti ricorrenti nel corso della discussione in consiglio comunale c’è stato quello sull’opportunità di accendere nuovi mutui. In soldoni: il Comune si può permettere questo indebitamento? A rispondere in modo affermativo, numeri alla mano, è il consigliere comunale di Insieme Possiamo, Luca Malavolta, che già in aula aveva illustrato il quadro della situazione: «Va in prima battuta chiarito che il debito finanziario in capo al Comune di Teramo, dati del bilancio consolidato, è sceso di oltre 15 milioni di euro dal 2016 al 2022». Si è passati cioè da da 60,9 milioni a 45,2 milioni. «Nel 2023 il rimborso è di altri 1,6 milioni di euro e altri 4,5 milioni di rimborsi sono previsti nel prossimo triennio fino al 2026 secondo i dati contabili del bilancio di previsione. Nel complesso nel decennio, la riduzione tendenziale dell’indebitamento finanziario sarebbe di circa 20 milioni di euro: un eccesso di prudenza finanziaria che l’accensione di nuovi mutui per 9 milioni contribuirebbe ad alleviare», continua Malavolta sottolineando come il limite di indebitamento dell’ente sia specificatamente previsto dall’articolo 204 del Tuel (il testo unico degli enti locali), che fissa un limite: la spesa per interessi passivi non può superare il 10% delle entrate caratteristiche del Comune. «Nel 2023 gli interessi passivi hanno rappresentato solo lo 0,8% rispetto alle entrate proprie dell’ente», prosegue il consigliere, «dopo l’accensione dei nuovi mutui questo rapporto rimarrebbe molto al di sotto del limite (sotto il 2%) e alla fine del mandato, si spera nel 2028, l’indebitamento finanziario complessivo, per via dei rimborsi annuali di quota capitale per circa 1,7 milioni, sarebbe inferiore ai livelli, già contenuti, raggiunti del 2022». (v.m.)



 

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