diGabriele Bojano
La vicenda è quella dell’Angellara Home, l’ex colonia estiva trasformata in hotel a 4 stelle con i fondi regionali. Un anno di reclusione, ridotto a 9 mesi in appello, per don Comincio Lanzara, il cerimoniere scomparso nel 2021
Alla fine la truffa e gli abusi edilizi all’ex colonia San Giuseppe di Salerno sono stati commessi: l’ex arcivescovo di Salerno, monsignor Gerardo Pierro e il suo cerimoniere don Comincio Lanzara vengono condannati — dieci mesi il primo e un anno il secondo — dalla prima sezione del Tribunale di Salerno. Come loro anche l’ex presidente del Consiglio regionale Giovanni Sullutrone, presidente dell’associazione «Villaggio San Giuseppe» che gestisce in comodato d’uso gratuito l’ex colonia diventata Angellara Home e sequestrata il 15 luglio 2008, con l’accusa che lavorasse più come un albergo a quattro stelle che come casa per ferie adibita ad ospitare associazioni religiose e giovani meno abbienti. I tecnici comunali, Nicola Gentile, Charles Capraro e Matteo Basile sono stati assolti con formula piena, così come gli altri progettisti che per la Curia hanno lavorato alla ristrutturazione della colonia.
L’arcivescovo emerito e il suo cerimoniere—idem Sullutrone— non potranno contrarre con la pubblica amministrazione per la durata della pena, dovranno risarcire la Regione Campania che ha erogato un finanziamento di due milioni e mezzo di euro per i lavori di ristrutturazione e dovranno accollarsi anche le spese del processo, oltre che pagare una multa di 500 euro. Cade invece l’accusa più grave di peculato sostenuta dalla pubblica accusa nei confronti di don Comincio.
Lo scandalo dell’inchiesta e del sequestro dell’Angellara Home segna una delle pagine più buie della Curia salernitana e dell’episcopato di Pierro. I frastuoni arrivano fino in Vaticano dove, in alcuni momenti, si pensa di far affiancare l’allora arcivescovo nella gestione. Poi, invece, la Santa Sede opta per l’invio di un nunzio apostolico con il compito di ispezionare i conti della curia salernitana e inviarli a Roma. Pierro ha continuato sempre a professarsi innocente. Nel 2016 il colpo di scena da parte dei giudici della terza sezione della Corte di Cassazione che cancellano le condanne di primo grado per l’ex arcivescovo, funzionari e tecnici comunali: «Il ricorso è fondato e va accolto ma per sopraggiunta prescrizione non si può procedere», è scritto nella motivazione della sentenza. In appello don Comincio, scomparso nel 2021 all’età di 80 anni, ottiene la riduzione della condanna da un anno a nove mesi. Pierro oggi vive nel Seminario metropolitano di Pontecagnano dove si è fatto erigere una statua che lo raffigura.
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