Rivalutazione piena dei trattamenti all’inflazione, incentivi per chi resta al lavoro e proroga dei canali di uscita già previsti per il 2024. Sono queste le misure previste dalla manovra di bilancio per le pensioni.
Confermate le misure dello scorso anno
Iniziamo dall’ultimo punto. Nel documento programmatico di bilancio viene confermata la proroga “per il 2025” degli “interventi di flessibilità quali Ape sociale, Opzione donna e Quota 103”. Tutto dunque dovrebbe restare com’è. Per quanto riguarda Quota 103, lo scorso anno era stato introdotto il ricalcolo contributivo dell’assegno e un tetto pari a quattro volte il trattamento minimo Inps fino ai 67 anni. La stretta dovrebbe essere confermata anche il prossimo anno, fermo restando che la manovra, approvata ieri dal Consiglio dei ministri, dovrà passare al vaglio del Parlamento.
Verso la proroga anche Opzione donna, ovvero l’uscita anticipata per le lavoratrici che hanno almeno 35 anni di contributi e accettano il ricalcolo dell’assegno con il metodo contributivo. L’età minima per l’accesso alla misura nel 2024 è salita a 61 anni. Il governo ha infine annunciato l’incremento del fondo di spesa per l’Ape sociale che nel 2025 sarà aumentato di 20 milioni di euro.
Gli incentivi per chi resta al lavoro
Dopo il Consiglio dei ministri di ieri il governo ha confermato anche l’intenzione di introdurre una sorta di bonus per chi, pur avendo raggiunto l’età pensionabile, decide di continuare a lavorare. La misura riguarderà sia i dipendenti del pubblico che del privato e come ha specificato il ministro Giorgetti sarà “naturalmente su base volontaria”. I lavoratori, ha sottolineato il ministro dell’Economia in conferenza stampa, avranno un “incentivo significativo sotto l’aspetto fiscale”.
Gli aumenti legati all’inflazione
Giorgetti ha poi sottolineato che “sulle pensioni” ci sarà “la rivalutazione piena” e “la rivalutazione delle minime”. Alla domanda di una giornalista se verrà previsto anche un ulteriore aumento del 2,7% per le minime (come lo scorso anno), il ministro ha risposto con un secco sì. I trattamenti minimi dunque potrebbero passare da 614,77 euro a circa 630. Senza contare la rivalutazione che dovrebbe essere dell’1,6%. Il che vuol dire che l’aumento sarà di 16 euro per le pensioni di 1.000 euro, di 24 per chi ne percepisce 1.500 e di 32 per le pensioni di 2.000 euro.
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