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Sul piano internazionale, il Qatar continua a svolgere il ruolo del mediatore tra Israele e Hamas nella guerra di Gaza. Tuttavia, Doha si trova oggi in una posizione sempre più scomoda – soprattutto nei rapporti con Israele e, in prospettiva, con gli Stati Uniti – mentre le critiche alla sua mediazione escono allo scoperto e le incognite politiche sul futuro della Striscia rimangono. Ma la politica estera dell’emirato non si esaurisce a Gaza. Dopo la crisi del 2017 Doha ha stretto nuovamente i legami economici con l’Arabia Saudita e l’emiro ha recentemente compiuto visite di stato senza precedenti nel Mediterraneo orientale (Cipro e Grecia) e in Asia (Filippine, Bangladesh e Nepal). L’emirato ha ora lo sguardo rivolto alla crescita dell’economia, coniugando lo sviluppo di nuove risorse energetiche (North Field West) ai settori più innovativi individuati dalla nuova National Development Strategy per la diversificazione delle entrate governative.

Quadro interno

Gli analisti prevedono che nel medio periodo (2026-30) l’economia del Qatar dovrebbe crescere del 4,4% circa (S&P Global Market Intelligence[1]), soprattutto a causa dell’export di gas naturale liquefatto (Gnl). Doha sta infatti pianificando il rafforzamento dell’industria gasiera, con l’obiettivo di aumentare estrazione ed esportazione, per consolidarsi ai vertici del mercato mondiale di Gnl. L’emirato ha infatti annunciato l’espansione di un nuovo campo del North Field (North Field West) per raggiungere una capacità di 142 milioni di tonnellate annue prima del 2030. Un obiettivo che consentirà a Doha di produrre 16 milioni di Gnl in più all’anno[2]. D’altronde, il gas è la quintessenza dell’economia qatarina, nonché componente basilare della sua forza geopolitica. E gli acquirenti si moltiplicano, spesso in competizione l’uno con l’altro. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022 e l’abbandono del gas di Mosca da parte dei governi occidentali, il Qatar ha firmato accordi con Francia, Gran Bretagna e Italia. Nel 2023 il Qatar ha siglato un accordo per la fornitura di gas alla Cina della durata di ventisette anni. Nel 2024 l’emirato ha raggiunto un’intesa commerciale ventennale con l’India per la fornitura, dal 2028, di 7,5 milioni di tonnellate di Gnl, nonché un accordo con una compagnia statunitense per fornirne 1,5 milioni al Bangladesh per quindici anni.

Parallelamente al settore energetico, il Qatar continua a investire nello sviluppo del settore non oil&gas, ovvero nell’economia non legata agli idrocarburi. Nel gennaio 2024 Doha ha lanciato la terza fase della National Development Strategy, finalizzata al raggiungimento degli obiettivi della Vision 2030 qatarina cominciata nel 2008. Il target è arrivare al 4% di crescita annua entro il 2030 coniugando energia e altri settori economici. Infatti, il governo qatarino riconosce – e lo scrive proprio nella National Development Strategy – che l’economia nazionale non legata agli idrocarburi si attesta ora al 2% di crescita, numeri ancora insoddisfacenti per Doha[3]. Non è un caso che l’oil&gas rappresenti ancora l’87% delle entrate governative nel periodo 2017-21[4]. Ecco perché l’emirato intende creare un sistema sempre più aperto agli investitori, soprattutto stranieri, sostenendo inoltre la produttività interna, le competitività delle aziende qatarine e il brand “made in Qatar”.

Sono molti i settori economici al centro della strategia di crescita di Doha: turismo e logistica, agricoltura e food, salute e istruzione, manifattura (petrolchimica), nuove tecnologie e servizi finanziari, digitalizzazione. Tra questi, la logistica è già un’affermata realtà: il Qatar –si legge nella National Development Strategy – intende ora rafforzare la sua posizione di hub globale, puntando sul trasporto aereo e la distribuzione dei prodotti di e-commerce. Già nella prima metà del 2023 più di venti milioni di passeggeri sono transitati dall’aeroporto internazionale Hamad di Doha. Inoltre, i sistemi di gestione delle infrastrutture portuali saranno poi ulteriormente digitalizzati, un percorso acceleratosi nella fase iniziale della pandemia da Covid-19.

Nel corso della quarta edizione del Qatar Economic Forum 2024, avvenuta tra il 14 e il 16 maggio, il governo qatarino ha messo al centro i progressi del paese in tema di trasformazione digitale, anche attraverso l’innovazione e lo sviluppo di tecnologie e intelligenza artificiale, cui l’esecutivo ha destinato un cospicuo pacchetto di incentivi statali[5]. Settori che non appartengono alla tradizionale economia dell’emirato, ma sui quali il governo vuole puntare anche per creare occupazione per i cittadini qatarini – che fino a ora hanno privilegiato l’impiego pubblico – nel quadro delle politiche di nazionalizzazione del lavoro comuni a tutte le monarchie del Golfo. Nel prossimo decennio, si prevede che più di 50.000 cittadini qatarini entreranno a far parte della forza lavoro[6] e il settore pubblico non sarà più in grado di assorbirli.

Anche l’alleanza con gli Stati Uniti gioca un ruolo significativo negli obiettivi di diversificazione economica dell’emirato. Nel marzo 2024 il sesto Dialogo strategico fra Qatar e Stati Uniti, svoltosi a Washington, ha sottolineato i numeri dell’interscambio commerciale fra i due paesi. Un valore che a ottobre 2023 aveva quasi raggiunto i 5,5 miliardi di dollari[7]. Durante il summit è emerso anche l’importante contributo delle 912 compagnie americane che operano in Qatar[8]. Una partnership commerciale che sarà cruciale anche nel raggiungimento degli obiettivi non-oil&gas della National Development Strategy. In tema di trasformazione digitale, il Qatar punta anche al rafforzamento dei rapporti con l’Arabia Saudita, oggi pienamente recuperati dopo la crisi del 2017-21. Nel marzo 2024 si è svolto infatti il Qatar-Saudi Coordination Council, i cui accordi si sono focalizzati soprattutto sugli investimenti in competenze e capacità per la digital governance.

Relazioni esterne

Dall’ottobre 2023 il Qatar continua a svolgere il ruolo del negoziatore-chiave nella guerra fra Israele e Hamas a Gaza. La breve tregua osservata dalle parti nel novembre scorso, quando ci fu lo scambio tra ostaggi israeliani e prigionieri palestinesi, fu infatti raggiunta grazie alla mediazione di Doha. Il Qatar infatti è in grado di parlare con tutti i protagonisti del conflitto: Hamas, Israele, Iran e inoltre ha un’alleanza solida con gli Stati Uniti, di cui ospitano la più grande base aerea del Medio Oriente, Al-Udeid. Doha sostiene inoltre la Fratellanza musulmana e i movimenti a essa legati, tra cui Hamas. 

Dal 2014 il Qatar, con l’approvazione di Israele, è tra i principali donors della Striscia di Gaza. Grazie a questo sostegno ha coltivato una solida relazione con Hamas e molti dei suoi dirigenti sono ospitati nella capitale qatarina che – su richiesta statunitense – ne è la sede dell’ufficio politico dal 2012. Il movimento armato palestinese è stato in grado di pagare gli stipendi pubblici a Gaza grazie ai 30 milioni di dollari che il Qatar ha donato alla Striscia ogni mese, insieme al carburante. Inoltre, nel 2012 l’allora emiro Hamad bin Khalifa al-Thani (padre dell’attuale emiro Tamim) fu il primo capo di stato a visitare Gaza dall’ascesa al potere di Hamas. Nel tempo, il Qatar ha altresì coltivato rapporti informali con Israele, pur non intrattenendo relazioni ufficiali con Tel Aviv. Dal 1996 al 2000 Doha ospitò un ufficio commerciale di Israele, l’unico del Medio Oriente mentre nel 2022, in occasione dei Mondiali di calcio, diversi voli di linea partiti da Israele hanno portato tifosi in Qatar per assistere all’evento. Buoni sono anche i rapporti con l’Iran, che finanzia, arma e addestra Hamas. Prima del 7 ottobre il Qatar aveva anche mediato con successo uno scambio di prigionieri fra Iran e Stati Uniti ed era impegnato nei colloqui per rilanciare l’accordo sul nucleare iraniano (Joint Comprehensive Plan of Action, Jcpoa), agendo da collegamento fra iraniani e statunitensi. La relazione con Teheran rimane forte, come dimostra la presenza dell’emiro ai funerali del presidente iraniano Ebrahim Raisi nel maggio scorso.

Tuttavia, più la guerra di Gaza continua, più il ruolo di mediatore di Doha diventa faticoso, iniziando a generare contraccolpi geopolitici per lo stesso emirato. E ciò avviene in un contesto internazionale incerto e alla vigilia delle elezioni presidenziali statunitensi del prossimo novembre. Le relazioni tra Qatar e Israele sono diventate molto tese. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha accusato la mediazione qatarina di non mettere abbastanza pressione a Hamas. Nel maggio scorso, inoltre, il governo di Tel Aviv ha vietato all’emittente di Doha Al Jazeera, che riceve finanziamenti statali, di operare nel territorio israeliano per 45 giorni (poi ridotti a 35 dalla magistratura) poiché “danneggia la sicurezza di Israele” e per i legami che vi sarebbero con Hamas[9]. Nel medio e lungo-periodo, il nodo di Gaza potrebbe persino mettere sotto pressione l’alleanza fra Doha e Washington. Nell’aprile 2024 il Qatar ha annunciato di voler rivedere il suo ruolo diplomatico nella crisi sostenendo che la diplomazia di Doha sia stata “sfruttata” da alcuni politici a fini elettorali “diffamando il ruolo del Qatar”. Un riferimento implicito ai crescenti malumori di alcuni eletti al Congresso statunitense che vorrebbero più chiarezza nei rapporti finanziari tra l’emirato e Hamas[10], accusando inoltre Doha di essere troppo vicina a Hamas nella trattativa diplomatica. L’emirato non ha mancato di sottolineare, anche attraverso i media a finanziamento statale, di rifiutare “pressioni” rispetto ai suoi sforzi negoziali e di voler continuare a svolgere un ruolo di mediatore “onesto” tra Israele e Hamas[11]. Per Doha, il ruolo di negoziatore potrebbe diventare ancora più sdrucciolevole qualora Donald Trump dovesse tornare alla presidenza degli Stati Uniti puntando con forza, come probabile, sullo schema degli Accordi di Abramo che nel 2020 portarono alla normalizzazione diplomatica tra Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Israele. A quel punto, il Qatar potrebbe percepire l’impegno della mediazione come un “costo” e non più come un (possibile) “beneficio”. Per questi motivi, e per giocare d’anticipo, Doha starebbe dunque valutando di chiudere l’ufficio politico di Hamas nella capitale[12].

Nel Golfo, le relazioni tra Qatar e Arabia Saudita hanno ripreso vigore dopo la rottura diplomatica del 2017-21, superata poi con gli Accordi di al-Ula. I rapporti tra Doha e Riyadh stanno vivendo una stagione di forte espansione soprattutto nel settore delle costruzioni, nel quale il Qatar ha maturato una notevole esperienza con l’organizzazione dei Mondiali di calcio nel 2022. L’emirato infatti avrebbe siglato contratti nel settore per almeno 10 miliardi di dollari in Arabia Saudita e sarebbe dunque protagonista finanziario di molti dei progetti edilizi e urbani legati a Vision 2030[13].

Tra aprile e maggio 2024 l’emiro del Qatar Tamim bin Hamad al-Thani ha compiuto due significativi viaggi di stato. Il primo, avvenuto nel mese di aprile, in Asia facendo tappa in Bangladesh, Nepal e nelle Filippine; il secondo, a maggio, nel Mediterraneo orientale, ovvero in Grecia e a Cipro. Queste visite ufficiali sono state contrassegnate da due temi forti per l’emirato: i migranti lavoratori provenienti dall’Asia e la partita energetica nel settore gasiero nel Mediterraneo. In Asia, Doha ha discusso coi paesi d’origine dei tantissimi lavoratori stranieri (gli expatriates) che vivono in Qatar (400.000 solo i nepalesi e 350.000 i bengalesi). L’emiro ha puntato, specialmente in Nepal, sulla cooperazione people-to-people e dunque su istruzione, sport e giovani, anche per placare le critiche levatesi dalle società locali, date le condizioni di vita e di lavoro degli stranieri a basso reddito in Qatar. In Bangladesh, invece, sono stati siglati memorandum d’intesa anche su trasporto marittimo e cooperazione nella gestione portuale e, nelle Filippine, sono stati firmati accordi in tema di investimenti economici e interscambio commerciale. Nel Mediterraneo orientale, l’emirato si è focalizzato sulla partita energetica e infrastrutturale del gas, con Doha che procede nella conquista di uno spazio economico, infrastrutturale e persino militare in due paesi che hanno storicamente un rapporto di turbolenta rivalità con la Turchia, grande alleato del Qatar. Il Qatar ha già degli interessi energetici concreti in questa regione con Qatar Petroleum che dal 2017 è partner della statunitense Exxon Mobil nell’esplorazione di 13 giacimenti di petrolio e gas offshore nella Zona economica esclusiva di Cipro, nonché con la francese Total e con Eni per la ricerca di gas in Libano. Nella sua prima visita ufficiale a Cipro, l’emiro e la sua delegazione avrebbero discusso con le controparti cipriote di energia, turismo e infrastrutture, a cominciare dal porto di Larnaca, il secondo dell’isola. Il Qatar avrebbe infatti espresso un interesse per la gestione del porto che al momento è in cerca di un nuovo operatore. In Grecia, l’emiro ha firmato due accordi bilaterali fra Doha e Atene: un accordo di cooperazione militare e un memorandum tra i ministri degli Esteri.


[1]Qatar’s Drive for Economic Diversification”, Global Finance, 3 aprile 2024.
[2] Qatar announces new gas output boost with mega field expansion”, Al Jazeera, 25 febbraio 2024.
[3] Si veda Planning and Statistics Authority – State of Qatar, Third Qatar National Defense Strategy 2024-2030.
[4] Ibidem.
[5]Qatar Economic Forum Concludes”, Qatar news Agency, 17 maggio 2024.
[6] “Planning and Statistics Authority – State of Qatar”, Third Qatar National Defense Strategy 2024-2030.
[7]Qatar seeks to enhance co-operation with US to attract FDI in priority sectors”, Gulf Times, 7 marzo 2024.
[8] Ibidem.
[9] H. Gold, “Israeli government seeks to extend controversial Al Jazeera ban as high court hears arguments against media law”, CNN, 6 giugno 2024.
[10] A. England, “Qatar reconsiders mediator role between Hamas and Israel”, Financial Times, 18 aprile 2024.
[11]Qatar committed to Israel-Hamas honest mediator role: Diplomatic sources”, Al Jazeera, 5 maggio 2024.
[12] S. al-Eshaq, “Why political cost, US politics drive Qatar to rethink Gaza mediation”, Amwaj.media, 10 maggio 2024.
[13] A. Mills, “Insight: Business Boom Builds Qatar-Saudi entente as Gulf rifts fades”, Reuters, 12 giugno 2024.



 

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