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«Le nostre richieste sono state accolte in parte. Continueremo a far sentire la nostra voce». Soddisfazione ma anche consapevolezza che la battaglia sulla Legge della Caccia, per una tutela più ampia possibile degli agricoltori, è ancora lunga: è quanto traspare dalle reazioni di Agrinsieme, rispetto alla modifica della legge 7 del 5/1/95 discussa in Consiglio Regionale nell’ultima seduta.   «Dopo mesi di riunioni e richieste, apprezziamo – si legge in una nota del Coordinamento – che nel testo della normativa si continui a parlare di “risarcimenti”, e che, come avevamo proposto, sia previsto un risarcimento completo con fondi propri laddove i fondi regionali non possano essere utilizzati» ma c’è una nota dolente che Agrinsieme non può non segnalare. «Pur apprezzando lo sforzo fatto per cercare di garantire alle imprese agricole il risarcimento totale dei danni prodotto dalla fauna selvatica, ribadiamo – prosegue la nota – la nostra contrarietà a riportare il risarcimento dei danni all’agricoltura provocati dalla fauna selvatica in regime “de minimis».

L’applicazione del regime “de minimis” limiterà per alcune imprese l’entità dell’intervento ed impedirà ad altre di partecipare a diversi bandi del PSP Regionale per lo sviluppo delle imprese, in quanto gli stessi bandi sono soggetti a “de minimis”. Purtroppo, non solo non potranno partecipare a bandi del PSP, ma ad esempio alla filiera del grano duro, al benessere dei dipendenti, i bandi Inail sulla sicurezza, all’acquisto di fattici, etc”.  I vertici di Agrinsieme, che riuniscono Cia Marche, Copagri Marche, Confagricoltura Marche e il settore agricolo di Legacoop, Confcooperative, Agci e la Frima (contoterzisti ndr) evidenziano come, applicando questa metodologia a chi ha già subito un danno, se ne provochi altri addirittura di gran lunga superiore.

La strada

Ecco allora una possibile strada da battere: «Oggi il risarcimento dei danni – ricordano Cia Marche , Copagri Marche e Confagricoltura Marche – viene fatto dagli ATC esclusivamente con fondi propri e non è in regime “de minimis”, in quanto soggetto di natura privatistica. I fondi propri in tutti gli ATC sono di gran lunga superiore ai danni richiesti; attualmente siamo una delle poche regioni in Italia vicino agli agricoltori. La Regione oggi, concorre ai costi degli ATC con un contributo in percentuale sui costi di gestione degli ATC, i quali debbono inviare alla Regione una serie di costi già definiti che gli ATC hanno sostenuto e la Regione invia il dovuto. Ora sarebbe sufficiente – spiega il Coordinamento – vista la crisi di bilancio in cui versano gli ATC, aumentare la percentuale del contributo della Regione o pagare interamente agli ATC i costi di gestione definendo le voci sulle quali si interviene. Si ricorda che oggi gli ATC svolgono tutta una serie di attività per conto della Regione che negli ultimi anni sono state notevolmente aumentate. Vorremmo inoltre ricordare – concludono i vertici di Agrinsieme – che il compito fondamentale degli ATC è far sì che nel territorio gestito ci sia un numero di selvatici sopportabili dallo stesso; per far ciò si deve anche permettere agli ATC di operare togliendo vincoli e competenze date dai vari regolamenti regionali»



 

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