È in corso un ripensamento in Europa delle politiche di attrazione dei contribuenti più facoltosi? I piccoli e parziali segnali arrivati da alcuni Paesi (per il Regno Unito si tratta invece di una grande rivoluzione), non autorizzano per il momento a pensare che sia in atto un cambio di strategia, nonostante diventi sempre più difficile per i governi giustificare politiche fiscali che creano differenze di trattamento così marcate tra contribuenti. Soprattutto, diventa complicato far accettare sacrifici come aumenti delle imposte, tagli della spesa sociale e innalzamento dell’età pensionabile a chi versa le imposte con percentuali troppo alte, mentre a pochi milionari vengono concesse aliquote di favore.
Secondo l’ultimo rapporto di EuTax Observatory, un think tank europeo guidato dall’economista francese Gabriel Zucman, ogni anno i regimi differenziati che puntano ad attrarre persone facoltose costano almeno 7,5 miliardi di euro agli Stati europei. Qualche Paese, certo, ci guadagna, ma nel complesso questa è la cifra dei mancati introiti che dovrebbero alimentare le casse pubbliche e che invece restano nelle tasche dei privati.
Nel complesso, dunque, anche la competizione fiscale sulle persone fisiche – non solo quella sulle multinazionali – si traduce in una perdita netta.
È vero che sul breve o sul medio termine il Paese che riesce ad attrarre più Paperoni o lavoratori qualificati ottiene alcuni benefici, come dimostra il caso della Gran Bretagna. Londra ha attratto per decenni vip e milionari che hanno trainato il mercato degli immobili di lusso, fatto crescere il business di avvocati, fiscalisti, consulenti, addetti alle pubbliche relazioni, esperti di immagine, negozi di moda e di arredamento. Ma il loro arrivo ha reso Londra troppo costosa e invivibile per la gente comune e ha aumentato le disuguaglianze. Qualcosa di simile sta accadendo – anche se in proporzioni molto minori – anche in Italia, a Milano.
Secondo la Corte dei conti, nel 2022 la misura fiscale per i milionari stranieri o italiani che ritornano in Italia ha attratto nel nostro Paese 1.136 persone. Nel quinquennio 2018-2022 i Paperoni hanno pagato complessivamente circa 254 milioni di euro di imposte. Si tratta in media di poco più di 50 milioni all’anno mentre nel solo 2022 sono stati versati 89,8 milioni. Il Fisco italiano però non conosce né l’ammontare dei redditi esteri sui quali l’imposta sostitutiva agisce, né le imposte ordinarie che sarebbero state effettivamente prelevate su questi redditi senza il regime sostitutivo. Su tutto questo c’è buio fitto, così come sull’entità degli eventuali investimenti che i neoresidenti potrebbero aver effettuato.
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