Incassavano le spese per gli studi di fattibilità e per le finte pratiche per avviare il Superbonus 110% ma senza mai far partire neppure un cantiere. Torniamo a parlare della Amg group di Conegliano, un caso già finito al centro della cronaca per alcuni servizi andati in onda su “Striscia la notizia” e per la condanna del tribunale, risalente a qualche giorno fa, nei confronti del general contractor dopo la causa intentata da 50 cittadini attraverso Assoutenti che ora dovranno essere risarciti. Della Amg si è occupata anche il comando provinciale della Guardia di Finanza di Treviso: le fiamme gialle hanno accertato che Amg group di Mogliano veneto, tra il 2020 e il 2022, ha truffato circa 2.000 persone, residenti in Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Emilia-Romagna e Piemonte, interessate ad accedere al superbonus edilizio del 110%, previsto dal cosiddetto “Decreto Rilancio”. Ben 368 denunce sono state presentate da trevigiani, 560 dalla provincia di Venezia e 213 dal pordenonese e 107 da Udine e 5 da Trieste.
La società si presentava come un “general contractor” in grado di seguire tutto il percorso che avrebbe consentito di accedere alle agevolazioni fiscali (non solo superbonus, ma anche ecobonus, bonus facciate, bonus ristrutturazioni, sismabonus, ecc..) e gli investigatori hanno accertato almeno due tipologie di condotte illecite. In primo luogo, la società si proponeva, offrendo un pacchetto “chiavi in mano”, come referente in grado di occuparsi dell’intera pratica dei lavori di riqualificazione edilizia rientranti nelle agevolazioni, inclusi l’esecuzione delle opere e la cessione dei relativi crediti d’imposta, garantendo il buon fine dell’istruttoria per l’ottenimento del bonus. In realtà, dopo avere incassato il corrispettivo per lo studio di fattibilità dei lavori, i servizi promossi non venivano forniti, impedendo ai clienti di ottenere i benefici fiscali previsti per legge. In secondo luogo, enfatizzava quale “unica forma di pagamento”, da sostenersi quindi esclusivamente a fine lavori di riqualificazione, la cessione del credito di imposta maturato, omettendo, però, di informare le vittime che la restituzione della somma di denaro corrisposta anticipatamente per l’avvio dell’istruttoria sulla fattibilità, compresa tra 300 e 2.500 euro, sarebbe avvenuta unicamente ad ultimazione dei lavori di riqualificazione.
Le indagini dei finanzieri del Gruppo di Treviso, che hanno sentito circa 350 clienti e perquisito la sede del “general contractor”, oltre alle abitazioni degli amministratori e degli agenti di vendita, hanno dimostrato la condotta truffaldina dell’impresa trevigiana, che in realtà non ha mai iniziato un solo lavoro. L’ammontare complessivo delle truffe è stato di circa 2 milioni di euro, pari agli importi versati dai clienti per gli studi di fattibilità. La società, che è stata peraltro destinataria di un provvedimento sanzionatorio da parte dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato per pratiche commerciali scorrette, si trova attualmente in stato d’insolvenza, a causa di comportamenti illeciti degli amministratori che ne hanno aggravato il dissesto. I due amministratori che nel tempo hanno gestito la società, dunque, sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Treviso per il reato di truffa. L’intervento della Guardia di Finanza di Treviso, che si è potuto realizzare anche grazie alla collaborazione attiva delle vittime, che hanno presentato numerosi esposti e denunce presso i reparti del Corpo del Nord Italia, ha permesso di far luce sulle modalità ingannevoli con cui agiva la società, intervenendo a tutela dei cittadini, degli operatori economici onesti e del mercato.
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