«Anche quest’anno le tariffe aumenteranno in media di circa il 5% per le utenze domestiche, e ancora di più quelle non domestiche. Tra qualche giorno sapremo se saremo ancora il comune della Città Metropolitana di Bari con le tariffe Tari più alte: sicuramente si verificheranno aumenti per tutti a causa dell’aumento del costo di smaltimento dei rifiuti indifferenziati». È questo il commento del consigliere comunale Girolamo Capurso (PVA) a margine della seduta di consiglio comunale in cui si è discusso dell’aumento del tributo per il conferimento dei rifiuti solidi urbani in discarica. «Solo un ulteriore aumento delle percentuali di raccolta differenziata, oltre che a migliorare l’ambiente, potrà limitare i danni – ha detto – Su questo, occorre il contributo di tutti i cittadini, ma anche dell’Amministrazione e del gestore del servizio che devono fare molto di più in termini di comunicazione per incentivarla. La vicina Bitonto, può darci qualche spunto a proposito». Migliore comunicazione che non è solo una campagna di informazione per incentivare ulteriormente la differenziazione dei rifiuti, ma anche più trasparenza nella formulazione delle tariffe. «Ho chiesto delucidazioni sull’applicazione, nelle prime 3 rate TARI, del contributo TEFA (un tributo che si aggiunge alla TARI) al 5%, nonostante una delibera del Consiglio Metropolitano l’abbia fissata per tutti al 4% – ha incalzato Capurso – Non ho ricevuto risposte dalla parte politica, che ha lasciato ai tecnici ulteriori accertamenti sulla questione. Sicuramente con l’ultima rata si procederà a un conguaglio. Il fatto più sconcertante è che il Concessionario abbia applicato aliquote non corrette senza alcun controllo del Comune. Se a sbagliare sono i cittadini, invece…». Mancherebbe, sempre secondo il consigliere comunale, anche la trasparenza sulla classificazione delle utenze non domestiche che non corrisponderebbero ai codici Ateco. «Una maggiore trasparenza – ha affermato – in questo caso potrebbe significare anche risparmio per i cittadini».
C’è anche un altro punto che Capurso tiene a riferire. «Un’altra questione, ancora più importante, che sta passando in sordina da parte degli organi istituzionali – afferma – Ad aprile 2025 scadrà il contratto con la società che gestisce il servizio di raccolta dei rifiuti nell’ambito ARO BA2 e si sta già pensando al nuovo appalto che potrebbe raggiungere circa 100 milioni di euro e che riguarda sette comuni. Già da gennaio di quest’ anno, i Sindaci dell’ARO stanno valutando il futuro modello per la prossima gestione: “concessione” vs “appalto di servizi”. Oltre a ciò, una società che gestisce il servizio in un comune del nostro ARO aveva chiesto informazioni sensibili al fine di presentare un progetto di un “project financing”». Qui Capurso vede un pericolo. «I Sindaci – riferisce – avevano inizialmente deciso di concedere queste informazioni economiche sensibili anche a eventuali ulteriori operatori che li avessero richiesti. Tuttavia, in seguito, per problemi legati a eventuali contenziosi con le stesse società, il tutto è stato sospeso. Tutto legittimo, anche se, ciò che riguarda un servizio pubblico pagato dai cittadini, andrebbe prima discusso in Consiglio Comunale, e non deciso in frettolose assemblee dove partecipano solo i sindaci o a volte i loro delegati». Tra appalto di servizio e concessione c’è una differenza sostanziale. Nel primo caso l’appaltatore presta la sua opera a favore della comunità riscuotendo un canone o una tariffa. Nel secondo caso il concessionario si sostituisce alla pubblica amministrazione ed equivarrebbe a una privatizzazione mascherata.
«Nel project financing – conclude Capurso – l’azienda proponente ha un diritto di prelazione sul progetto presentato che riduce l’incentivo degli altri partecipanti a proporre offerte più vantaggiose, limitando la possibilità di una reale concorrenza tra gli operatori e i vantaggi per i cittadini. Non sono contrario a questi nuovi modelli, ho difficoltà a comprenderne il vantaggio per le comunità, soprattutto sui costi e sulla relativa qualità del servizio. Un confronto pubblico e trasparente sarebbe necessario per poter riconoscere eventuali future responsabilità politiche».
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