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Antonio Kaulard, Nucleo Operativo Cerl

 

Nel gennaio 2024 è entrato in vigore il Decreto del Mase che completa il recepimento delle Direttive europee dedicate alle Comunità Energetiche, dando vita all’autoconsumo diffuso, il meccanismo attraverso il quale si “estende” l’autoconsumo dell’energia prodotta da un impianto, anche ai consumatori che di un impianto non dispongono.

 

La tariffa incentivante è stata introdotta dal legislatore italiano per premiare l’energia condivisa, sostenere la diffusione delle fonti rinnovabili e stimolare comportamenti energetici virtuosi di cittadini ed imprese.

La tariffa si applica sui kWh immessi in rete dagli impianti incentivabili e simultaneamente prelevati dai punti di consumo sottesi alla medesima cabina primaria. In altre parole, impianti di produzione e consumatori devono trovarsi entro il perimetro della medesima cabina dell’alta tensione e l’energia elettrica condivisa autoconsumata e incentivata è il minimo, su base oraria, tra l’energia elettrica immessa in rete dagli impianti e l’energia elettrica prelevata.

 

La tariffa premio è riconosciuta per 20 anni, si compone di una parte fissa, graduata a seconda della dimensione degli impianti, e di una parte variabile che aumenta se il prezzo di mercato dell’energia elettrica diminuisce. È poi riconosciuto un massimale in funzione della zona geografica in cui è ubicato l’impianto. A titolo di esempio, la tariffa premio per l’energia condivisa di un impianto di potenza inferiore ai 200 kW localizzato in Lombardia, varia tra 90 e 130 €/MWh a seconda del Prezzo Zonale dell’energia elettrica.

 

La tariffa è pienamente cumulabile con le detrazioni Irpef per il 50% delle spese sostenute distribuite su dieci anni, con i contributi erogati a copertura dei costi sostenuti per studi di prefattibilità e attività preliminari, con forme di sostegno pubblico che non costituiscono un regime di aiuto di Stato.

È inoltre possibile accedere a contributi pubblici in conto capitale o altre forme di sostegno pubblico che rientrano tra gli aiuti di Stato nella misura massima complessiva del 40% dei costi di investimento ammissibili, ma in questo caso la tariffa incentivante sarà ridotta di un fattore proporzionale all’intensità della sovvenzione riconosciuta, fino a un massimo del 50%. Questa decurtazione, tuttavia, non si applica all’energia elettrica condivisa da punti di prelievo nella titolarità di enti territoriali e locali, enti religiosi, enti del terzo settore e di protezione ambientale.

 

È possibile, inoltre, accedere ai contributi del PNRR e mantenere la tariffa incentivante, eventualmente decurtata, ottenendo una sostanziale riduzione dei costi di investimento degli impianti nei territori di Comuni sotto i 5000 abitanti: lo sportello del GSE attraverso il quale presentare la richiesta è attivo dall’8 di aprile e chiuderà il 31 marzo 2015.

Il beneficio totale conseguibile dalla Cer è calcolato sulla base delle tariffe incentivanti per quota di energia immessa spettanti agli impianti di produzione, ordinati in base alla data di entrata in esercizio. La tariffa incentivante viene erogata alla Cer (al suo referente).

 

Nel caso in cui, su base annua, l’energia condivisa incentivabile della Cer supera il valore-soglia del 55% rispetto al totale dell’energia immessa, i proventi dell’energia eccedente possono essere ripartiti ai soli consumatori diversi dalle imprese o utilizzati per finalità sociali aventi ricadute sui territori ove sono ubicati gli impianti per la condivisione. Il valore-soglia scende al 45% nei casi di cumulo della tariffa premio con un contributo pubblico in conto capitale (come per esempio il PNRR).

 

Infine, le disposizioni per la tariffa incentivante si applicano fino al raggiungimento di un contingente di potenza incentivata pari a 5GW e comunque non oltre il 31 dicembre 2027.

 

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