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Nel 2025 per favorire il ricambio generazionale si potrebbe optare per un allentamento dei requisiti per la pensione anticipata. Intervento che però dovrebbe essere accompagnato da assegni più bassi. Il quadro nel rapporto dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio

La riforma delle pensioni si fa più lontana. I dati emersi dall’analisi dell’UPB mostrano chiaramente che per la prossima Manovra sarà necessario fare scelte oculate.

Per mantenere le stesse politiche attuali la Legge di Bilancio 2025 dovrebbe superare i 20 miliardi di euro, da destinare principalmente al rinnovo del taglio del cuneo fiscale a cui il governo sembra non voler rinunciare.

Il turnover generazionale potrebbe essere favorito da una maggiore flessibilità in uscita, che permetta di andare in pensione con requisiti meno rigidi, accompagnata dall’incremento dei giovani che entrano nel mondo del lavoro e dalla stabilizzazione degli occupati.

La questione è che per non pesare sulle finanze pubbliche questa soluzione dovrebbe essere necessariamente accompagnata una riduzione degli assegni pensionistici.

Pensioni 2025: verso l’uscita anticipata ma con assegni più bassi

Il rapporto sulla politica di bilancio aggiornata a giugno 2024 pubblicato dall’UPB, l’Ufficio Parlamentare di Bilancio fotografa lo stato del sistema previdenziale italiano degli ultimi anni, con particolare attenzione al rapporto tra le uscite dal lavoro e le assunzioni stabili, a tempo e le trasformazione da tempo determinato.

Ebbene, negli ultimi 10 anni, ogni uscita dal mercato del lavoro per quiescenza è stata associata a un incremento di 0,7 nuovi occupati a tempo determinato e alla trasformazione di 1,7 contratti da tempo determinato a indeterminato, per un effetto positivo complessivo di 0,7 nuovi occupati per pensionato:

“una stimolazione dell’occupazione limitata, lontana dagli auspici che, nel 2019, hanno accompagnato l’inizio delle misure di rilassamento dei requisiti di pensionamento.”

L’abbassamento dei requisiti di pensionamento, infatti, sottolinea l’UPB, è auspicato da molti per non trattenere al lavoro anziani demotivati e poco produttivi e favorire quindi il ricambio generazionale negli occupati, dando spazio ai giovani, che altrimenti rischierebbero di impoverirsi e non arrivare mai a dare il loro contributo.

Un processo che in Italia non si è verificato come ipotizzato e la maggiore spesa per la previdenza non ha trovato “copertura endogena” stimolando le assunzioni in modo tale da finanziare i costi della flessibilità. L’effetto positivo sull’occupazione come anticipato c’è stato, ma limitato allo 0,7 e per lo più legato ai contratti a termine e da una ricomposizione interna agli occupati, verso il tempo indeterminato.

Una delle possibili interpretazioni, scrive l’UPB:

“è che al forte aumento delle attivazioni a termine e delle trasformazioni a tempo indeterminato, in corso da diversi anni, abbiano contribuito anche le uscite per pensionamento. Non emerge invece alcuna evidenza di un possibile effetto dei pensionamenti sulle assunzioni dirette a tempo indeterminato.”

Pensione anticipata: più turnover con requisiti meno stringenti ma a discapito degli assegni

Qual è la direzione da intraprendere allora secondo l’UPB?

Una delle possibili soluzioni per favorire il turnover generazionale quindi potrebbe essere quella di optare per un allentamento dei requisiti restrittivi per il pensionamento anticipato, con l’obiettivo di stimolare l’ingresso nel mondo del lavoro dei più giovani ma anche la stabilizzazione dei precari.

Non sembra però plausibile, conclude l’UPB, che misure in questa direzione, come Quota 100, possano autofinanziarsi nel breve-medio periodo senza pesare sui saldi di bilancio, sottraendo quindi risorse ad altre misure di welfare.

Una eventuale revisione dei requisiti di accesso al pensionamento anticipato, quindi, dovrebbe necessariamente essere accompagnata da adeguamenti al ribasso degli assegni pensionistici.

Più o meno sulla falsariga di quanto previsto dalla Legge di Bilancio 2024, con l’introduzione della nuova versione di Quota 103 con penalizzazioni, su tutte il calcolo della pensione con metodo contributivo.

Con una riforma delle pensioni che a questo punto appare poco probabile per il prossimo anno e le misure attuali in scadenza a fine anno resta da vedere quali saranno le decisioni del Governo e se la strada ipotizzata dall’UPB sarà percorribile.

UPB – rapporto giugno 2024
Rapporto sulla politica di bilancio 2014-2024

 

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