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Il 19 giugno l’Unione Europea dovrebbe notificare all’Italia, e ad altri dieci Stati, la procedura per deficit eccessivo. Il nostro Paese sarebbe così chiamato a correggere i conti pubblici, riducendo la spesa secondo un percorso da decidere nei prossimi mesi. Il governo dovrà trovare le risorse per confermare nel 2025 diversi aiuti, fra i quali il taglio delle tasse ai lavoratori, in scadenza a fine anno

L’aggiustamento dei conti pubblici che l’Italia sarebbe chiamata a fare dall’Unione Europea potrebbe aggirarsi sui dieci miliardi l’anno. Si tratta al momento di ipotesi, ma quel che appare certo è che il nostro Paese dovrà stingere la cinghia, in pratica fare meno spesa, perché il nostro deficit supera i parametri delle nuove regole comunitarie del Patto di Stabilità.


Deficit eccessivo, il percorso

Se finiremo, come appare sicuro, fra la lista degli Stati che devono correggere il bilancio (insieme ad altri dieci) lo sapremo ufficialmente mercoledì. Dopodiché Bruxelles ci indicherà la strada da percorrere, a cui seguirà una trattativa per stabilire in concreto quanti denari bisognerà recuperare.


19 miliardi da trovare

Il nostro governo si troverà così a un bivio: confermare per il 2025 tutti gli aiuti in scadenza a fine anno (dal taglio dell’Irpef a quello dei contributi ai lavoratori) per i quai servono circa 19 miliardi o rinunciare a una parte di queste misure.


Lo spettro di nuove tasse

In tutti i casi, dovrà trovare i soldi necessari, aumentando altre imposte (sulla benzina o sui consumi, per esempio) o riducendo alcuni sconti in dichiarazione dei redditi, come le agevolazioni sulla casa, o – ancora – facendo pagare di più alcuni servizi (pensiamo a scuola e sanità).


Busta paga più leggera se finisce lo sgravio

Ripercussioni in vista sulle tasche dei cittadini, dunque, perché se – per esempio – lo sgravio sul cuneo fiscale non fosse rinnovato, quattordici milioni di lavoratori si ritroverebbero una busta paga più leggera: anche 100 euro al mese in meno.


Si allontana la riforma delle pensioni

Palazzo Chigi da tempo dice che non rinuncerà a questa misura-bandiera, ma altre potrebbero essere sacrificate e, intanto, si allontanano alcune promesse, come quella di accorciare il traguardo per la pensione: anche l’attuale anticipo di Quota 103 finisce a dicembre e se non si farà nulla da gennaio serviranno 67 anni per lasciare il lavoro

 

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