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spirale malefica di debiti e di problemi, paura e ritorsioni,tentativi di trovare prestiti per saldare i conti, che generano altri guai e indebitamenti con persone che non esitano a minacciare di morte chi non restituisce i soldi concessi “a strozzo”. È la catena dell’usura collegata alla criminalità organizzata e molto spesso anche alla ludopatia, un gorgo nel quale cascano soprattutto persone fragili, con livello di istruzione basso, magari anche migranti senza permesso di soggiorno, con lavori in nero, quindi ricattabili, loro e i familiari. Di tutto questo scenario intricato si è parlato ieri all’università Cattolica, alla presenza dell’arcivescovo Mario Delpini e dei vertici di Caritas Ambrosiana e di Fondazione

San Bernardino, che da anni hanno stretto un’alleanza per provare ad aiutare le vittime di questo inferno. Sono 4.773 le persone che si sono rivolte alla fondazione voluta dal cardinale Dionigi Tettamanzi, ormai vent’anni fa, proprio per fare prevenzione dei fenomeni, in rapida espansione anche nella regione più ricca d’Italia, Paese dove si calcola che ci siano 1,5 milioni di persone che soffrono per la ludopatia, una vera e propria patologia nella quale si cade spesso dopo aver chiesto soldi in prestito a tassi usurai senza la capacità di restituirli. Ieri, c’era il sociologo Nando Dallla Chiesa a spiegare il tema. Accanto a lui, don Massimo Mapelli, responsabile Caritas sud Milano: «Abbiamo nei nostri Comuni tra Buccinasco, Trezzano, Corsico, Cesano Boscone un bene confiscato alla mafia ogni seimila abitanti, questo dice l’espansione della criminalità organizzata sul territorio; la Libera Masseria di Cisliano, gestita da Caritas, era della famiglia ‘ndranghetista Valle che controllava tutte le slot machine della zona. Tante sono le vittime di questo sistema, le stiamo aiutando a fare denuncia per estorsione nei confronti degli strozzini: devono cambiare casa e vivere nell’anonimato, perché le

cercano per far loro la pelle».

La Fondazione San Bernardino grazie alla legge 108, con una ventina di sedi e 16 esperti, coordinati dal presidente Luciano Gualzetti e da Alberto Valcarenghi, membro del cda, ha aiutato 473 persone spendendo quasi sei milioni di euro. Per farlo offre garanzie agli istituti bancari convenzionati (Banche di Credito

Cooperativo, Banca Mediolanum e Banca Intesa) che erogano prestiti a persone che hanno bisogno di ripianare pesanti debiti. Poi naturalmente serve accompagnamento sociale ed educazione finanziaria per chi non sa gestire i propri soldi.

L’arcivescovo Delpini ha commentato che «gli usurai sono come il sangue infetto. Viene iniettato in un organismo che ha bisogno di una trasfusione e avvelena tutto il corpo. La Fondazione San Bernardino, con la sua capillare presenza e con la competenza dei suoi volontari, è un piccolo presidio che cerca di dissuadere coloro che hanno bisogno di liquidità a ricorrere al “sangue infetto”.

Forte è l’impegno di Caritas Ambrosiana: “A tutte queste persone vittime di usurai – ha spiegato il presidente di Fondazione San Bernardino e direttore di Caritas Luciano Gualzetti – abbiamo assicurato un accompagnamento tangibile, per evitare che cadessero vittima di circuiti illegali. Si tratta di soggetti non necessariamente poveri, ma fortemente indebitati per non aver saputo gestire in modo adeguato il loro denaro. Sono persone spinte dal sistema non a risparmiare, ma a investire tramite strumenti finanziari gravidi di rischi; convinte a contrarre piani di finanziamento che a un certo punto, in caso di spese impreviste o di riduzioni del reddito, si rivelano insostenibili; indotte a consumi non essenziali ed esorbitanti rispetto alle entrate; segnate da dipendenze compulsive, causate, negli ultimi anni, soprattutto dalla diffusione incontrollata dell’azzardo; vittime di truffe, sempre più spesso online. Abbiamo evitato che molti di costoro finissero nei circuiti dell’usura, dando così il nostro contributo a battaglie di legalità che la società e la politica dovrebbero condurre in maniera più incisiva, a cominciare dal versante legislativo».

«Secondo i dati dell’Indagine congiunturale sulle famiglie italiane – ha chiarito la professoressa Elena Beccalli, preside della Facoltà di scienze bancarie, finanziarie e assicurative dell’Università cattolica del Sacro Cuore –, alla fine del 2023 in Italia circa 3 famiglie su 10 erano indebitate. Sebbene il sovraindebitamento sia difficile da intercettare, esistono alcuni indicatori che consentono di definire la rilevanza del fenomeno, come il rimborso di debiti. Dalle elaborazioni sui dati della Centrale dei rischi, nel 2023 le famiglie in ritardo nel pagamento di almeno una rata di un mutuo a tasso variabile sono state circa 127 mila, ossia lo 0,5% delle famiglie italiane. Inoltre, le stime indicano che circa 256 mila nuclei hanno subito un incremento della rata superiore al 30% a causa del rialzo dei tassi e 198 mila hanno dovuto sostenere tra il 2023 e il maggio 2024 una rata superiore al 30% del loro reddito”.

 

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