«La vendita a un unico player o cordata riteniamo che sia la soluzione migliore». Da Genova, dove era ieri, il ministro per le Imprese, Adolfo Urso, esplicita la linea del Governo ora che si è chiusa la prima fase della procedura di vendita con l’arrivo delle manifestazioni di interesse. Delle quali solo 3 su 15 riguardano l’intero gruppo mentre le altre – la maggioranza quindi – sono interessate a singoli stabilimenti.
E da Urso arriva anche un altro annuncio: sulla nave rigassificatrice per alimentare di gas l’impianto di preridotto che servirà i futuri forni elettrici «il Governo intende procedere. Non entro nelle questioni territoriali o locali – chiarisce il ministro -. Quello che posso dire è che, per quanto riguarda l’ex Ilva, una delle offerte prevede anche l’installazione di una nave rigassificatrice nel porto di Taranto per fornire gas in maniera continuativa a prezzo più basso».
Intanto la vendita con lo “spezzatino” della società, preoccupa soprattutto i sindacati, anche se è prematuro trarre conclusioni visto che ci sono ancora altri step della gara nei quali potranno inserirsi i gruppi per ora rimasti alla finestra. A tal proposito, Urso rilancia gli ucraini di Metinvest: «Con loro abbiamo contatti praticamente quotidiani». Sicuramente, la necessità di vendere il gruppo Acciaierie d’Italia per intero senza frazionarlo, sarà espressa dai sindacati a Urso quando a giorni sarà a Taranto per la ripartenza dell’altoforno 1, visita che al momento appare confermata per il pomeriggio del 15 ottobre anziché, come programmato in un primo momento, per la mattina del 16.
E il 15, alle 16, il direttore del Dipartimento economico della Regione Puglia, Gianna Elisa Berlingerio, e il capo della task force Lavoro, Leo Caroli, hanno convocato commissari di AdI, Associazione bancaria italiana (Abi) sia nazionale che pugliese, che le associazioni Confindustria, Confapi e Aigi per discutere di come mettere a disposizione dell’indotto l’avanzo di amministrazione della Regione. “La Regione Puglia con Puglia sviluppo – scrivono Berlingerio e Caroli – sta lavorando per approntare uno strumento agevolativo che consenta alle aziende dell’indotto AdI di compensare parzialmente la perdita economica in caso di accettazione degli accordi con Sace o altri intermediari e, conseguentemente, evitare il licenziamento dei lavoratori in organico”. Ma per “mettere a punto lo strumento e consentire all’amministrazione di pubblicare in tempi brevi uno specifico avviso”, la Regione invita a compilare e restituire un file excel compresa “la liberatoria firmata dal legale rappresentante di ciascuna azienda entro il 10 ottobre”. File che permetterà alla Regione di avere il quadro della situazione. «L’avanzo di amministrazione – spiega Fabio Greco, presidente di Confapi – andrà a favore delle imprese che, dichiarate strategiche e prededucibili, da Sace e altri intermediari finanziari si sono viste riconoscere solo l’80 per cento del credito, rinunciando alla restante parte; 80 per cento che poi si è sensibilmente ridotto a causa di spese e commissioni di istruttoria. Ora l’avanzo della Regione dovrebbe consentire di recuperare parte dei soldi persi».
Nel frattempo, nell’indotto si accende un primo campanello d’allarme. Riguarda la regolarità dei pagamenti, da parte di Acciaierie, per i lavori in corso da parte delle imprese. «Pian piano si stanno ricreando tempi di attesa – dichiara Piero Cantoro della Fim Cisl -. I pagamenti di Acciaierie non sono poi così puntuali come dovrebbero essere e la paura è che possa ripetersi quanto abbiamo visto nei mesi passati. Chiaramente le imprese, con una già comprovata difficoltà economica, temono che si possa anche solo pensare di tornare a quella situazione. Parliamo di ritardo di qualche settimana su qualche azienda. Non vorremmo che fosse l’inizio di un percorso che possa poi dilagare come nel passato. C’è stato un aiuto per i crediti vecchi, anche se il risarcimento è stato al ribasso tra istruttoria e oneri vari, ma al di là della formula, che a differenza del 2015 un ristoro l’ha fornito, ci auguriamo di non avere adesso problemi di affidabilità sul corrente. In modo evidente non abbiamo ancora segnali di difficoltà, ma più di qualche azienda si è lamentata manifestando la sua paura. Ci auguriamo che sia solo un momento».
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