Prestiti personali immediati

Mutui e prestiti aziendali

Utilizza la funzionalità di ricerca interna #finsubito.

Agevolazioni - Finanziamenti - Ricerca immobili

Puoi trovare una risposta alle tue domande.

 

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito
#finsubito news video
#finsubitoaste
01_post_Lazio
Abruzzo
Agevolazioni
Agevolazioni #finsubito
Alghero aste
Cagliari aste
Chieti
Emilia Romagna aste
Firenze aste
Italia aste
L'Aquila
Lazio aste
Lombardia aste
News aste
Olbia aste
Post dalla rete
Roma aste
Sardegna aste
Sassari aste
Toscana aste
Zes agevolazioni
   




Un anno dalla morte di Berlusconi: messa a Villa San Martino


La recente decisione della Bce di riduzione del Tus (Tasso Ufficiale di Sconto), che anticipa quella attesa della Fed, sembra indicare un ritorno alla normalità per il mercato del credito. Passata la tempesta pandemica e rientrati i successivi shock energetici, delle materie prime e l’ondata inflattiva – supportata dalle politiche monetarie espansive attuate dalla crisi finanziaria del 2008 – pur a fronte di tensioni geopolitiche in crescita, questa normalizzazione suggerisce un maggiore accesso e un minor costo dei finanziamenti per le pmi Italiane, con benefici effetti sulla crescita e sulla redditività. La normalità domestica si inquadra tuttavia in un contesto di anormalità internazionale che suggerisce ben più ampie opportunità per il frammentato tessuto industriale italiano, oltre che per lo stesso sistema bancario. Mentre nell’America del Nord (Usa e Canada) e in Gran Bretagna oltre il 70% del credito erogato alle imprese proviene da financial sponsor (e.g. fondi di direct credit), con la quota rimanente finanziata dal sistema bancario, il rapporto di forza appare rovesciato in Europa Continentale (in Francia il credito bancario è al 55% del totale, con la Germania al 37% e l’Italia al 47%, rispetto al 22% per gli Stati Uniti).

Contesto internazionale e shadow banking

I volumi di credito diretto non bancario (shadow banking) risultano infatti molto rilevanti a livello globale e caratterizzati da elevata crescita (dai 116 miliardi di dollari di dry powder del 2008 ai 506 miliardi del 2023, con Aum complessivi cresciuti rispettivamente da 301 a 1.607 miliardi fino agli oltre 3.500 miliardi attesi per il 2028 – secondo Preqin). Il 58% di questo stock è tuttavia concentrato nell’America del Nord, con dry powder di direct lending di appena 182 miliardi di dollari a livello globale, per Aum complessivi pari a 546 miliardi. Guardando alle attività di investimento, la quota italiana di private debt risulta pari ad appena 2,9 miliardi di euro nel 2023, con oltre i due terzi dell’erogato concesso a grandi imprese (1,5 miliardi è composto da ticket superiori ai 100 milioni, con altri 400 milioni superiori ai 50 milioni). Peraltro, oltre il 30% dei mini-bond (la forma tipica di erogazione) è sottoscritto dalle stesse banche, con limitato uso di basket bond (portafoglio di mini-bond diversificato).

Opportunità per il direct credit 

Se la normalità italiana corrisponde dunque all’anormalità internazionale, dobbiamo chiederci, dati gli ampi spazi di recupero, se lo sviluppo del direct credit rappresenti un’opportunità per le imprese, per gli investitori e per le banche stesse. Infatti, lo sviluppo di direct credit potrebbe non solo, da un punto di vista quantitativo, colmare evidenti gap di finanziamento (come quelli necessari alla conversione green delle imprese, più volte evidenziato dalla stessa Bce e che il solo sistema bancario italiano non può colmare) e risolvere inefficienze di mercato del sistema bancario (come il disincentivo delle banche a prestare ad aziende più piccole, data la maggiore penalizzazione nei termini del capitale regolamentare richiesto), ma anche ottimizzare il liability management delle pmi. Questo avverrebbe grazie a durate medie ponderate dei prestiti più lunghe (oltre 5 anni la duration media negli Stati Uniti, oltre i 6 anni in Italia, con prevalenza di forme bullet), a fronte di un costo medio competitivo rispetto a quello bancario (6,8% nel 2023, secondo Aifi). Il «più credito, più a lungo, a costi ragionevoli» delle imprese corrisponde peraltro a un’opportunità d’investimento a basso rischio (sono a oggi limitatissimi i tassi di default registrati), con rendimenti netti interessanti e decorrelati rispetto alle altre attività in portafoglio per gli investitori: sia Istituzionali (ad oggi, la quasi totalità in Italia) che retail (a livello globale, circa il 15% degli attuali Aum sono di provenienza retail, a conferma del trend di democratizzazione dei prodotti d’investimenti di private market a cui il direct credit appartiene).

Benefici per banche e investitori

Entrambe le opportunità sono inoltre coerenti rispetto a quella, per il sistema bancario Italiano, di riorientamento delle attività verso quelle di asset e wealth management, con progressiva diversificazione delle fonti di reddito e dei rischi patrimoniali assunti, con una minore dipendenza del valore economico creato dal Tus, destinato a scendere. Un Tus che ha largamente beneficiato le banche Italiane negli ultimi due anni, supportandone dividendi record e redditività ritornata finalmente, dopo molti anni, a un livello superiore al costo opportunità dichiarato dalle stesse banche (analisi Bce).

Anche per evitare un ritorno alla normalità di un valore di mercato inferiore a quello di libro, le stesse banche italiane potranno supportare lo sviluppo del direct credit, sia raccogliendo risparmi privati da investire in questi – con opportuni incentivi fiscali quali quelli dei pir alternativi; sia lavorando in partnership con i fondi mid-market già attivi in questo settore attraverso attività di origination e co-finanziamento sui propri clienti. (riproduzione riservata)

*Senior Partner e

Private Equity Leader, Deloitte

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Informativa sui diritti di autore

La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni:  la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.

Vuoi richiedere la rimozione dell’articolo?

Clicca qui

 

 

 

Per richiedere la rimozione dell’articolo clicca qui

La rete #dessonews è un aggregatore di news e replica gli articoli senza fini di lucro ma con finalità di critica, discussione od insegnamento,

come previsto dall’art. 70 legge sul diritto d’autore e art. 41 della costituzione Italiana. Al termine di ciascun articolo è indicata la provenienza dell’articolo.

Il presente sito contiene link ad altri siti Internet, che non sono sotto il controllo di #adessonews; la pubblicazione dei suddetti link sul presente sito non comporta l’approvazione o l’avallo da parte di #adessonews dei relativi siti e dei loro contenuti; né implica alcuna forma di garanzia da parte di quest’ultima.

L’utente, quindi, riconosce che #adessonews non è responsabile, a titolo meramente esemplificativo, della veridicità, correttezza, completezza, del rispetto dei diritti di proprietà intellettuale e/o industriale, della legalità e/o di alcun altro aspetto dei suddetti siti Internet, né risponde della loro eventuale contrarietà all’ordine pubblico, al buon costume e/o comunque alla morale. #adessonews, pertanto, non si assume alcuna responsabilità per i link ad altri siti Internet e/o per i contenuti presenti sul sito e/o nei suddetti siti.

Per richiedere la rimozione dell’articolo clicca qui