diFederica Nannetti
Report Adoc ed Eures: Bologna più cara dopo Milano e Roma. Rincari fino a 30 euro in più a settimana
Sempre più cari e spesso inaccessibili, con rincari da un anno all’altro che arrivano quasi a 30 euro in più alla settimana; e tante, tantissime settimane di chiusura delle scuole, in alcuni casi il doppio di quelle di altri Paesi europei, come Germania e Francia. I costi dei centri estivi non convenzionati con il Comune sono diventati un vero e proprio salasso, l’equivalente di uno stipendio, o di più, se moltiplicati per le otto settimane di cui molte famiglie avrebbero bisogno.
L’indagine
A tracciare un quadro piuttosto preoccupante, tanto a livello di costi quanto di garanzia di un diritto per bambini e adolescenti, è l’annuale indagine di Adoc (Associazione difesa orientamento dei consumatori) ed Eures, che ha appunto analizzato i costi dei centri estivi di alcune grandi città italiane, tra cui Bologna, dove le scuole hanno chiuso anticipatamente per via delle elezioni e dove la prima campanella del prossimo anno non suonerà prima del 16 settembre (sono 14 settimane di chiusura). Ed è proprio Bologna a essere una delle città più care del Paese — la terza, dietro solo a Milano e Roma — con una media settimanale di 137 euro, in aumento di 27 euro rispetto al 2023 (il 24,7% in più a distanza di dodici mesi, la percentuale più alta a livello nazionale, la cui media si attesta su un +10%). Questo è il costo medio riferito a un centro estivo — appunto non convenzionato con il Comune — e al tempo pieno, mentre in caso di orario ridotto si scende a 90 euro alla settimana: la proiezione a otto settimane di iscrizione fa arrivare la cifra a 1.093 euro a figlio, che potrebbe salire a 2.110 in caso di un secondo figlio.
Gli sconti
Un altro dato su cui si sofferma l’indagine è proprio quello degli eventuali sconti per fratelli e sorelle, considerandolo un ulteriore elemento di criticità: «Ben il 44,2% dei centri estivi non convenzionati non prevede alcuna riduzione per i fratelli — si può leggere nel report — , a fronte del 55,8% che applica uno sconto al secondo e al terzo iscritto dello stesso nucleo» familiare; sconto che però si attesta in media sul 7%. «Tutto è esacerbato per le famiglie che non hanno una rete familiare di supporto e Bologna è una città con un saldo migratorio stabilmente positivo — ha sottolineato a tal proposito Manuel Michelacci, presidente Adoc Emilia-Romagna, insieme a Marcello Borghetti, segretario generale di Uil Emilia-Romagna —. Oggi sono ancora le madri che, se prive di aiuti, sono spesso costrette a rinunciare a un lavoro full time, anche per la difficoltà di affrontare costi così alti».
I contributi
Il Comune di Bologna, va detto, sta fornendo da tempo una vasta offerta di centri estivi convenzionati: quest’anno sono 106, ai quali vanno aggiunte le scuole che hanno aderito al progetto Scuole aperte, inteso come prolungamento dell’offerta formativa scolastica. Per i centri estivi convenzionati, la Regione e il Comune hanno investito in modo massiccio, garantendo un contributo massimo di 300 euro a figlio, nel limite di 100 euro a settimana (diverse le categorie che ne hanno potuto fare richiesta). Viale Aldo Moro ha stanziato in totale 7 milioni di euro come «bonus rette» da suddividere tra i vari territori; solo a Bologna, tra risorse regionali e comunali è andato a sostegno delle famiglie oltre un milione (più un altro milione e mezzo per l’inclusione di bambini con disabilità). Alcuni posti sono ancora disponibili.
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