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Università, parte la mobilitazione dei precari contro i tagli del governo #finsubito prestito immediato


La notizia dei nuovi tagli all’Università (tra i 500 e gli 800 milioni complessivi) era circolata a metà luglio, subito dopo la bozza di riforma del pre ruolo accademico. Dopo le prime reazioni della Conferenza dei rettori e dei ricercatori, la ministra Anna Maria Bernini ha tentato per mesi di invertire la narrazione: «Non è vero che ci sono decurtazioni, i rettori piuttosto pensino a spendere bene, la riforma non aumenterà il precariato».

Ora che l’estate è finita, le università si sono ripopolate e il decreto che disciplina i criteri di ripartizione del fondo alle Università statali per l’anno in corso è stato pubblicato, è cominciata anche la mobilitazione di docenti, ricercatori e studenti.

Il 25 ottobre si terrà alla Sapienza di Roma un’assemblea nazionale contro i tagli al Fondo di Finanziamento ordinario (Ffo) e contro la riforma sul pre ruolo. È stata convocata dal basso e ha trovato subito il sostegno della Flc Cgil, Adi (Associazione dottorandi italiani), Arted – Associazione dei Ricercatori a tempo determinato e delle sigle degli studenti Uds, Link, Primavera.

Con altri soggetti si sono uniti in una community chiamata Novantapercento. Il motivo del nome è presto detto: «Il 90% di chi ha fatto dottorato, assegno, ricercatori a tempo determinato, viene espulso dall’accademia; il 10% che ce la fa si fa mantenere, va in terapia, rimanda la vita; il 100% rischia», c’è scritto in apertura della pagina.

«Ricercatori e ricercatrici reclamano una spazio di democrazia per discutere del loro destino che in questi mesi è stato negato dalla ministra – spiega Davide Clementi, dell’Adi -. Anche i rettori hanno capito che nel baratto tra finanziamento e diritti dei ricercatori chi perde è il sistema universitario, ci auguriamo che questa assemblea sia solo un primo momento di una grande mobilitazione nazionale».

Intanto nelle università si stanno muovendo anche i collettivi degli studenti: assemblee contro i tagli si sono tenute nei giorni scorsi a Padova, Torino, Milano, Siena.

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Nei giorni scorsi Bernini è stata anche bersagliata dalle dichiarazioni dei rettori degli atenei di tutta Italia. Edoardo Alesse, dell’Università dell’Aquila, ha denunciato una decurtazione complessiva per il suo ateneo di circa 7, 8 milioni su un bilancio di 100 milioni: «Fare lo stesso con meno diventa sempre più difficile e le cose a costo zero escono male. Qui si colpisce l’università che evidentemente non è considerata un aspetto prioritario».

Una posizione condivisa con i rettori degli altri sette atenei delle Marche, Abruzzo e Umbria. A loro si sono aggiunti i rettori di Firenze, Pisa e Siena che all’unisono hanno lanciato l’allarme sul futuro ricerca. Preoccupazione raccolta anche da Udine e Trieste. Mentre la petizione «Contro la precarizzazione dei giovani ricercatori e i tagli alla ricerca» lanciata dai professori di ruolo ha già raggiunto 7mila firme.

Anche il Pd lancia la sua iniziativa: «La quasi totalità degli atenei dovrà rivedere radicalmente la propria programmazione, bloccando o riducendo quasi a zero le assunzioni di ricercatori e le progressioni di carriera per il prossimo triennio. A ciò si sommano il progetto della ministra Bernini di riforma del pre-ruolo», ha detto il responsabile università dem D’Attorre annunciando «mobilitazioni che affiancheranno la battaglia parlamentare con diverse iniziative territoriali e un momento nazionale a Roma, a novembre, con la segretaria Schlein».



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