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L’Europa ha deciso di accendere i riflettori su 746,4 milioni di cittadini che vivono entro i propri confini. Non per essere sospettosi, ma al di là di controlli, verifiche e vigilanze messe in atto in ogni Paese membro, a Bruxelles credono sia necessario vederci chiaro sul traffico di denaro sporco attraverso uno strumento rappresentato dal pacchetto antiriciclaggio a cui lo scorso 30 maggio il Consiglio UE ha dato il via libera, rendendo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale UE l’ultimo passaggio prima dell’entrata in vigore definitiva.

Il “grande fratello” che tutto sa e tutto vede avrà il cuore nell’AMLA, l’Autorità Antiriciclaggio con sede a Francoforte che si aggiungerà al lavoro della UIF (Unità di Informazione Finanziaria) e a cui spetterà il delicato compito di tenere sotto osservazione le situazioni ad alto rischio e valutare anche il livello di vigilanza messo in atto dai diversi Paesi UE.
“L’AMLA avrà poteri di vigilanza diretta e indiretta. Una scelta che rappresenta un significativo passo in avanti nella lotta alla criminalità finanziaria e un potente strumento per garantire l’integrità del sistema finanziario UE e proteggere i cittadini dall’impatto dannoso del riciclaggio di denaro e del finanziamento al terrorismo”, hanno commentato da Bruxelles.

L’Autorità è preceduta dall’introduzione di un regolamento che illustra anche i meccanismi di coordinamento con le diverse entità nazionali. A livello pratico, significa che stanno per nascere un registro dei titolari effettivi degli immobili, una sorta di catasto europeo, e un database comune in cui rientreranno i dati su cassette di sicurezza, conti correnti e criptovalute.

“L’accesso ritardato alle informazioni da parte degli Uif e di altre autorità competenti sull’identità dei titolari di conti bancari e di pagamento, conti titoli, conti custodiali di cripto-asset e cassette di sicurezza, ostacola il rilevamento dei trasferimenti di fondi relativi al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo.

È quindi essenziale stabilire meccanismi automatizzati centralizzati, come un registro o un sistema di recupero dati, in tutti gli stati membri come un mezzo efficiente per ottenere tempestivamente accesso alle informazioni sull’identità dei titolari”. Sotto la lente anche gli immobili, che da sempre rappresentano “un bene attraente per i criminali per riciclare i proventi delle loro attività illecite, poiché consentono di oscurare la vera fonte dei fondi e l’identità del titolare effettivo – spiega il preambolo della direttiva – l’identificazione corretta da parte delle Uif e altre autorità competenti delle proprietà così come delle persone fisiche, delle entità giuridiche e dei trust che possiedono immobili è importante sia per individuare schemi di riciclaggio di denaro sia per il congelamento e il sequestro dei beni, nonché per le misure di congelamento amministrativo che attuano sanzioni finanziarie mirate”.

Agli stati membri sarà richiesto di fornire alle Uif e alle autorità competenti un accesso diretto e gratuito alle informazioni che consentano analisi e indagini su potenziali casi criminali che coinvolgono immobili. Le informazioni dovranno includere anche le indicazioni “storiche”, compresa la storia della proprietà, i prezzi di acquisto in passato e i vincoli correlati andando indietro nel tempo per almeno 5 anni.

Nelle specifiche, il regolamento allarga anche il numero di soggetti obbligati ai fornitori di servizi di cripto asset, anche loro costretti a supervisionare transazioni che superano i 1000 euro, e ai commercianti di beni di lusso (oro, auto, aerei, yacht), ma anche chi commercia in opere d’arte e per finire le società di calcio. Quest’ultimo un settore considerato “a rischio elevato di infiltrazioni con società esposte a rischi più elevati di riciclaggio di denaro verso cui dal 2029 scatteranno gli obblighi di verifica per club, procuratori e sponsor.

Il Consiglio dell’UE ha approvato anche regole che impongono la vigilanza rafforzata per i titolari di patrimoni totali di almeno 50 milioni di euro. Ed è curioso, per concludere, che per la prima volta in Europa sia introdotto un tetto ai pagamenti cash, che non potranno superare i 10mila euro e con obbligo di identificazione di chi effettua operazioni in contanti comprese tra 3000 e 10mila euro.



 

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