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Come ogni mese, l’Enea ha fornito il suo aggiornamento sui costi del Superbonus 110%. In totale, l’importo che lo Stato dovrà restituire ai contribuenti ammonta a oltre 122 miliardi di euro.

Ammonta a oltre 122 miliardi il conto del Superbonus per lo Stato. A comunicarlo è l’Enea che anche a maggio ha fornito il suo aggiornamento mensile sui dati relativi al costo del bonus edilizio per le casse italiane.

Gli oltre 122 miliardi di euro di detrazioni maturate dall’inizio della misura, a luglio 2020, corrispondono alla cifra che lo Stato dovrà restituire ai contribuenti. Dalla fine del 2023 l’importo del costo del superbonus edilizio risulterebbe, quindi, aumentato di circa 22 miliardi di euro.

Non è un mistero che il governo Meloni sia particolarmente ostile nei confronti del bonus varato dal secondo governo Conte e che spesso scarichi su questa misura le responsabilità degli stretti margini di manovra a disposizione del Ministero dell’Economia e della Finanza. “Sapete quali soldi avrei voluto mettere sulla sanità? I 17 miliardi di euro andati nelle truffe del superbonus, soldi tolti ai malati per darli ai truffatori: sono stati spesi non per risolvere problemi ma gettati dalla finestra”. Ha detto la premier proprio ieri, rispondendo a una domanda sulle critiche mosse dall’opposizione riguardo ai costi del accordo con l’Albania sui migranti. Fondi che secondo partiti come il Pd, Meloni avrebbe dovuto indirizzare alla sanità piuttosto che al protocollo siglato con Tirana. “Se avessi avuto i 17 miliardi di truffe stimate ad oggi, volentieri li avrei messi sulla Sanità. Purtroppo sono stati gettati per regalarle, con norme scritte male, a gente che voleva truffare lo Stato”, ha ribadito.

Con l’approvazione del decreto Superbonus, convertito in legge lo scorso maggio, il governo ha difatti imposto regole più rigide sullo sconto in fattura e sulla cessione del credito con l’intento di ridurre i costi e di eliminare la possibilità di usare tali agevolazioni. A poter utilizzare questi strumenti per il Superbonus 110% saranno esclusivamente coloro che non hanno presentato i dati sulle spese effettuate nel 2023 entro il 4 aprile del 2023: principalmente organizzazioni del Terzo settore, case popolari o altri interventi con il bonus barriere architettoniche.

Le nuove regole, che hanno ricevuto le critiche di banche e imprese, prevedono inoltre che chi ha ottenuto i crediti fiscali non potrà più detrarli in quattro anni ma in dieci. Si tratta di una misura che potrebbe essere d’aiuto per coloro che, avendo un reddito più basso, si ritroveranno a dover scalare dall’Irpef degli importi minori. Per questi il rischio di risultare ‘incapiente’ sarà presumibilmente ridotto, ma per le imprese e le banche i timori di rimanere penalizzate restano. Con molta probabilità infatti, le loro entrate derivanti dalla riscossione dei crediti nei prossimi anni saranno inferiori rispetto a quanto avessero inizialmente preventivato.

Il calcolo dei costi del Superbonus resta di per sé un argomento discusso. Chi lo sostiene, principalmente il Movimento 5 stelle, A dicembre, accusa il governo di concentrarsi solamente sull’aspetto relativo ai costi tralasciando invece di menzionare quanto lo Stato abbia incassato finora.  Secondo i grillini ammonterebbero a 100 miliardi le entrate di cui i conti pubblici avrebbero beneficiato grazie all’implementazione del bonus edilizio.



 

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