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Unicredit-Commerzbank: la Ceo Orlopp elenca tutti i (presunti) rischi della fusione. Dai prestiti al rating, ecco quali sono #finsubito prestito immediato


In un’intervista ad Handelsblatt, la Ceo di Commerzbank Bettina Orlopp parla dei rischi dell’operazione per la banca tedesca e per la Germania. Il Governatore della banca centrale francese Villeroy: “I governi stiano fuori dalle fusioni”

Perdita di clienti, meno prestiti per le imprese tedesche, rating più basso e più rischi per il sistema Paese in caso di crisi economiche. Sarebbero queste le conseguenze di un’eventuale fusione tra Unicredit e Commerzbank secondo la neo amministratrice delegata della banca tedesca, Bettina Orlopp. La Ceo ha rilasciato la sua prima intervista da quando è alla guida della seconda banca tedesca all’autorevole quotidiano tedesco Handelsblatt in cui ha ribadito la sua contrarietà ad un’operazione che invece, fuori dalla Germania, continua a raccogliere sempre più consensi. E Orlopp risponde a distanza anche a chi si è schierato a favore sostenendo che la fusione non rappresenterebbe un passo avanti nell’integrazione dei mercati europei perché “si tratterebbe di un consolidamento all’interno della Germania”.

Unicredit-Commerzbank: per Orlopp “integrazione estremamente difficile”

L’intervista arriva a una settimana di distanza dall’incontro con l’amministratore delegato di Unicredit, Andrea Orcel, che Orlopp ha descritto come “molto professionale”. “Non si è parlato della fusione”, ha sottolineato la manager, parlando di “un classico meeting tra investitori”. 

Secondo l’Ad di Commerzbank, l’integrazione di due grandi banche è “estremamente difficile”, infatti, dopo l’acquisizione di Dresdner Bank nel 2008, Commerzbank ha impiegato diversi anni per fondere i sistemi delle due banche. “Non possiamo permetterci una tale situazione di stallo nel mondo di oggi, caratterizzato da tanti sconvolgimenti tecnologici e da una concorrenza molto intensa”, ha detto Orlopp, evidenziando che “se una fusione sembra buona sulla carta, non significa che sarà eseguita bene e che alla fine potrà avere successo e creare valore per i nostri azionisti”.

La strategia di Commerzbank si basa sull’indipendenza della banca, ha ripetuto Orlopp, ma, se Unicredit dovesse presentare una proposta di acquisizione, sarebbe “mio dovere valutarla in modo professionale”. La valutazione dovrebbe innanzitutto soddisfare le richieste degli azionisti e tenere conto degli interessi dei clienti e dei dipendenti. Commerzbank, inoltre, sta già lavorando agli obiettivi dopo il 2027, attuale raggio d’azione della strategia. 

“Normalmente non avremmo iniziato questo lavoro prima dell’anno prossimo. Stiamo anticipando i tempi perché vogliamo avere una base di confronto nel caso in cui Unicredit ci offra una fusione”; ha detto, sottolineando che “poiché l’attuazione di una fusione richiederebbe molti anni, è importante essere in grado di valutare questo scenario con una prospettiva di medio-lungo”.

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Orlopp su Unicredit-Commerzbank: “Dalla fusione meno prestiti e meno clienti”

Se Commerzbank venisse acquisita da Unicredit, che ha già in mano una quota potenziale del 21% e ha chiesto alla Bce di salire fino al 29,9%, le medie imprese tedesche rischierebbero di ricevere meno prestiti. Secondo Orlopp, infatti “quando si tratta di clienti aziendali, c’è molta sovrapposizione tra noi e la filiale tedesca di Unicredit Hvb. In caso di fusione, le esposizioni creditizie di alcune società dovrebbero essere ridotte per evitare rischi di cluster”, ha spiegato. L’unione, inoltre, costringerebbe il nuovo gruppo a ridurre i finanziamenti ai clienti comuni, con effetti negativi per le famiglie e imprese tedesche.  

Orlopp: “Dalla fusione pericoli per la Germania”

Dopo aver detto che la fusione non rappresenta un passo avanti verso l’integrazione del mercato europeo, Orlopp ha rincarato la dose, parlando di possibili rischi per l’economia tedesca, che in caso di crisi, si ritroverebbe praticamente senza un supporto importante: “Posso dire per esperienza personale che, soprattutto in in fasi difficili, fa una grande differenza la sede di chi decide”, ha evidenziato nel giorno in cui un altro quotidiano tedesco, Sueddeutsche Zeitung, ha scritto che il Governo è pronto a tagliare le previsioni di crescita per il 2024 con il Pil a -0,2%, sancendo de facto il secondo anno di recessione consecutivo per la Germania.

Il rischio rating

La manager ha infine sottolineato che l’acquisizione da parte di Unicredit porterebbe probabilmente a un peggioramento del merito creditizio di Commerzbank: sul rating delle banche incide anche il giudizio sui Paesi in cui hanno sede e l’Italia è otto scalini sotto la Germania. In caso di fusione “il nostro rating si deteriorerebbe, probabilmente anche in modo significativo”, ha detto, sottolineando inoltre che “perderemmo clienti che hanno determinati requisiti in termini di rating e che fanno affari solo con banche con ottimi rating”. 

Villeroy: “Governi stiano fuori dalle fusioni bancarie”

Le parole della Ceo non sembrano però convincere nessuno fuori dalla Germania. Nel resto d’Europa, infatti, la contrarietà all’operazione espressa apertamente dal governo tedesco, con Scholz che ha parlato di “atto ostile”, sembra suscitare sempre più irritazione. La presidente della Bce Christine Lagarde, pur non entrando nel merito della questione, ha più volte definito le fusioni transfrontaliere “auspicabili”, mentre secondo i rumors diversi banchieri centrali membri del consiglio direttivo sarebbero favorevoli alla fusioni. Uno di essi potrebbe essere il governatore della Banca centrale francese François Villeroy de Galhau che in un’intervista a Repubblica, ha invitato ad aspettare il verdetto della Vigilanza europea e a riflettere sul possibile risultato dell’operazione. 

“Non commento casi specifici”, ha detto Villeroy, che però si è concesso “due appunti generici” sul dossier: “Primo: non dovrebbe essere una questione politica o nazionalistica, in nessun Paese. Per fortuna, grazie all’Unione bancaria, il processo decisionale è nelle mani di un’istituzione europea con una valutazione indipendente e tecnica, ossia la Bce. Secondo, la Bce dovrà decidere non soltanto sull’accordo di per sé, con le sue sfide e i suoi risvolti finanziari, ma anche, e soprattutto, la solidità, la sostenibilità e la governance di un eventuale nuovo gruppo”.



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