L’Ufficio studi dell’Associazione Artigiani e Piccole Imprese di Mestre (Cgia) ha pubblicato un impietoso studio costellato di critiche sul Superbonus 110%, definito “Robin Hood al contrario” e “misura surreale” a motivo delle note criticità, in particolare il fatto che la discussa misura sia costata alle casse pubbliche 122,6 miliardi di euro di detrazioni fiscali (pari a oltre 6 punti di Pil). Con quei soldi, Cgia calcola che lo Stato avrebbe potuto realizzare 1,2 milioni di nuove unità abitative, al costo ipotetico di 100mila euro cadauna.
Al contrario, il finanziamento pubblico del Superbonus ha tolto risorse per il welfare e fatto crescere il debito pubblico, che è destinato ad aumentare di un ulteriore punto tra il 2024 e il 2026, arrivando così a toccare il 137,7% del Pil.
Un’agevolazione per ricchi
Nella stragrande maggioranza dei casi, il Superbonus è andato a beneficio di proprietari di unità abitative private con disponibilità economiche tali da poter farsi carico di gran parte dei costi di efficientamento edilizio/energetico sostenuti in questi ultimi anni.
Secondo la Corte di Conti, le detrazioni per il risparmio energetico estrapolate dalle dichiarazioni dei redditi Irpef relative all’anno di imposta 2021 hanno interessato il 5,6 per cento dei contribuenti con meno di 40mila euro di reddito e il 37 per cento circa di quelli con oltre 150mila euro.
Risultati ambientali ed economici modesti
Il Superbonus ha interessato solo il 4,1% degli edifici esistenti in Italia. Al 30 aprile 2024, gli interventi di ristrutturazione/efficientamento edilizio realizzati per mezzo del Superbonus sono stati poco meno di 500mila (precisamente 495.469). A livello nazionale, l’onere medio a carico dello Stato è stato di 247.531 euro per edificio residenziale interessato da un intervento con il Superbonus.
Il valore medio della detrazione comprende tutti gli immobili ovvero condomini, per i quali l’importo medio è più elevato (in Italia 593 mila euro), edifici unifamiliari (in Italia 117 mila euro) e unità immobiliari funzionalmente indipendenti (in Italia 98 mila euro).
Il contributo del Superbonus alla crescita della ricchezza del Paese in questo biennio non dovrebbe aver superato gli 1,8 punti, di cui 1,2 nel primo anno (su 7 punti di crescita totale) e circa 0,7 nel 2022 (su 3,8 punti complessivi). Il numero degli occupati nel settore in questi ultimi anni, invece, ha subito un deciso aumento. Con un investimento di oltre 122 miliardi di euro, è stato “drogato” il mercato, facendo esplodere la domanda e, conseguentemente, anche la platea degli addetti in edilizia.
Questo ha portato a un’impennata dell’inflazione, alimentata dall’aumento a dismisura dei prezzi delle materie prime e dei prodotti/servizi correlati ai lavori agevolati con il Superbonus, con una ricaduta sui costi di costruzione degli edifici residenziali del tutto ingiustificata, con conseguenze molto negative anche sugli appalti pubblici, con il rallentamento o addirittura la sospensione dei lavori nei cantieri.
Le critiche Cgia: burocrazia e frodi nel Superbonus
Oltre 280 modifiche normative e relativi chiarimenti in materia di bonus edilizi hanno prodotto una giungla burocratica e un clima di confusione e incertezza che ha favorito frodi e truffe ai danni dello Stato per 15 miliardi di euro. Secondo l’Agenzia delle Entrate, ad oggi sono stati oggetto di sequestri preventivi da parte dell’autorità giudiziaria 8,6 miliardi di euro, mentre 6,3 sono stati sospesi.
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