«La capacità competitiva dell’Europa si gioca essenzialmente sui dati, sull’intelligenza artificiale, sulle nuove tecnologie, sul Supercalcolo. Lo ha giustamente indicato anche Mario Draghi nel suo dossier, dove viene sottolineata la necessità di incoraggiare e accelerare la transizione digitale attraverso finanziamenti adeguati e collaborazioni europee. Il nostro compito è, per così dire, fare scendere queste tecnologie basate sul Supercalcolo giù per li rami, cioè portarle dentro le imprese e la società.
Siamo il tessuto connettivo dell’ecosistema che si sia creando in Italia attorno al Tecnopolo di Bologna dov’è operativo il supercomputer Leonardo. Qualche esempio concreto di progetti a cui stiamo lavorando? Nuovi packaging sostenibili per l’industria, sistemi digitali per ottimizzare i processi agricoli, modalità più precise per le previsioni meteorologiche, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per cercare di prevenire Alzheimer e Parkinson, e così via»: Marco Becca, laurea in Ingegneria elettronica, esperienze di lavoro in Accenture e McKinsey, è direttore di Ifab, fondazione pubblico-privata (partecipata da una trentina di soci) che pur essendo italianissima si declina, come va assurdamente di moda, all’inglese: International foundation big data & artificial intelligence for human development. Ovvero, recita lo statuto: «L’obiettivo è consolidare le competenze scientifiche e tecnologiche disponibili in Italia, promuovendo l’integrazione tra sistema della ricerca e sistema delle imprese».
Domanda. Anche le piccole imprese possono trarre giovamento dall’intelligenza artificiale?
Risposta. Le piccole-medie imprese possono avere diversi gradi di maturità digitale e in base a questo Ifab le aiuta a comprendere quale percorso avviare per utilizzare l’IA oppure se essa sarebbe sovradimensionata e quindi è preferibile bypassare il supercalcolatore e usare altri tipi di tecnologia.
D. Qualche esempio del Supercalcolo calate nelle imprese?
R. In collaborazione con Lavazza, col Consiglio nazionale delle ricerche e alcune università, lavoriamo a un progetto per la riduzione dei rifiuti di plastica sostituendo i materiali multistrato difficili da riciclare con monomateriali riciclabili. Inoltre il progetto promuove la sostenibilità ambientale lavorando per ridurre l’impronta di carbonio dell’industria alimentare.
Invece con Coldiretti, Seco, Cnh, università e centri di ricerca specializzati stiamo ottenendo attraverso l’analisi di un’imponente quantità di dati raccolti con sensori, satelliti e droni ed elaborati dal Supercalcolo un sistema in grado di utilizzare in modo efficiente l’acqua in agricoltura e approntare la gestione degli eventi estremi.
Un altro progetto, insieme a Illumia, Eni, Terna, Autostrade per l’Italia si propone di sviluppare un modello che permetta di trasformare le informazioni meteorologiche in previsioni di impatto per il sistema energetico: ipotizzando scenari climatici futuri si può impattare sulla generazione di energia fotovoltaica ed eolica, sulla capacità delle linee elettriche, fino alla verifica dei fenomeni idrogeologici e al monitoraggio delle infrastrutture stradali che subiscono i cambiamenti ambientali.
D. Quindi un particolare focus riguarda l’energia.
R. Il settore dell’energia avrà un ruolo strategico nei prossimi anni su scala mondiale per la necessità di ridurre drasticamente le emissioni di anidride carbonica e soddisfare una crescente domanda energetica. Per raggiungere un equilibrio sostenibile tra queste due esigenze sarà necessario un grande impegno da parte di molti attori, tra cui governi, investitori, aziende e privati, soprattutto nell’analizzare i trend climatici per ottimizzare la produzione, pianificare le risorse energetiche e massimizzare la sicurezza delle infrastrutture.
D. Come si posiziona l’Italia in campo internazionale?
R. L’Italia è tra i Paesi europei più in ritardo per quanto riguarda la digitalizzazione, anche se stiamo recuperando. Viceversa abbiamo la leadership per quanto riguarda il Supercalcolo grazie all’esperienza pluridecennale del consorzio tra le università, Cineca. Questo punto di forza potrà contribuire al recupero del nostro gap.
D. C’è sufficiente collaborazione in Europa su queste tematiche?
R. Sì, l’Europa ha un’infrastruttura di calcolo di livello mondiale, risorse di calcolo pubbliche accessibili attraverso call e bandi che oggi sono focalizzati anche sull’IA. Non è poco. La nostra sfida è quella di fare anche a livello europeo più lavoro di squadra, coinvolgere aziende e centri di ricerca per lavorare assieme, condividendo idee, progetti e anche dati. C’è da aggiungere che l’Ue ha creato una grande infrastruttura pubblica per la capacità di calcolo situata in sei Stati membri, unica nel suo genere a livello globale. Se finora questa capacità è stata utilizzata per lo più per la ricerca scientifica, ora essa viene progressivamente aperta alle start-up dell’IA, alle imprese e ai territori. Si tratta di un’opportunità unica per aumentare a livello europeo la capacità di calcolo e ridurre i costi di implementazione dell’IA.
D. Quando inizieranno ad operare i computer quantistici?
R. Stiamo già lavorando su diversi test utilizzando simulatori. Il primo computer quantistico sarà operativo a metà 2025. I computer quantistici consentiranno performance enormemente più elevate di quelli tradizionali e quindi permetteranno un approccio innovativo a certe tipologie di problemi, dalla logistica all’ ottimizzazione di portafogli di investimento, a tematiche di cybersecurity.
D. Com’è il rapporto col Centro nazionale di supercalcolo?
R. Siamo partner fondatori e capofila di diversi progetti avviati dal Centro, per il quale gestiamo l’Osservatorio sulle tendenze e le applicazioni del Supercalcolo che ha il compito di mappare le innovazioni tecnologiche e loro ricadute sulle piccole e medie imprese, la Pubblica Amministrazione, la società.
D. Il Pnrr ha un consistente capitolo sul supercalcolo. A che punto è?
R. Il progetto sta procedendo nei tempi previsti, con investimenti sia nell’infrastruttura sia in progettualità al servizio delle aziende.
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