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Thu May 23 10:48:02 CEST 2024

Presentato il nuovo bando della misura di Emergo per l’integrazione lavorativa delle persone con disabilità attraverso il sostegno alle realtà aziendali

Inclusione lavorativa delle persone con disabilità in azienda? Adottando buone prassi, con l’aiuto di Città metropolitana di Milano, la diversità può davvero diventare occasione di crescita. Lo testimoniano le esperienze delle imprese che hanno partecipato alla prima edizione dell’azione di sistema «Supporto all’integrazione lavorativa delle persone con disabilità attraverso il sostegno alle realtà aziendali», misura finanziata dal piano Emergo di Città metropolitana di Milano nel quadro dei provvedimenti previsti da Regione Lombardia.

Una carrellata di case history di grande interesse quelle che sono state illustrate a Palazzo Isimbardi nella mattinata di giovedì 23 maggio, nel corso di «Dialoghi per l’inclusione», convegno che, attraverso la voce dei protagonisti, è stato un’interessante occasione di confronto sulle buone pratiche inclusive nei luoghi di lavoro, oltre che momento di resoconto delle iniziative finanziate dalla Città metropolitana di Milano. Focus sui risultati della prima edizione dell’azione di sistema che mirava a individuare soluzioni e strumenti capaci di sostenere i processi di inclusione lavorativa delle persone con disabilità, ma anche di creare ambienti di lavoro più solidali e accoglienti. Nove i progetti finanziati, con un budget iniziale alzato da 350.000 euro a 450.000 euro stante le 86 imprese coinvolte.

Le testimonianze delle imprese sono state portate alla affollata platea della sala del Consiglio metropolitano attraverso tre successivi talks a tema.

Silvia Bottinelli (Axxam S.p.A.), Silvia Gabbioneta (Nokia) e Laura Aportone (La Pulce Giorgia e l’Ape Gaia), in un colloquio a tre moderato da Sara Ombrini, responsabile Area Lavoro (A&I snc Onlus), hanno parlato di “Coinvolgimento e lavoro con il contesto aziendale”. “La fragilità non è legata alla disabilità, ma alla nostra persona – ha detto Laura Aportone – Tutti noi siamo individui che posso arricchire l’altro, insieme possiamo essere una comunità educativa nella quale ognuno è a disposizione dell’altro. La formazIone è fondamentale per crescere”. “Il primo pregio del progetto da noi partecipato è stato quello di essere stato plasmato sulle nostre necessità – ha spiegato Bottinelli – Fondamentale è stato affrontare insieme al team coach le nostre paure, ragionare insieme per accoglierle e superarle. Abbiamo infine scoperto che siamo tutti un po’ disabili rispetto al cambiamento, ma anche tutti più abili se cerchiamo di affrontarlo”.  Gabbioneta ha illustrato come il cambiamento di prospettiva su chi è diverso da noi possa innescare comportamenti contagiosi, a beneficio di tutti. A volte bastano piccoli accorgimenti per rendere un ambiente di lavoro accogliente, solidale, inclusivo. Qualche consiglio alle aziende cinteressate a sperimentare buone prassi di inclusione: “Focalizzare le proprie necessità, individuare un partner con cui disegnare un intervento organico, assumersi l’onere di compiere uno sforzo. Questo genere di progetto richiede tempo e deve coinvolgere diversi livelli aziendali. Occorre lasciarsi il tempo per riflettere, ma anche un approccio più leggero”. 

Alessandra Borroni (Kone S.p.A.) e Stefano Risolè (Château Monfort), moderati da Daniele Viola, responsabile Politiche Attive del Lavoro (Consorzio Sir), si sono concentrati su “Il ruolo del tutor aziendale”. “Un ruolo fondamentale, perchè le persone formate sono più consapevoli, aperte, flessibili” ha detto la prima, responsabile dell’ufficio del personale impegnata a formarsi quale disability manager. Convenendo comunque con Risolè che “il training è di supporto, ma poi, da affrontare, c’è la concreta giornata lavorativa concertando tutte quante le persone inserite in azienda”. Una fatica non da poco, appesantita dalla burocrazia, che certo non si affronta per “avere il certificato di ‘azienda che fa inslusione’, una medaglia di cui gloriarsi pubblicamente.  Il tema dell’inserimento di persone con disabilità nell’organico di una azienda, come ha francamente sottolineato Risolè, direttore di albergo, si può affrontaer come obbligo o come opportunità. “Vero è che all’inizio si guarda soprattutto al primo. Noi abbiamo aderito genuinamente, consapevoli che si sarebbero presentati problemi imprevisti, che si sarebbe dovuto capire perchè, a volte, non funziona…”.

Tema del terzo dialogo, il “Superamento degli stereotipi sulla disabilità in azienda”, dcon Leonardo Bitetto (Johnson Controls) e Maria Fernanda Ruiz (Sephora) moderati da Giulia Messori, coordinatrice delle Politiche Attive Area Disabilità (IAL Lombardia). “Siamo noi che abbiamo dei bias da superare riguardo le disabilità, sia quelle visibili che quelle invisibili – ha detto la prima – Fodamentale riconoscere i propri pregiudizi. Questa consapevoleza è il primo passo per lavorare sui propri atteggiamenti. Vero è che si crea poi un senso di appartenenza alla propria azienda che prima non c’era. E anche la produttività aumenta, perché quelli che sembravano ostacoli non lo sono più”.

“Programmare percorsi organici è stato complicato per un ente come il nostro che di solito si occupa di più semplici inserimenti al lavoro e formazione. Occorre capire come entrare nel mondo delle aziende, facendolo non solo come fornitore di servizi, ma come costruttore di cultura. Formazione importante, ma non tutte le aziende hanno questa necessità – ha raccontato Daniele Viola del Consorzio SIR alla tavola rotonda conclusiva con Davide Caocci di CSEL  e Elena Pulici di Umana, moderatrice Vittoria Brunelli, responsabile Servizio Progettazione degli interventi per l’inserimento lavorativo persone con disabilità e dei percorsi formativi di Città metropolitana di Milano. 
“Non è facile mettere insieme necessità diverse, occorre adattarsi e non essere troppo rigidi. Anzitutto occorre chiedere alle aziende di cosa hanno bisogno, ma spesso non lo sanno nemmeno loro. Fondamentale porre domande, che sono uno strumento di indagine, ma poi anche di programmazione”. Una fatica che però ha dato i suoi frutti.

Dalle testimonianze delle aziende è emersa, unanimemente, la raggiunta convizione di come sviluppare una cultura inclusiva a tutti i livelli aiuta a trasformare la propria organizzazione, facendo comprendere all’intero contesto aziendale che tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici sono esseri umani con difficoltà, limitazioni e necessità. Una cultura inclusiva consente di comprendere e supportare le diverse necessità del personale e di accogliere le sue eventuali inabilità, favorendo così la creazione di un ambiente lavorativo recettivo ai bisogni di tutti e di tutte, dove ogni individuo può contribuire al meglio delle proprie capacità. Questo processo favorisce anche, e non solo, il riconoscimento della condizione di disabilità delle persone già presenti in azienda. Inoltre, il coinvolgimento dell’intero contesto aziendale nei processi di inclusione lavorativa permette uno scambio reciproco di conoscenze e competenze tra i membri del personale, facilitando il riconoscimento del valore di ogni ruolo aziendale e delle diverse competenze e capacità presenti in azienda, favorendo in questo modo la collaborazione e l’innovazione all’interno dell’azienda.

Cruciale la formazione ad ogni livello, insieme a esperienze apparentemente più “leggere” come ad esempio condividere un torneo di calcetto o di ping pong. Anche la comunicazione interna all’azienda deve cambiare, diventare inclusiva.

I risultati sono positivi ad ogni livello con la creazione di ambienti lavorativi inclusivi per tutti e tutte, di un contesto che valorizza l’espressione e la condivisione di idee senza timori, la comprensione degli altri, la fiducia e la disponibilità ad accogliere le esigenze e i desideri di tutti e di tutte. Questo favorisce l’incremento della generazione di idee innovative. Fondamentale il ruolo del tutor aziendale per l’accompagnamento lavorativo e lo sviluppo personale delle persone con disabilità, perché può creare opportunità di relazione positive tra le persone con disabilità e il resto del contesto aziendale.

Tale figura deve avere conoscenza delle disabilità per accorgimenti specifici, flessibilità e apertura ad ascoltare. Le aziende suggeriscono a chi vuole adottare questa figura di approcciarsi ai percorsi di inserimento delle persone con disabilità con una mentalità aperta e senza timori e suggeriscono di inserire questi percorsi nella vita quotidiana dell’azienda. Il tutor deve avere a disposizione tempo sufficiente e una rete di figure di supporto. La figura del tutor aziendale deve quindi essere inserita in un percorso più ampio di creazione di una cultura inclusiva in azienda, il suggerimento è, infine, di stabilire obiettivi chiari del percorso di sviluppo professionale della persona inserita ed essere pronti a rimodularli se necessario. Tanti i benefici, su tutti la creazione di un ambiente di lavoro più positivo e coeso. Il consiglio delle imprese è stato di partecipare al nuovo bando, considerando il percorso come occasione di crescita professionale e personale dell’intero contesto aziendale e non solo come adempimento legale.

Il racconto diretto da parte delle aziende è certamente servito da incoraggiamento a partecipare alla seconda edizione dell’azione di sistema, lanciata lo scorso 15 maggio con il nuovo bando che resterà aperto fino al 15 luglio. La misura è sempre volta a finanziare progettualità di azione a supporto del contesto aziendale, attraverso interventi rivolti anzitutto al personale che lavora insieme alle persone con disabilità, così da favorire l’orientamento a politiche di disability management e facilitare il rapporto tra la persona e l’ambiente di lavoro.

Il nuovo bando, con un budget di 500 mila euro e possibilità di finanziamento fino a 60mila euro per singolo progetto, si rivolge ad operatori pubblici e privati accreditati da Regione Lombardia per l’erogazione dei servizi al lavoro, che potranno candidarsi in partnership con operatori pubblici e privati parimenti accreditati a livello regionale per la formazione, come anche con associazioni delle persone con disabilità, con associazioni dei datori di lavoro, con organismi bilaterali e organizzazioni del privato sociale. Ciascun progetto deve prevedere un intervento su almeno tre diverse aziende. Queste ultime possono essere coinvolte sin dalla fase di progettazione, ma anche successivamente, aderendo ai progetti ammessi al finanziamento. In questo secondo caso, se interessate, le aziende sono state invitate a scrivere al Servizio Progettazione degli interventi per l’inserimento lavorativo persone con disabilità (programmazioneemergo@cittàmetropolitana.mi.it) e dei percorsi formativi di Città metropolitana di Milano, per conoscere l’elenco dei progetti ammessi e i riferimenti degli enti capofila. Le candidature dei progetti devono avvenire entro il 15 luglio, sulla piattaforma SINTESI GBC.

MiVedo Guarda lo speciale sulla piattaforma video di Città metropolitana MiVedo

Il programma del convegno

 

 

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