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Giugliano, spaccio di metalli nobili: truffa all’isola ecologica – #finsubito prestito personale immediato – Richiedi informazioni


Per far sapere che nell’isola ecologica c’erano rifiuti da poter “acquistare”, facevano riferimento a un noto programma televisivo con i postini che consegnano le buste d’invito. Era questo il linguaggio criptico utilizzato da quattro dipendenti del centro di raccolta di Giugliano con due svuota cantine. Tutti sono finiti agli arresti domiciliari. Il sistema escogitato era questo: rivendere rifiuti metallici, rame, vecchi elettrodomestici che i cittadini sversavano all’isola ecologica a due fratelli in cambio di denaro. I quattro sono dipendenti della ditta di raccolta rifiuti di Giugliano, Teknoservice. Con loro anche due fratelli coinvolti nel giro di corruzione e peculato: svolgono attività di svuota cantine.

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Le verifiche

L’operazione è stata condotta dai carabinieri della compagnia di Giugliano e dagli agenti della polizia metropolitana. Le indagini, coordinate dalla Procura di Napoli Nord, hanno evidenziato illeciti che coinvolgevano i quattro dipendenti della ditta torinese, responsabile della gestione dell’isola ecologica di via Selva Piccola. Gli investigatori hanno ricostruito il modus operandi del gruppo grazie a intercettazioni e analisi delle immagini delle telecamere.

In diverse occasioni, i dipendenti avrebbero contattato i due soggetti esterni utilizzando un linguaggio criptico per avvisarli della presenza di rifiuti, che venivano ritirati in cambio di denaro. Gli episodi documentati hanno permesso di cristallizzare le accuse di peculato e corruzione nei confronti degli arrestati. Gli investigatori hanno scoperto la vendita illecita dei rifiuti attraverso intercettazioni di un’altra inchiesta che coinvolgeva alcuni degli indagati.

Dall’indagine è emerso che uno dei due fratelli intratteneva rapporti con i dipendenti dell’isola ecologica e versava loro soldi tutte le volte che lo contattavano per comunicargli di avere a disposizione rifiuti i “nobili”.

I materiali

Parliamo di rame, metallo, ferro, vecchi Raee. Questa attività, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, avrebbe consentito agli svuota cantine di guadagnare con la successiva vendita dei materiali somme che variavano tra i 200 e i 500 euro al giorno. Gli indagati utilizzavano un linguaggio criptico per avvisare della presenza dei rifiuti. La vendita però non era il solo reato commesso. I dipendenti dello spazio di raccolta di scarti, secondo quanto appurato dagli investigatori, consentivano anche ad altri soggetti di smaltire illecitamente nel centro di via Selva piccola i propri scarti. Grazie a telecamere posizionate proprio nei pressi dell’isola ecologica i militari dell’arma hanno filmato sia lo sversamento dei rifiuti che la cessione di danaro.

Il sistema

Insomma i quattro dipendenti avrebbero messo in piedi un vero e proprio sistema di commercializzazione dei rifiuti, provocando così anche un danno economico alla ditta in quanto quell’immondizia non veniva smaltita o rivenduta in maniera lecita dalla società che si occupa della raccolta. I video mostrano come l’organizzazione togliesse materiali presenti nei cassoni per caricarli nelle auto con cui si recavano all’isola ecologica. Cinque sono finiti ai domiciliari sono difesi dagli avvocati Paolo De Angelis, Luigi Poziello e Raffaella Pennacchio. Dall’inchiesta emerge come il traffico di rifiuti metallici in particolare rappresenti un settore delicato e spesso ambito da organizzazioni criminali per il suo valore economico.





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