MACERATA Il cratere scampa di nuovo il pericolo sul Superbonus, ma i timori sul futuro della misura restano e le associazioni di categoria lanciano l’allarme e allora la speranza è nell’aumento del contributo parametrico per la ricostruzione così che le imprese non si trovino in difficoltà. «Ci siamo trovati di fronte all’ennesima regola che ha rischiato di cambiare nello spazio di pochi mesi con conseguenti confusione e incertezza, ciò preoccupa molto imprese e privati – sottolinea Stefano Foresi, responsabile del settore edilizia di Confartigianato Imprese -. Il timore che abbiamo è che le banche prendano la palla al balzo per bloccare nuovamente tutto».
La deroga
Foresi evidenzia come «il credito a quattro anni veniva pagato dalla banca ad un 88% circa mentre a dieci anni si svaluterebbe il credito che potrebbe calare sino al 70%. Di positivo c’è che il sisma è stato derogato, in capo al Commissario che deve prendere le decisioni: quei famosi 400 milioni di euro di crediti promessi nel 2024 non saranno toccati». Per quanto riguarda il futuro e il superamento di questo strumento l’esponente di Confartigianato Macerata, Fermo e Ascoli sottolinea quella che può essere la soluzione migliore. «La sostituzione del Superbonus può passare attraverso l’aumento del costo parametrico – continua Foresi – però il rischio poi è quello che i fornitori delle imprese potrebbero incrementare i prezzi dei materiali annullando di fatto questo beneficio. Ricordo che il prezzo al metro quadro per ricostruire le case nel cratere si sta avvicinando ai 3.500 euro, decisamente fuori mercato per quei territori». La posizione dell’Ance di Confindustria vede spiragli non completamente negativi sulle decisioni governative.
L’emendamento
«L’emendamento sulla spalmatura da quattro a dieci anni sembra avere un impatto inferiore rispetto a quello che in un primo momento si temeva – afferma Enrico Crucianelli presidente di Ance Macerata – in quanto l’obbligo c’è solo per i privati che pagano e portano in detrazione che è una percentuale minima rispetto invece agli interventi che si basano sullo sconto in fattura. Al momento le banche continuano a recuperare in quattro anni invece che in dieci a patto che non abbiano acquistato crediti ad un prezzo particolarmente basso. La cosa che ci preoccupa però è il principio, perché quando si interviene con una iper legiferazione e stabilendo un principio di retroattività si crea incertezza, timori nei soggetti interessati. In particolare gli istituti di credito che, osservando questo continuo cambio di regole, possono far venir meno l’appoggio alle imprese. Sganciare la ricostruzione post sisma dal Superbonus potrebbe essere una strada da percorrere: noi ce lo siamo ritrovato come arma per fronteggiare l’aumento dei prezzi, allora si potrebbe sostituire con un aumento del costo parametrico del contributo per la ricostruzione. Se il commissario Castelli, come pare, voglia puntare su questo strumento si potrebbe accantonare il Superbonus definitivamente».
I costi
Ndricim Popa di Cna Macerata boccia del tutto il passaggio da quattro a dieci anni della ripartizione crediti del Superbonus. «Le banche aumenteranno i costi per il periodo più lungo e nessun privato prenderebbe il credito – afferma -. Peraltro le banche hanno bloccato tutto fino a quando non sarà in vigore la nuova normativa. Un altro aspetto è poi questo continuo cambiamento di direttive e leggi che regolano il Superbonus che finiscono per creare soltanto confusione, incertezze e timori sia nei privati che soprattutto nelle imprese che non possono pianificare la propria attività. Sul superamento del Superbonus non credo che il costo parametrico sia la soluzione migliore, in quanto ci sarà di sicuro l’automatico aumento dei prezzi da parte dei fornitori. Penso che il computo metrico fatto dai tecnici sia molto migliore: per rifare quella casa, incrementando la classe energetica e adeguandola sismicamente serve questa cifra, e si lavora con il prezzario regionale accettato da tutti, sotto il controllo dell’Usr».
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