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VENEZIA – L’obiettivo è dar vita ad un centro del “cultural fashion” che coniughi moda e arte in un unico spazio, con accesso da calle dei Saoneri, a pochi passi da campo San Polo. Non solo un’attività commerciale, dunque, ma una formula tutta nuova per la città, che porta la firma della società Duca d’Aosta, già con due attività tra Venezia e la sua terraferma. Società proprietaria del compendio dell’ex Cinema Imperiale (appartamenti ai piani superiori compresi), a cui sono strettamente connesse – tanto da poterlo considerare un complesso unico – le due strutture dismesse di proprietà del Fondo edifici di culto, gestite dalla Prefettura, la cui destinazione d’uso è sempre stata commerciale.
«Al civico 2092 e 2093, sono gli unici immobili al pianoterra in affitto», ha spiegato ieri l’architetto Massimo Da Lio in Commissione. Tutto frutto di un contratto di locazione sottoscritto ad aprile con la Prefettura «e fondamentalmente a tempo indeterminato, o quanto meno a lunga durata. Il rinnovo avviene di 6 anni in 6 anni».


INUTILIZZATO DA 60 ANNI

Al di là del progetto, in Commissione si è parlato della variante urbanistica con cambio di destinazione d’uso per primo e secondo piano della parte di proprietà del Duca d’Aosta: da residenziale a commerciale. Spazi che Da Lio ha ricordato essere inutilizzati da oltre 60 anni. «L’idea della società ha detto lui, evidenziando come il compendio sia stato nel tempo rimaneggiato è quella di insediare al pianoterra attività legate alla moda, mentre al primo al mondo dell’arte. Il secondo invece verrà destinato agli uffici. Anche il giardino, in stato di abbandono, sarà riqualificato dal punto di vista architettonico e vegetativo».
Il tutto nell’ottica anche di far presentare le loro collezioni alle case di moda, che lì potrebbero organizzare eventi privati. Il progetto prevede siano eliminate le aggiunte effettuate dal 900 in poi. «L’edificio non è vincolato, ma la Soprintendenza ha fornito indicazioni ai progettisti, come nel caso dei serramenti della vetrina, affinché siano sul marrone». Tra le altre cose c’è l’intenzione di ristrutturare il ballatoio, in ghisa, con ampliamento di una piccola porzione sottostante (27 mq) tramite variante. E al Comune arriverà un introito di poco più di 91mila euro fra contributo straordinario e oneri di costruzione.

LAVORI IN AUTUNNO

«I lavori dovrebbero iniziare in autunno e durare 10-12 mesi. Per l’autunno 2025 al massimo dovremmo vedere tutto finito». Il capogruppo Pd in Consiglio comunale, Giuseppe Saccà, si è domandato se soprattutto l’organizzazione di determinati eventi non possa arrecare disturbo ai residenti lì presenti («si tratta di una attività d’élite dalla fruizione abbastanza contenuta», la rassicurazione di Da Lio), mentre il consigliere Giovanni Andrea Martini (Tutta la Città insieme!), ha chiesto se sia stato calcolato il volume del traffico acqueo già esistente nel rio, dov’è presente una porta d’acqua. «Gli eventi non mi spaventano ha detto Giorgia Pea (Brugnaro sindaco) La proprietà saprà conciliarli in modo armonico con la cittadinanza». È arrivato il plauso al progetto anche da parte di Francesca Rogliani (Brugnaro sindaco), Sara Visman (M5S) e Cecilia Tonon (Venezia è tua). Se la seconda ha proposto di utilizzare parte dei contributi straordinari per predisporre telecamere nel rio, in vista dell’omologazione SiSa, Tonon ha richiamato l’attenzione al tema della viabilità.



 

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