Non solo Scampìa, dove il nuovo quartiere già si intravede con i cantieri dei primi 160 dei 433 nuovi alloggi che verranno tirati su entro il 2026: la restante parte sarà cantierizzata quando saranno abbattute le Vele rosse e gialle, cioè entro fine anno o l’inizio del 2025. Progetto che vale oltre 300 milioni. Non solo Taverna del Ferro – siamo a San Giovanni a Teduccio – dove le gru già sono in azione per edificare 28 edifici di 3 e 6 piani per il cosiddetto “Bronx di San Giovanni” dove con il vento giusto si sente il profumo del mare, 106 milioni l’investimento del Comune fondi del Pnrr come per Scampìa.
C’è una terza periferia dimenticata che cambierà volto entro la fine del 2026 termine ultimo per consegnare i lavori. Ed è l’area dei Bipiani di Ponticelli. Scheletri pieni zeppi di amianto che stanno per scomparire perché le ruspe già sono al lavoro per cancellare quei mostri simbolo del terremoto del 1980. «Il progetto – si legge – prevede la costruzione di 104 nuovi alloggi dotati di sicurezza sismica ed efficientamento energetico. L’intero quartiere sarà arricchito da aree verdi, orti urbani, spazi per la socializzazione». Sarà un eco quartiere che costerà 37 milioni finanziamento garantito dal Pnrr, il Fondo Complementare e da altre fonti di finanziamento comunali.
Il 16 settembre è iniziato lo “scavo di fondazione” con la costruzione delle paratie. Da ieri però è iniziato «il getto del palo pilota di fondazione» ovvero le fondamenta delle nuove case. Un fatto altamente simbolico sotto la supervisione del sindaco Gaetano Manfredi che ha voluto utilizzare il Pnrr per quello che è, cioè ridurre le disuguaglianze. E dare una casa che sia tale a chi soffre da mezzo secolo. «Centoquattro nuove abitazioni, classificate come “a energia quasi zero”, distribuite in due complessi edilizi». Racconta la vicesindaca Laura Lieto che con il sindaco e il commissario Ue Claudio Gentiloni ha battezzato il quartiere: «Il primo complesso edilizio ospiterà 79 alloggi situati a nord della via Isidoro Fuortes, mentre il secondo, include 25 alloggi a sud-est della stessa via, in parte dell’area attualmente occupata dai Bipiani. Il progetto include anche la trasformazione di parte dell’area dei Bipiani in un micro eco-quartiere, con orti urbani, spazi verdi e aree sociali, e la trasformazione della via Isidoro Fuortes in una strada-parco con marciapiedi più ampi e percorsi pedonali».
A chi sono destinate le nuove case? Come per le Vele si sta verificando chi è in possesso di un regolare titolo di occupazione: «I nuovi alloggi – fanno sapere dal Comune – sono costruiti in sostituzione delle attuali case e destinati alle stesse persone che oggi abitano nei Bipiani, qualora questi siano in possesso dei requisiti previsti per legge». Questa la prima precisazione: «Il Comune ha previsto un programma particolare per governare ed agevolare il trasferimento degli attuali abitanti verso i nuovi alloggi. Questo programma offre la possibilità, per i nuclei che non hanno un regolare contratto, di ottenere una sistemazione temporanea della durata di tre anni nei nuovi edifici per coloro che attualmente risiedono nelle case senza il titolo di assegnazione. Durante il triennio, il Comune effettuerà un monitoraggio per verificare il possesso dei requisiti previsti».
Quello dei Bipiani di Ponticelli è un progetto che Manfredi ha portato come modello nel convegno tenutosi all’Albergo dei Poveri ieri mattina sul tema del Cohousing. Vale a dire l’etica dell’abitare insieme perseguendo principi di socialità e di tutela dell’ambiente. Dove Palazzo San Giacomo ha portato altri 6 progetti dal valore di 37 milioni. Sempre a Ponticelli c’è “Terre Colte”. Rivolto ai giovani di quel territorio ritenuti soggetti fragili che stanno recuperando un’area verde «per promuovere un’agricoltura improntata a modelli di sostenibilità economica, ambientale e sociale». Il Cohousing di via Stadera fondato sulla condivisione di spazi e risorse tra gruppi vulnerabili. “Eva” – Eco Villaggio dell’Accoglienza – per donne vittime di violenza in cui le donne, oltre a ricevere supporto, sono coinvolte nella gestione e progettazione dei servizi. Il superamento del Campo Rom di Cupa Perillo con la presa in carico abitativa e sociale delle famiglie rom attraverso l’utilizzo di beni confiscati e housing sociale. Nel cuore di Napoli c’è il “Condominio Sociale San Nicola a Nilo”. «Le famiglie selezionate sono assegnatarie di un contratto di locazione, che promuove la collaborazione tra i residenti, per rafforzare la solidarietà tra nuclei familiari vulnerabili, anziani e persone con disabilità». Infine il “Community Hub” nell’ex forno comunale a pochi passi da PIazza Garibaldi. «Lo spazio – si legge nel progetto – trasformato in un incubatore di cittadinanza attiva».
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