La strategia europea per la lotta al cambiamento climatico manca di tempismo, audacia e lungimiranza; gli investimenti climatici nei Paesi UE crescono troppo lentamente per raggiungere i target fissati al 2030 ed essere in linea con gli obiettivi di Parigi.
Serve una decisa presa di posizione da parte delle istituzioni e lo sblocco di almeno 406 miliardi di euro/anno per riguadagnare il tempo perduto e fermare il riscaldamento del Pianeta.
Lotta al cambiamento climatico, occorrono azioni rapide e incisive
L’allarme per l’aumento della temperatura del Pianeta ha iniziato a suonare da diversi anni, in cui assistiamo ad estati sempre più calde, inverni sempre più miti ed eventi atmosferici incontrollati e fuori stagione.
Mesi di siccità vengono spesso interrotti da piogge violente, che mettono a soqquadro intere regioni, devastando centri abitati e il settore agricolo, oltre a provocare morti e danni.
La nostra percezione soggettiva riguardo al clima “impazzito” è avvalorata da dati scientifici, resi noti, fra gli altri, anche dalla NASA e dall’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change).
In particolare, l’ente spaziale americano ha pubblicato lo scorso anno tre video che mostrano in maniera inequivocabile – e agghiacciante – il nostro Pianeta avvolto dalla CO₂, fin quasi a soffocare.
Il rapporto di I4CE sul deficit europeo degli investimenti per il clima
L’ultimo rapporto dell’I4CE (Istitute For Climate Economics) ha messo nero su bianco come – e quanto – l’Unione Europea dovrà investire per raggiungere gli obiettivi di Parigi sul contenimento del riscaldamento globale entro massimo 1,5° gradi.
L’analisi ha tracciato l’andamento gli investimenti europei (sia pubblici che privati) in 22 settori strategici e fondamentali per centrare gli obiettivi di taglio alle emissioni, arrivando alla net zero entro il 2050, ovvero.
Fra questi, il potenziamento della produzione di energia da fonti rinnovabili, efficientamento energetico, promozione della mobilità sostenibile (auto elettriche e trasporti pubblici).
Gli investimenti in queste aree, sono cresciuti del 9% tra il 2021 e il 2022, raggiungendo i 407 miliardi di euro, ovvero circa il 2,6% del PIL.
Sebbene possa sembrare una cifra considerevole, la realtà è che l’Unione è largamente fuori strada per il raggiungimento dei suoi – ambiziosi – obiettivi climatici.
Lotta al cambiamento climatico, lascia o raddoppia
Secondo I4CE, colmare il deficit europeo di investimenti climatici è possibile, ma serve un piano di investimenti green audace, che comporti il raddoppio dei fondi messi annualmente a disposizione della decarbonizzazione, vale a dire 406 miliardi di euro ogni anno.
Numeri alla mano, i fondi stanziati nel biennio 2021-2022, ovvero 407 miliardi di euro, dovranno essere messi a disposizione delle iniziative green ogni anno.
In altre parole, se l’Europa intende continuare la propria lotta al cambiamento climatico, deve raddoppiare i propri sforzi.
La valutazione granulare [ndr, con “valutazione granulare” si intende la disponibilità di dati specifici e dettagliati su un ampi intervalli temporali] ha messo in evidenza, oltre al fattore economico, anche la necessità di un “approccio globale che coinvolga le normative esistenti e future” e il ruolo che tutti gli attori presenti sulla scena dovranno interpretare.
Alcuni settori, prosegue l’analisi, dipendono dai finanziamenti pubblici stanziati dai singoli Stati membri, mentre altri necessitano del supporto economico dell’Unione Europa (tramite la BEI – la Banca Europea degli Investimenti).
Altri ancora, infine, possono crescere anche e soprattutto grazie agli investimenti privati, a patto che le istituzioni creino le giuste condizioni.
La lotta al cambiamento climatico si vince anche con le buone abitudini (di tutti)
La promozione di leggi, norme ed iniziative volte a vincere la lotta al cambiamento climatico rischiano di restare lettera morta se non vengono messe in atto anche tramite le iniziative dei singoli cittadini.
A rafforzare questa convenzione sono anche i dati ottenuti dalle interviste effettuate in occasione della terza Indagine BEI sul clima (edizione 2020 – 2021) su un campione di oltre 30.000 persone provenienti da 30 Paesi.
In Italia, il 41% degli intervistati ha affermato di ritenere più impattante l’adozione delle “buone pratiche” quotidiane rispetto agli investimenti nella green economy e nell’innovazione tecnologica.
A livello europeo, il 39% dei partecipanti all’indagine ha dichiarato di considerare il cambiamento radicale delle abitudini individuali come la via più efficace al raggiungimento di un’economia e uno stile di vita sostenibili.
L’83% delle risposte, infine, concordano riguardo la necessità di mettere al centro di ogni investimento o iniziativa green anche l’azzeramento dei divari di reddito e delle disuguaglianze sociali.
Questo aspetto è stato messo sotto i riflettori anche dal rapporto di IRENA sulla crescita “a due velocità” delle rinnovabili a livello globale e sulle sue possibili conseguenze nella lotta al cambiamento climatico.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link
Informativa sui diritti di autore
La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni: la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.
Vuoi richiedere la rimozione dell’articolo?
Clicca qui