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Pensioni minime a 630 euro, ok Ape sociale e Opzione donna #finsubito prestito immediato


Pensioni minime a 630 euro, ok Ape sociale e Opzione donna: il futuro prossimo delle pensioni nel 2025 è in piena discussione. Al momento dovrebbe essere certo un aumento delle minime e la conferma di Ape sociale e Opzione donna. – Scopri le nostre guide complete su invalidità, Legge 104 e pensione anticipata.

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Pensione minima e assegno sociale

Prima di approfondire, un chiarimento. Pensione minima e l’assegno sociale non sono la stessa cosa. Spesso queste due misure vengono confuse. Ma le differenze tra le due prestazioni sono significative.

La pensione minima è l’importo minimo che l’INPS garantisce ai pensionati che hanno una pensione bassa e non dispongono di altri redditi importanti. Questo importo serve ad assicurare un livello di sostegno minimo ai pensionati con pensioni insufficienti.

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L’assegno sociale, invece, è un aiuto assistenziale rivolto a chi non ha diritto a una propria pensione e vive in condizioni economiche difficili. Anche questa prestazione è erogata dall’INPS per garantire un minimo sostentamento a chi è in una situazione di bisogno economico.

Pensioni minime a 630 euro, ok Ape sociale e Opzione donna: entro novembre

Le decisioni finali sulle pensioni da parte del governo dipenderanno dai soldi effettivamente disponibili nel momento in cui verrà approvata la manovra. È attesa per il 20 ottobre, ma potrebbe essere posticipata ai primi di novembre. Nel frattempo, l’esecutivo sta valutando le varie possibilità, anche a causa delle complesse trattative tra gli stessi partiti che sostengono il governo.

Uno dei temi principali riguarda l’aumento delle pensioni minime. È richiesto con insistenza da Forza Italia. Palazzo Chigi sembra favorevole a un aumento, ma solo in misura ridotta, per rispettare i limiti di spesa pubblica. L’idea è di portare le pensioni minime a 630 euro nel 2025, grazie a un nuovo mini-bonus. Ma Forza Italia vorrebbe alzare l’importo a 640-650 euro. Il Ministero dell’Economia non ha però ancora dato il via libera.

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L’aumento delle pensioni minime

Le pensioni minime probabilmente supereranno i 621 euro mensili, grazie a una rivalutazione legata all’inflazione (si prevede che sarà dell’1%). Attualmente, l’importo delle pensioni minime è di 614,77 euro, raggiunto quest’anno dopo un aumento del 2,7%. L’aumento ha riguardato tutte le pensioni pari o inferiori al minimo INPS di 598,61 euro al mese, con un costo per lo Stato di 379 milioni di euro.

La misura, però, scadrà alla fine del 2024, e Forza Italia sta spingendo per un nuovo aumento. Per farlo servono fondi dedicati. Se non ci saranno abbastanza soldi, potrebbe esserci una riduzione degli aumenti per le pensioni più alte. Al momento, si prevede che nel 2025 le pensioni fino a quattro volte il minimo INPS continueranno a essere rivalutate completamente.

Perequazione delle pensioni più alte

Non è ancora deciso di quanto saranno rivalutati gli assegni pensionistici più alti. L’attuale sistema, che prevede aumenti minori per le pensioni più alte, finirà a dicembre. Il meccanismo è anche sotto esame della Corte Costituzionale. La Corte dovrà esprimersi su un ricorso fatto da un dirigente scolastico in pensione, che chiede una rivalutazione completa della sua pensione. Se la Corte deciderà a favore del ricorso, ci saranno conseguenze importanti per i conti pubblici: gli attuali tagli all’indicizzazione hanno fatto risparmiare molto allo Stato.

Il governo deve quindi decidere se mantenere l’attuale sistema di rivalutazione o tornare a un meccanismo precedente, che era più favorevole per i pensionati.

La detassazione per il bonus Maroni: si farà?

Oltre alle pensioni minime, il governo sta lavorando a un piano di incentivi per incoraggiare i lavoratori a restare in attività anche dopo aver raggiunto l’età per la pensione. Il piano è pensato soprattutto per alcuni settori della pubblica amministrazione, ma potrebbe essere esteso anche al settore privato.

Uno degli strumenti principali potrebbe essere il rafforzamento del bonus Maroni, che già esiste nella versione 2024. Il bonus può essere utilizzato da chi ha i requisiti per la pensione anticipata (Quota 103). Il governo sta pensando di renderlo più vantaggioso, riducendo o eliminando le tasse sul bonus per i lavoratori che decidono di continuare a lavorare.

Questa misura potrebbe però costare molto allo Stato. In alternativa, il governo potrebbe offrire una contribuzione figurativa, cioè conteggiare comunque i contributi pensionistici per gli anni in cui si lavora oltre l’età pensionabile, evitando così di ridurre la pensione futura per chi sceglie il bonus Maroni.

La misura potrebbe essere applicata anche nel pubblico impiego, sempre su base volontaria. In alcuni settori, i dipendenti potrebbero restare al lavoro uno o due anni in più, se d’accordo con la propria amministrazione.

Proroga Ape sociale, Opzione donna e Quota 103

Nel 2025 dovrebbero essere confermati i metodi attuali per andare in pensione anticipata, con le stesse regole del 2024. Questi strumenti includono Quota 103 “contributiva”, Ape sociale e Opzione donna.

Il governo ha l’obiettivo di rafforzare la previdenza integrativa, introducendo una nuova fase di “silenzio-assenso”. Significa che, su base volontaria, il TFR (Trattamento di Fine Rapporto) potrà essere destinato automaticamente ai fondi pensione, a meno che il lavoratore non esprima una scelta diversa. Per i nuovi assunti, una parte del TFR, pari al 25%, potrebbe essere destinata ai fondi pensione, con la possibilità di confermare questa scelta dopo alcuni mesi.

Pensioni minime a 630 euroPensioni minime a 630 euro
Nell’immagine un anziano calcola a quanto ammonterà la pensione minima nel 2025.

FAQ (domande e risposte su Opzione donna 2024)

Che cos’è Opzione donna 2024?

Opzione donna è una misura sperimentale che consente alle donne lavoratrici di andare in pensione anticipatamente. Questo significa che possono lasciare il lavoro con requisiti ridotti rispetto alle pensioni normali. La misura è stata prorogata anche per il 2024 e si rivolge a tre categorie di lavoratrici: caregiver, invalide civili con almeno il 74% di invalidità e donne licenziate o dipendenti di imprese in crisi.

Quali sono i requisiti per accedere a Opzione donna?

Per accedere a Opzione donna 2024, le lavoratrici devono avere almeno 35 anni di contributi e aver compiuto 61 anni entro il 31 dicembre 2023. Se hanno uno o due figli, l’età può scendere rispettivamente a 60 o 59 anni. Inoltre, devono appartenere a una delle tre categorie previste: caregiver, invalide civili, o dipendenti di aziende in crisi.

A chi è rivolta Opzione donna?

Opzione donna è rivolta a tre categorie specifiche di lavoratrici. Le caregiver che assistono un familiare con grave disabilità, le donne con un’invalidità civile di almeno il 74% e le lavoratrici licenziate o dipendenti di aziende in crisi, per le quali è attivo un tavolo di confronto presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

Come si calcola la pensione con Opzione donna?

La pensione con Opzione donna viene calcolata interamente con il sistema contributivo. Questo significa che l’importo dipende dai contributi versati durante la vita lavorativa, rivalutati nel tempo, e dall’età della lavoratrice al momento del pensionamento. In genere, questo metodo può risultare meno vantaggioso rispetto al calcolo retributivo, che si basa sugli ultimi stipendi ricevuti.

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Quali sono gli svantaggi del calcolo contributivo?

Il ricalcolo contributivo può risultare penalizzante perché si basa sui contributi effettivamente versati e non sugli ultimi redditi, come avviene con il calcolo retributivo. In molti casi, la pensione sarà più bassa rispetto a quella che sarebbe stata calcolata con il metodo retributivo. Tuttavia, in rari casi, il calcolo contributivo può risultare conveniente.

Come si presenta la domanda per Opzione donna?

La domanda per accedere a Opzione donna va presentata online sul sito dell’INPS. È necessario accedere con le proprie credenziali SPID, CIE, o CNS. Una volta nel portale, bisogna seguire la procedura per le “domande di prestazioni pensionistiche”, selezionando l’opzione per il pensionamento anticipato contributivo. È possibile richiedere supporto da un patronato o contattare il call center dell’INPS per assistenza.

Posso continuare a lavorare dopo aver ottenuto Opzione donna?

La normativa non è chiara sulla possibilità di cumulare la pensione con altri redditi da lavoro. Tuttavia, l’INPS ha confermato che, nel caso di Opzione donna, la pensione può essere integrata al trattamento minimo, il che suggerisce che potrebbe essere compatibile con altri redditi da lavoro, sia dipendente che autonomo.

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