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Dalla manovra alla missione Unifil in Libano, passando per i centri per migranti in Albania; dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti al vicepremier Antonio Tajani fino al titolare del Viminale Matteo Piantedosi, i primi due in collegamento, il terzo di persona. E ancora il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Tutti a Palazzo Vecchio per l’annuale festa dell’ottimismo del ‘Foglio’, il quotidiano fondato da Giuliano Ferrara. Questo al mattino. Al pomeriggio avanti con la ministra della Salute Eugenia Roccella e con quelli di Sport e Agricoltura Andrea Abodi e Francesco Lollobrigida.
Al centro, soprattutto la prossima manovra economica. “Sicuramente non ci saranno più tasse – ha assicurato Giorgetti – dopodiché meno tasse lo stiamo facendo, non lo stiamo promettendo: basti vedere nella precedente legge di bilancio al taglio del cuneo di 6-7 punti percentuali che tutti giudicavano impossibile o precario, diventerà strutturale. Rispondiamo coi fatti rispetto a una narrativa che vuole sostenere il contrario”. Prevista invece una cura dimagrante per i ministeri: “Ho detto a tutti i miei colleghi che occorre fare sacrifici e rinunciare a qualche programma, magari totalmente inutile che sopravvive dal passato, ma che non dà concreta utilità – ha avvisato Giorgetti – Ho sollecitato tutti i colleghi a fare proposte rispetto alle spese che sono da considerarsi inutili. Dopodiché – ha ancora aggiunto parlando di sé in terza persona – se i colleghi non presenteranno proposte al ministro dell’Economia, a cui tocca fare la parte del cattivo, farà la parte del cattivo e farà lui (i tagli ndr)”.
Su manovra e tasse si sono brevemente soffermati anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani, “una cosa che ho imparato da Berlusconi: l’obiettivo è la crescita per far star meglio i cittadini, se si vuole crescere non bisogna aumentare le tasse; la ricetta è meno tasse, meno tasse, meno tasse, non esistono altre regole per favorire la crescita economica nel nostro Paese che è fatto di quattro milioni di Pmi” ed Eugenia Roccella, “vedremo che cosa ci sarà nella manovra, ma sicuramente ci sarà”, ha detto a proposito degli incentivi sulla natalità. “Questa è una linea che stiamo seguendo fin dall’inizio, con tutti i limiti che ci sono dovuti soprattutto al SuperBonus e a quello che ha prodotto, però è una linea ferma e continua di questo governo: favorire la libertà delle donne e degli uomini di fare figli quando vogliono”.
Tornando a Tajani ha parlato anche di Medioriente, dopo gli attacchi israeliani al contingente Unifii in Libano. “Vedremo quali saranno i dettagli dell’inchiesta, messaggi che arrivano dall’ambasciata e dal governo di Israele sono rassicuranti, poi devono però seguire i fatti. Continueremo a incalzare per sapere la verità e soprattutto chiediamo che i soldati italiani non si tocchino, perché i militari italiani non si toccano”, una dichiarazione piuttosto timida nei confronti del governo Netanyahu.
Il ministro degli Interni Matteo Piantedosi, invece, si è soffermato sui centri per migranti in Albania: “Noi contiamo di partire già dalla prossima settimana, poi speriamo di no: perché significherebbe non aver bisogno di portare lì delle persone. Tutto dipende da ciò che accade nel Mediterraneo e dalle attività dei trafficanti. Non ci sarà nessuna cerimonia di apertura, ci andrò se necessario per ricognizione. Né ci sarà alcun taglio di filo spinato: i centri che stiamo realizzando in Albania sono analoghi a quelli realizzati sul territorio nazionale, sono di contenimento leggero, non sono Cpr anche se una parte è dedicato al trattenimento e all’espulsione”.
Nel pomeriggio Francesco Lollobrigida si è soffermato su peste suina e carne coltivata dicendo di fare “Il tifo per la fiorentina”, ma la bistecca non i viola di Palladino, Abodi ha invece confermato il ‘siluramento’ del presidente del Coni Malagò, “le regole valgono per tutti”.
Ma l’abbuffata politica ha visto anche la presenza a distanza di Matteo Renzi che ha attaccato come da copione Giuseppe Conte, “ce l’ha con Schlein, perché essendo un uomo che non ha mai fatto la gavetta, non ha mai vinto un’elezione neanche in Consiglio di facoltà, a lui l’idea che Schlein possa essere la leader della coalizione, lo manda fuori di testa”. Carlo Calenda invece se l’è presa con il segretario della Cgil Maurizio Landini, “le fabbriche di Stellantis sono praticamente chiuse. Tavares arrivò a dire che Mirafiori era il centro straordinario dove si chiudeva il cerchio: il crollo produttivo è stato dell’83%. E per moltissimi anni non è stata una detta una parola. Landini che faceva tre serate a settimana contro Marchionne, quando i numeri salivano, sulla questione Elkann e delle sue promesse non ha detto una parola. Sto ancora aspettando la querela, col ‘cacchio’ che mi fa una querela”.
Da segnalare, infine, l’affondo del governatore dem della Campania Vincenzo De Luca contro la “sua” segretaria, Elly Schlein. “Fino a qui ce la stiamo cavando abbastanza bene, ricordo da dove siamo partiti: dopo la sconfitta delle Politiche del 2022 e contro tutti i pronostici siamo aumentati di 5 punti alle ultime Europee e di 10 punti nei sondaggi solo di gennaio dell’anno scorso”, aveva detto Schelin. Non la pensa così il presidente della Campania, ancora avvelenato per il caso del terzo mandato: “Ho ascoltato Schlein, ha parlato in maniera garbata, ragionevole, condivisibile, ma non regge più la totale divaricazione fra le parole garbate e la realtà di un partito che non è credibile per governare l’Italia”.
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