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Superbonus, ecco cosa succede alle rendite catastali di chi ha usato soldi pubblici #finsubito prestito immediato


Al 31 agosto, grazie al Superbonus, efficientati quasi mezzo milioni di edifici per un totale di 117 miliardi di investimenti ammessi a detrazione.

Per finanziare la manovra 2025 il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha annunciato che bisognerà fare dei sacrifici per reperire nuove risorse. In parte tagli di spesa e in parte nuove entrate. I sacrifici li farà “chi può permetterseli”. E tra loro ci saranno i proprietari di case sui quali pende un aggiornamento delle rendite catastali.

RIVALUTAZIONE DELLE RENDITE CATASTALI SOLO PER CHI HA USATO IL SUPERBONUS

Per fortuna sembra che non tutti saranno oggetti degli strali del dicastero di via XX Settembre ma solo chi ha usato il Superbonus 110% per ristrutturare casa che dovrà adeguare la propria abitazione al nuovo status raggiunto dall’abitazione.

UNA NORMA CHE GIÀ ESISTE

La norma, già oggi, prevede che chi ha usato il 110% debba adeguare la rendita catastale, da cui dipendono “le tasse, dall’Imu a quelle sulle compravendite. Non si esclude che gli accertamenti possano essere estesi anche a chi ha beneficiato dei bonus ordinari”, scrive il Corriere della Sera citando il ministro.

Sotto la lente del Mef finiranno innanzitutto gli “immobili fantasma”, poi appunto, ggli edifici che hanno beneficiato dei bonus edilizi.

IL SUPERBONUS STA ESAURENDO LA LUNGA CODA DEI CANTIERI

Il Superbonus, pensato come strumento per migliorare l’efficienza energetica del patrimonio edilizio italiano, attraverso cappotti termici e nuovi impianti di climatizzazione, sta pian piano esaurendo la lunga coda di cantieri degli anni passati.

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AL 31 AGOSTO EFFICIENTATI QUASI MEZZO MILIONE DI EDIFICI

A inizio 2024 la detrazione è passata per tutti al 70%. Il 110% è però rimasto disponibile solo a chi ha effettuato l’asseverazione entro il 31 dicembre 2023. I dati Enea aggiornati al 31 agosto, gli ultimi disponibili, registrano quasi mezzo milione gli edifici efficientati (496 mila), per un totale di 117 miliardi di investimenti ammessi a detrazione. Tra chi ha goduto del Superbonus rientrano le villette per 245 mila unità, il 49,4% del totale, seguite dai condomini, 133 mila, pari al 27%.

SECONDO ANCE RIQUALIFICATO IL 5,8% DEL PATRIMONIO EDILIZIO NAZIONALE

In Italia, la corsa verso la riqualificazione energetica degli immobili ha avuto un notevole impulso grazie al Superbonus 110%. Secondo Ance, grazie alla misura, il 5,8% del patrimonio edilizio nazionale è stato riqualificato.

GLI EDIFICI DETERMINANO IL 36% DELLE EMISSIONI DI GAS SERRA IN EUROPA

Allargando lo sguardo all’intera Europa, gli edifici determinano il 36% delle emissioni GHG (gas a effetto serra), confermando il ruolo fondamentale del settore delle costruzioni per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. Per questo, ad aprile, l’UE ha approvato la direttiva “case green”, che punta a ridurre il consumo energetico e le emissioni clima-alteranti di case e palazzi entro il 2035 e arrivare al 2050 alla completa decarbonizzazione edilizia.

NELLE CLASSI ENERGETICHE PEGGIORI (F E G) QUASI LA METÀ DEGLI EDIFICI CERTIFICATI

Secondo le ultime rilevazioni, i certificati APE richiesti in Italia dal 2015, anno di attivazione del sistema, a oggi sono quasi 6 milioni, di cui 1,1 milioni solo nel 2023 (+12% rispetto al 2022). Sempre nel 2023, a ricadere nelle classi energetiche peggiori (F e G) è quasi la metà degli edifici certificati (45%). Quelli appartenenti alla classe A, sommando A4, A3, A2, e A1, sono invece circa il 16%.

SITUAZIONE IN LEGGERO MIGLIORAMENTO NEL 2023

La situazione è in leggero miglioramento rispetto al 2022: gli APE che ricadono nelle classi A sono aumentati di 4 punti percentuali, mentre sono calati di 6 p.p. quelli appartenenti alle classi F e G. Il confronto con il 2019, l’ultimo anno pre-Superbonus, evidenzia l’impatto della misura: in questo caso le classi A sono aumentate di 7 p.p., mentre le classi F e G sono in calo di 9 p.p.

CONFEDERCONTRIBUENTI, VERGOGNOSA LA PROPOSTA DI INASPRIRE LE RENDITE CATASTALI DEGLI IMMOBILI RIQUALIFICATI

Intanto tra le associazioni si fanno largo i mugugni. Confedercontribuenti ha bocciato aspramente il progetto di inasprire le rendite catastali sugli immobili che sono stati riqualificati con il Superbonus. “Chi ha beneficiato di quell’incentivo – commenta Carmelo Finocchiaro, Presidente di Confedercontribuenti, – ha semplicemente messo a norma la propria casa. Ovvero, ne ha ridotto l’impatto ambientale, o l’ha resa più sicura per ridurre il rischio sismico. E lo ha fatto usufruendo di un beneficio accordato da una legge dello Stato, e per rispettare dei requisiti fissati da normative dell’Unione europea. Adesso, secondo il ministro Giorgetti, questi cittadini vanno puniti”.

“Una proposta del genere – prosegue il Presidente di Confedercontribuenti, – è un’ulteriore vergogna, anche per un governo delle tasse come quello a cui ha dato vita Giorgia Meloni. Ancora una volta, ribadiamo che il ministro Giorgetti debba dimettersi: sta agendo come un ragioniere che non fa altro che seguire alla lettera delle logiche di bilancio senza tenere conto dei bisogni sociali. E da buon leghista sta facendo proprie delle posizioni orbaniane: ovvero colpire chi intende migliorare le condizioni dell’ambiente per fare quadrare i numeri di un bilancio dissestato. Un ministro dell’Economia, invece, dovrebbe essere in grado di promuovere delle misure strutturali, di favorire la crescita delle imprese e di migliorare le condizioni di vita dei cittadini. Se si limita a introdurre nuove tasse – conclude Finocchiaro, – si rende complice di quel dissesto”.

TASSE SULLA CASA, CODACONS: IN ITALIA E’ GIUNGLA DI TASSE E IMPOSTE SUGLI IMMOBILI

Sulle case degli italiani gravita un lungo elenco di tasse e imposte a carico dei proprietari, una vera e propria giungla che ora rischia di diventare sempre più pesante dopo l’annuncio del Ministro dell’economia Giorgetti circa gli interventi fiscali sul mattone allo studio del Governo. Lo afferma il Codacons, che pubblica oggi l’elenco delle principali tassazioni vigente sugli immobili nel nostro Paese.
In Italia si iniziano a pagare imposte sulla casa già prima di entrare a vivere nelle abitazioni – spiega l’associazione – Al momento della compravendita, infatti, chi compra un immobile va incontro a:

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Imposta di registro, Iva, imposta ipotecaria, importa catastale:

• chi compra casa da un privato (o da un’azienda che vende in esenzione IVA) deve versare un’imposta di registro del 2% (per un importo minimo di 1.000 euro) per la prima casa, del 9% sulla seconda casa, sul valore catastale dell’immobile. Le imposte ipotecaria e catastale sono entrambe di 50 euro.
• chi compra casa da un costruttore è tenuto a pagare l’Iva al 4% in caso di prima casa (10% sulla seconda casa, 22% su immobili di lusso), imposta di registro, ipotecaria e catastale, del valore fisso di 200 euro l’una. Alla cifra totale si sommano i costi di eventuali spese notarili.

Ma si pagano tasse anche se la casa viene donata o si riceve in eredità – aggiunge il Codacons.

Imposta di successione e donazione: nei trasferimenti di immobili per donazione o successione sono dovute le imposte indirette, in particolare l’imposta di successione e di donazione, che varia a seconda del rapporto di parentela o di coniugio tra il disponente e i beneficiari: dal 4% applicato per parenti in linea diretta o coniugi per il valore che eccede 1 milione di euro, fino all’8% senza franchigia per tutti gli altri soggetti. Andrà inoltre pagata l’imposta ipotecaria pari al 2% del valore dell’immobile e l’imposta catastale pari all’1% del valore dell’immobile (in misura fissa di 200 euro per entrambe le imposte nel caso in cui l’immobile donato diventi prima casa).

Anche eventuali guadagni legati alla vendita di un immobile sotto soggetti a tassazione, così come la messa a reddito di una abitazione:

Tassa sulle plusvalenze: quando si rivende una proprietà immobiliare entro 5 anni dal suo acquisto, il guadagno derivante dalla vendita (la plusvalenza) è soggetta a imposta sostitutiva del 26%.

Irpef o Cedolare secca, bollo e imposta di registro: la messa a reddito dell’immobile mediante locazione determina l’applicazione di imposte dirette. Il percepimento di redditi da locazione comporta il pagamento alternativamente di Irpef o Cedolare secca. Nel primo caso i redditi degli immobili sono cumulati con gli altri redditi del proprietario e tassati secondo le aliquote previste per tale imposta; per la cedolare secca, invece, è prevista una aliquota di tassazione del 21% del canone di affitto, che scende al 10% per i contratti a canone concordato. Sui contratti di affitto si paga inoltre l’imposta di Bollo (16 euro per ogni 100 righe e per ogni eventuale foglio allegato) e l’imposta di registro pari al 2% del canone annuo, con un minimo di 67 euro (per i contratti a canone concordato il 2% sul 70% del canone annuo).

Imu e Tari: l’Imu non si paga sugli immobili adibiti ad abitazione principale e sulle sue pertinenze, ad eccezione di quelli di lusso classificati nelle categorie catastali A1, A8 o A9 che rimangono assoggettati all’imposta. Il valore dell’imposta dipende dalla rendita catastale e dalle aliquote fissate dai Comuni. La Tari (tassa sui rifiuti) viene invece calcolata con una quota fissa determinata sulla base della superficie dell’immobile ed una quota variabile in base al numero degli occupanti l’abitazione.



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