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Occhi puntati su Eni – MilanoFinanza News #finsubito prestito immediato




Ultim’ora news 7 ottobre ore 9


Le Big oil con una capitalizzazione di mercato complessiva di oltre 600 miliardi di dollari stanno fronteggiando un momento che, senza girarci intorno, Alphavalue definisce «sfavorevole»: il Brent si muove in uno scenario di estrema volatilità a causa dell’escalation del conflitto in Medio Oriente. I fattori ribassisti e gli spunti rialzisti si sovrappongono, le incertezze pesano, rialzi e scivoloni del barile si alternano senza pausa. Al momento, anche se la discesa sotto gli 80 dollari ha messo in allerta le oil company, la media annuale del Brent si mantiene non troppo lontana dagli 84 dollari del primo semestre 2024 a circa 82 dollari al barile. Ed è questa cifra a non far suonare ancora l’allarme rosso, per quanto più bassa delle assunzioni dei principali gruppi dell’energia.

 

Tra questi a seguire passo passo l’altalena del barile c’è sicuramente  Eni, per almeno due buoni motivi strettamente collegati tra loro. Dopo il primo semestre la stima di prezzo Brent per la restante parte dell’anno è stata calcolata dal management a una media di 86 dollari al barile. Rispetto a questa previsione la cosiddetta analisi di sensitività formulata dal Cane a sei zampe per l’anno in corso prevede una variazione del flusso di cassa operativo prima del capitale circolante al costo di rimpiazzo di 130 milioni di euro per ogni dollaro di variazione del barile Brent. Questo parametro di calcolo porta dritto a una doppia domanda: un’eventuale discesa del prezzo del petrolio influenzerà il programma di buyback, dal momento che questo è strettamente legato al flusso di cassa? E se invece ripartisse una nuova fase di rialzo del barile, che cosa potrebbe accadere?

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La risposta è articolata. Il programma da 1,6 miliardi di euro approvato dall’assemblea non è in discussione e, anzi, procede spedito verso l’obiettivo, come dimostrano i numeri. Al 27 settembre 2024 Eni risultava aver già riacquistato azioni proprie per oltre 750 milioni di euro. A partire dall’avvio (13 giugno) della seconda tranche del programma, infatti, il gruppo guidato dall’amministratore delegato Claudio Descalzi ha comprato sul mercato 45.805.702 azioni proprie (equivalenti allo 1,39% del capitale sociale) per un controvalore complessivo di 654,3 milioni di euro. A questi si aggiungono acquisti per altri 91 milioni di euro, che andranno a foraggiare il piano di azionariato diffuso, ovvero la distribuzione gratuita di azioni ai dipendenti, la prima nella storia del colosso energetico italiano. La tranche iniziale, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, sarà assegnata entro novembre 2024.

 

C’è però un altro non trascurabile pezzo di buyback che sarà invece oggetto di valutazione. La data chiave è quella del 25 ottobre 2024, giorno di pubblicazione dei conti del terzo trimestre. Seguendo la tabella di marcia di Eni, per quella data il management «sarà in grado di valutare l’ulteriore incremento fino al limite massimo del 35% dell’intervallo di distribuzione del flusso di cassa operativo adjusted di budget, che corrisponde a un potenziale incremento del valore del buyback di 500 milioni di euro», il tutto in linea con la politica di distribuzione annunciata al Capital Markets Day dello scorso marzo. Il barile e il contesto di mercato saranno dunque tra i parametri che concorreranno alla decisione sull’ammontare di questo ulteriore sviluppo del buyback, ma assieme al minore livello di debito netto atteso alla luce dei progressi nel piano di dismissioni. (riproduzione riservata)



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