E’ emergenza per la raccolta e la gestione degli pneumatici fuori uso. Da mesi i Consorzi Obbligatori non ritirano gli pneumatici da dismettere e i gommisti non hanno più spazi per lo stoccaggio. Un enorme rischio anche per l’ambiente. “Confartigianato Autoriparazione Marche si legge in una nota – da mesi segnala che la situazione di generalizzato disservizio è arrivata al livello di emergenza al punto da non essere più sostenibile dagli autoriparato
I ritardi nel ritiro degli PFU vengono per lo più motivati, da parte dei Consorzi, dal raggiungimento del target obbligatorio per legge e dall’impossibilità di ritirare quote aggiuntive, rinviando spesso, in modo improprio, alle imprese l’onere e la responsabilità di attivarsi direttamente per ottemperare a tale adempimento. Le lungaggini, in alcuni casi, sono anche legate a disorganizzazione logistica e inadeguatezza dei mezzi impiegati per la raccolta, così come le quantità di gomme ritirate sono inferiori a quelle conferite dalle imprese, senza possibilità di contestare la discordanza numerica riferita al peso degli pneumatici, a scapito delle imprese stesse.
Il disagio legato all’ingombro degli pneumatici accatastati che limita la disponibilità di spazi all’interno delle officine, diventa particolarmente gravoso nei periodi in cui si effettuano i cambi stagionali degli pneumatici. Siamo in procinto della campagna di cambio invernale. Gli operatori hanno i piazzali pieni e le prenotazioni effettuate per il ritiro, anche 5/6 mesi or sono, inevase. C’è un problema di sicurezza. Il carico incendio non corrisponde più a quello riportato sulle varie valutazioni dei rischi con il pericolo di subire sanzioni in caso di ispezioni da parte degli enti preposti. Confartigianato Autoriparazione si è già attivata nei confronti del Ministero dell’Ambiente dove da mesi pende un tavolo di confronto senza ancora soluzioni e comunque risposte seppur temporanee al disagio attuale. Occorre rivedere il sistema di assegnazione dei quantitativi di PFU secondo criteri che rispondano alle effettive esigenze e specificità territoriali, superando i problemi di accorpamenti in macro-aree poco funzionali sul piano operativo come, ad esempio, quello delle Marche.
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