diIda Palisi
La 16enne dopo l’incidente ha subito l’amputazione di una gamba. È ricoverata al Cardarelli da tre mesi. Sull’incidente racconta: non si è nemmeno fermato, deve essere punito. Voglio giustizia
«Voglio giustizia, voglio che la persona che mi ha fatto questo paghi». Un sorpasso che a Morena è costato due settimane in rianimazione, un ricovero di oltre tre mesi (e ancora in corso) in ospedale e, soprattutto, l’ amputazione di una gamba e l’altra salvata solo grazie alla chirurgia plastica e a lunghe ore di medicazione.
Morena è una sedicenne napoletana al quarto anno di superiori, un fratello di un paio d’anni più grande, e una famiglia “allargata” con genitori divorziati ma che si vogliono bene e si rispettano.
I FATTI
Nella notte tra il 7 e l’8 giugno scorsi, mentre rincasava in scooter con il fidanzatino, è stata investita da un uomo alla guida di una Fiat Panda che non le ha prestato soccorso, un dettaglio svelato dalle indagini e dai filmati delle telecamere di videosorveglianza. L’uomo sarebbe addirittura scappato e ad oggi non ha subito alcun fermo da parte della magistratura. E ora, dal letto del Trauma Center del Cardarelli di Napoli, assistita e coccolata come se fosse la figlia di tutto il reparto, lancia un appello: «che chi mi ha ridotto così venga punito».
Ad appoggiare la sua richiesta il deputato dell’Alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli, che ha organizzato più di una manifestazione e accolto la mamma, Emilia, nella sua trasmissione presso l’emittente napoletana Televomero, per «chiedere pene esemplari per i pirati della strada». E Morena, dopo interventi al femore, al bacino e alla vescica, un periodo di dialisi, l’amputazione, decide di parlare solo per questo.
Morena tra un paio di mesi sarà il tuo compleanno. Che cosa vorresti come regalo?
«Uscire dall’ ospedale, tornare a casa mia, dalla mia famiglia, a scuola dai miei amici. Se penso che però potevo essere morta, allora l’unica cosa che voglio è che chi mi ha ridotto così vada in galera».
Cosa ti ha portato via chi ti ha investito?
«La mia spensieratezza, la libertà di mettermi una gonna: avrò una protesi. E non potrò più vivere come prima, pensando solo alla scuola, agli amici, alla famiglia, al mio fidanzato».
Eri con lui, dove stavi andando?
«A dormire dai miei nonni al centro storico. La scuola era finita, era il mio primo venerdì libero e volevo passare il weekend con loro e con i miei cuginetti. E invece…»
Invece cosa è successo?
«Eravamo quasi alla fine di via Pietro Castellino (nella zona collinare di Napoli, ndr) quando vediamo sbucare un’ auto bianca che fa un sorpasso assurdo e si mette nella nostra corsia. Ho pensato: ora ci uccide! Ho fatto un volo e sono finita sotto le ruote delle auto parcheggiate, avevo un dolore pazzesco».
Come hai fatto a chiamare mamma?
«A mezzanotte e mezza mi aveva telefonato per dirmi che era ora di tornare. Il suo era l’ultimo numero registrato, perciò ci sono riuscita».
Cosa le hai detto?
«Ho fatto un incidente, sto morendo, ho perso una gamba. È arrivata subito».
Nessuno ti ha soccorso?
«Una signora si è fermata, le ho dato il mio cellulare. Poi è arrivata l’ ambulanza. Mi hanno portato in ospedale. Sono stata confusa per molto tempo».
Quando ti sei risvegliata in rianimazione ricordavi quello che era successo?
«No. Pensavo di essere al venerdì prima di uscire. Ho detto: non ho neanche mangiato, devo fare lo shampoo. Poi ho iniziato a capire. Mi sono rivolta a mamma e le ho detto: potevi dirmi che ho perso una gamba e che non andiamo in vacanza a Cefalù! Pensavo a questo, all’inizio. Non riuscivo nemmeno a piangere».
E ora?
«Ricordo tutto, nei minimi dettagli. Anche che, chi ci ha investito quella notte, non si è fermato a soccorrerci. Ora è a casa tranquillo, si sarà fatto le vacanze senza pensieri, mentre io non posso nemmeno più andare a scuola».
Il tuo sogno per il futuro?
«Volevo fare la criminologa ma qui in ospedale sono rimasta affascinata anche dalla medicina e dall’ avvocatura, due mondi con cui sto avendo a che fare in questo momento. Vedremo».
Riesci a studiare?
«Una professoressa in pensione mi sta dando una mano, ma potrò rientrare a scuola solo a gennaio, se tutto va bene. Purtroppo non è prevista la formazione a distanza».
Come ti tieni impegnata?
«Vivo con la scaletta delle terapie e il sostegno della psicologa, dei medici e degli infermieri, dei miei cugini in videochat e del mio fidanzato. Non ho mai avuto nemmeno un messaggio di scuse da chi mi ha investito. Anche se non lo perdonerò mai: deve avere una condanna esemplare, si deve evitare che succeda ancora».
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