Via i parcheggi al Centro storico che durano tutta un’intera giornata e steward in grado di vigilare contro la malamovida. Confcommercio Roma lancia la sua proposta per il rilancio del Centro in un manifesto che ha come obiettivo coinvolgere sia le istituzioni sia le altre realtà sociali per presentarsi con un’unica idea di sviluppo valida non solo per il Giubileo. Pier Andrea Chevallard è il presidente di Confcommercio Roma e ha chiaro il tema: bisogna agire – e subito – per evitare che la città possa essere sempre più al centro di fenomeni di degrado incontrollabili e di un declino economico che può compromettere lo sviluppo di famiglie e quartieri della Capitale.
Cosa sta succedendo?
«Partiamo da un assunto: la progressiva desertificazione di esercizi commerciali tradizionali del Centro storico deve essere arrestata perché produce un abbassamento del livello della qualità dell’offerta cittadina. Serve aumentare il numero dei residenti anche perché bisogna governare la diffusione dei Bed and breakfast. Importante è governare tutto questo, perché impatta sul decoro della città».
Cosa prevede il Manifesto per il Centro storico che avete proposto?
«Ci sono diversi punti, a cominciare dalla valorizzazione del patrimonio pubblico attualmente dismesso, proprio come all’ex ospedale San Giacomo. Ed è essenziale lavorare sul fronte della mobilità».
Sì, ma quali idee si possono mettere in campo?
«Vanno riviste le mappe del trasporto pubblico locale del Centro storico, realizzando una veloce ed efficiente mobilità elettrica nella Ztl creando fermate di scambio tra bus di lunga percorrenza. Si raggiungerebbe il risultato di limitare il congestionamento e l’inquinamento, evitando di realizzare la costosa e impattante linea tram Termini-Vaticano-Aurelio. Penso, per esempio, alla soluzione basata sulle linee circolari che possono coprire il Centro».
E per i parcheggi?
«Nell’area della Ztl ci deve essere un sistema che garantisce la mobilità senza iniziative che agevolino le lunghe soste. Questi spazi devono tornare a essere dedicati per le soste brevi che agevolino il ricambio. Poi, nelle zone vicine al Centro Storico che ne sono completamente sprovviste e promuovere maggiori sinergie con i parcheggi in concessione e le autorimesse private».
Cosa sarà della Roma post-Giubileo?
«L’offerta turistica romana sta conoscendo due fenomeni paralleli: una legata all’aumento dell’offerta alberghiera di lusso grazie ai marchi internazionali, l’altra la crescita delle strutture extralberghiere, che hanno superato il 50% dell’offerta ricettiva. Certo è che bisogna pensare di limitare gli affitti a breve termine, imponendo un tetto minimo e massimo di notti, come già avviene in diverse città europee: Amsterdam limita a 30 giorni l’anno, Berlino e Londra a 90, Parigi a 120».
Sul Messaggero abbiamo raccontato spesso di come alcune strade della città non vivano più l’antico splendore del passato. C’è modo di fare qualcosa?
«Un piano di rilancio per via Nazionale, per esempio, è essenziale. Ci vuole un programma a medio termine che possa consentire ai romani di farla sentire di nuovo come una strada vivibile. Ma in queste condizioni ci sono tante aree. Noi siamo disponibili ad affrontare con l’amministrazione comunale, che si è dimostrata particolarmente sensibile sul tema, un piano di rilancio».
C’è poi il tema della tassa di soggiorno.
«Ho la sensazione che non venga realmente sfruttata per il suo scopo: non ho mai visto un programma organico che usi i proventi della tassa pagata dai turisti per rilanciare e valorizzare il Centro Storico, il luogo più attrattivo dell’intera Capitale».
Con questo manifesto si potrà riuscire a ottenere qualche risultato già per l’Anno Giubilare?
«La disponibilità delle istituzioni c’è perché più volte hanno dimostrato la volontà di parlarne, bisogna cominciare praticamente da oggi un corso in grado di indicare soluzioni partecipate. Così riusciremo in breve tempo a raccogliere i primi frutti, altrimenti una delle conseguenza è quella della desertificazione commerciale».
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