Dopo una lunga carriera nel settore aerospaziale al Nord e una formazione che abbraccia sia la fisica che l’ingegneria elettronica, Valerio Striano ha deciso di tornare a Napoli. Oggi è project manager al Dac, il Distretto Aerospaziale della Campania, si occupa di tutti i progetti legati ai satelliti e ai dati satellitari, e il suo impegno è rivolto alla promozione dell’innovazione tecnologica e scientifica nel Mezzogiorno.
Striano, partiamo dall’inizio del suo percorso…
«Mi sono laureato in Fisica all’Università degli Studi di Napoli Federico II nel 2004, e successivamente, ho conseguito un dottorato in Ingegneria Elettronica all’Università Mediterranea di Reggio Calabria, un’esperienza formativa che ha rappresentato un punto di svolta nel mio percorso professionale e ha gettato le basi per la mia carriera nel mondo della ricerca. Il dottorato era in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Ottica del Cnr, e dopo averlo completato sono rimasto quattro o cinque anni al Cnr, lavorando su diversi progetti di ricerca. Poi, sono entrato nel mondo delle imprese grazie all’azienda che aveva finanziato il mio dottorato: Carlo Gavazzi Space, che oggi conosciamo come OHB Italia. Da lì, il mio percorso nel settore aerospaziale è iniziato e si è evoluto progressivamente. Ho trascorso i primi tre anni e mezzo a Bologna e poi mi sono spostato per oltre dieci anni a Milano, dove ho continuato il mio lavoro nel settore aerospaziale, focalizzandomi in particolare sui satelliti e i dati satellitari».
Un colpo di fulmine per il settore aerospazio?
«Non direi proprio un colpo di fulmine: l’aerospazio è un settore che si apprezza col tempo. Quando ci si immerge davvero in questo mondo, soprattutto lavorando in una grande azienda, si ha la possibilità di toccare con mano tecnologie e progetti che sembrano impossibili, quasi irrealizzabili. All’inizio c’è stupore, ma poi ci si rende conto della fortuna che si ha a lavorare su cose così straordinarie: stai lavorando su cose fuori dall’ordinario, e ciò ti rende fortunato. È un mondo affascinante, ma è anche un campo dove l’apprezzamento e la passione si sviluppano gradualmente. Inoltre, è un settore molto stimolante che ha avuto cambiamenti significativi negli ultimi tempi».
Quali?
«Come l’accesso al settore per piccole realtà e iniziative imprenditoriali. Quando ho iniziato, il settore aerospaziale era prevalentemente concentrato nel Nord Italia, negli ultimi anni, invece, ho visto nascere e crescere aziende importanti, come D-Orbit e Argotec, che oggi sono fondamentali nel panorama nazionale. Questo mi ha spinto a pensare che anche al Sud e in Campania in particolare, ci fosse spazio per un’evoluzione simile».
Il suo ritorno a Napoli, quindi, è stata una scelta motivata dal desiderio di promuovere l’innovazione nella sua terra d’origine?
«Esatto. Volevo contribuire a costruire qualcosa qui. Il Sud ha un potenziale straordinario, in particolare grazie alle giovani menti formate nelle nostre Università che sono spesso costrette a cercare opportunità altrove, lontano dall’Italia. Ho deciso di tornare per dare il mio contributo e creare le condizioni per cui i giovani non siano costretti a lasciare la loro terra, contribuire a creare un ecosistema che potesse dargli la possibilità di scegliere di restare, se lo desiderano, offrendo opportunità concrete. È stata una scelta di cuore, ma anche razionale: ci sono le menti, le competenze e le possibilità di costruire qualcosa di importante qui».
Come è avvenuto il suo rientro a Napoli?
«Tornare a Napoli e lavorare al Dac è stata una scelta naturale, anche grazie alla mia lunga collaborazione con il distretto, iniziata mentre lavoravo ancora al Nord. Il Dac rappresenta una vera e propria piattaforma di aggregazione per l’industria, la ricerca e l’università, dove il mio ruolo è quello di responsabile per la parte spaziale. Coordino progetti di ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico, ma mi occupo anche di promuovere opportunità per i giovani, come hackathon e altre iniziative. Quando mi è stata offerta la possibilità di tornare nel settore aerospaziale e farlo nella mia regione attraverso il Dac, non ho esitato un attimo».
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