diSalvatore Mannino
Per altri sei figuranti dello stesso quartiere squalifiche da una a 20 edizioni (10 anni): si lanciarono contro il pubblico brandendo una lancia medievale. Multe da 10 a 15 mila euro
È la stangata più pesante nella storia ormai quasi centenaria della Giostra del Saracino. Quaranta edizioni di squalifica non le aveva mai prese nessuno, al massimo la metà: a due Giostre l’anno fanno vent’anni lontano dalla piazza Grande in cui si svolge la manifestazione. È la punizione che tocca al capitano di Porta Crucifera, uno dei quattro quartieri della competizione, Alberto Branchi, ed è praticamente un «ergastolo» differito: due decenni fuori dalla Giostra sono un’eternità per uno che non è più ragazzino e che, in qualità di capitano, è la seconda figura per importanza, dopo il rettore, del suo quartiere.
Ed è solo una parte, sia pure la più cospicua del colpo di scure che si abbatte su Porta Cruciferia: i quartieristi squalificati dalla Magistratura di Giostra, l’organo di giustizia interna presieduto da un magistrato vero, il giudice presso la corte d’appello di Firenze Marco Cecchi, sono in tutto sette, con pene che vanno da una a venti edizioni di squalifica. Tutto per gli incidente-tafferugli con rissa che si verificarono durante il corteo e poi nel corso della manifestazione domenica 1 settembre. Anche Porta Crucifera viene punita per le intemperanze dei suoi: vedrà decurtato di due terzi il contributo annuale di 15 mila euro erogato dal Comune.
Per capire meglio, la motivazione del verdetto divide in due parti preponderanti gli incidenti dell’ultima Giostra. La prima, la più grave è quella dei tafferugli nel corteo medioevale che precede l’entrata in piazza. Ad originarla le provocazioni di alcuni spettatori rivolte ai figuranti di Porta Crucifera: «Non sapete neppure marciare al passo». Parole sciagurate, ma i partecipanti in costume giurano, da regolamento, come ricorda il verdetto, di seguire criteri di lealtà durante la Giostra. Invece Branchi e alcuni dei suoi si lanciarono contro il pubblico, lui addirittura con la lancia (un’arma vera per quanto medioevale) puntata contro uno spettatore che si vide trapassare la maglietta, sia pure senza essere ferito: questione di centimetri, avrebbe potuto finire molto peggio. E infatti la sentenza stigmatizza il comportamento del capitano, anche in virtù del suo ruolo di peso nella manifestazione giostresca.
Puniti anche Marco Fazzuoli, fratello del rettore e di un ex capitano, palafreniere di Branchi, che ha avuto dodici Giostre di squalifica, un altro ex capitano, Niccolò Cherici Mascagni, dieci edizioni a casa, Luigi Burroni, anche lui dieci giostre fuori, e Andrea Zanelli, che si fermerà per un turno. Tutti si lanciarono nella rissa ricordata sopra, davanti al Teatro Petrarca, immortalati dalle immagini Tv e dai video amatoriali oltre che dalla relazione del maestro di campo e dei suoi vice.
C’è poi il secondo capitolo, quello del disturbo portato a Tommaso Marmorini, uno degli otto cavalieri che si contendono la lancia d’oro, portacolori di Sant’Andrea, mentre stava effettuando la sua carriera contro il Buratto. Quest’ultimo è un incidente più frequente in Giostra, ma stavolta la Magistratura ha voluto punirlo in modo esemplare: 20 edizioni (dieci anni) di squalifica a Thomas Cincinelli, uno dei protagonisti del lancio di terra e oggetti, e Niccolò Giustini, il Maestro d’armi di Porta Crucifera, che avrebbe dovuto tenere a freno i suoi e invece fu “estremamente attivo nella violenta azione di disturbi”.
Il sindaco Alessandro Ghinelli, che aveva lanciato la proposta dell’antidoping per verificare lo stato di ebbrezza dei figuranti, alcolica e non solo, commenta positivamente. Rabbiosa la reazione di Porta Crucifera che annuncia ricorso in appello e parla di una giustizia «viziata».
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