Quando si parla di sostenibilità, occorrerebbe tener conto che siamo nel pieno dello smaltimento della “gobba pensionistica” dovuta all’uscita dal mondo del lavoro dei baby boomers. Con la piena implementazione del sistema contributivo, anche questo problema, di cassa, sarà superato. L’età media dei pensionati Inps (esclusi i pensionati delle casse professionali) è 64,6 anni, frutto della composizione tra i pensionamenti anticipati pari a 61,5 anni e quelli di vecchiaia pari a 67,5 anni.
Dati diversi da quelli della Ue…
L’età di pensionamento in Italia è in linea con i Paesi Ue nonostante il nostro sia il più longevo d’Europa. Ritengo che il tasso di conversione tra retribuzione e pensione sia un elemento sopravvalutato; bisogna guardare all’adeguatezza della retribuzione e alla continuità contributiva nell’intero arco della vita lavorativa, perché la pensione si baserà sui contributi versati; è essenziale il mantenimento del potere di acquisto dei pensionati, che a sua volta genera, nell’indotto della silver economy, spesa in consumi che alimenta in maniera non marginale il sistema economico.
La vostra radiografia dice che le donne, soprattutto le madri, continuano a essere penalizzate rispetto agli uomini sul lavoro e a livello pensionistico. Non pensa che servano nuovi strumenti?
Questa fotografia sconta decenni di colpevole disattenzione sui temi della denatalità, ma mi sembra che proprio i dati presentati offrano una visione globale del buon impatto dell’attuale attenzione a questi temi, sia dal punto di vista della promozione di un diverso modello culturale, sia con riguardo alle nuove prestazioni per le famiglie, tra cui l’Assegno unico e universale, il Bonus nido, il congedo parentale e gli sgravi per l’assunzione di lavoratrici madri, che insieme incidono sull’entrata nel mondo del lavoro, sulla continuità dei rapporti, sulla non discriminazione del ruolo di madre e sul riequilibrio dei carichi familiari.
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